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Notiziario Marketpress di
Lunedì 14 Ottobre 2013 |
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IN ITALIA MADRI SEMPRE PIÙ ANZIANE, CALANO ABORTI E CESAREI I GINECOLOGI: “SUBITO UNA RIFORMA CHE TUTELI MEDICI E DONNE”
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Napoli,
14 ottobre 2013 - In Italia si fanno figli sempre più tardi. L’età media delle
donne al primo parto è di 32,6 anni (31,8 nel 2004) . La mortalità neonatale è
2,5 per mille quella infantile 3,4 per mille, mentre nell’Unione Europa si
attesta al 4,3. Diminuisce del 4,9% il ricorso all’interruzione volontaria di
gravidanza, ma nel 2011 abbiamo comunque avuto oltre 9.000 baby mamme con meno
di 19 anni (erano 10.000 nel 2010). Si riduce lievemente il ricorso al parto
cesareo che passa dal 38% all’attuale 37,5%. Però ancora 38mila bambini su
540mila nascono in strutture che eseguono meno di 500 parti l’anno. E in più i
ginecologi sono assillati dal contenzioso medico-legale che aumenta il ricorso
alla medicina difensiva. Con la conseguenza di troppi esami prescritti spesso
superflui che incrementano di 12 miliardi le spese a carico dell’interno
servizio sanitario nazionale. E che porta invece a 33.700 denunce contro i
camici bianchi che, nel 98,8% dei casi, finiscono in una bolla di sapone. Da
ultimo, il ginecologo è una specie in via d’estinzione e nei prossimi 10 anni
si rischi di avere le corsie sguarnite.
“Di
fronte a questo quadro di luci e ombre, lanciamo un appello alle Istituzioni
perché sia tutelata la ginecologia italiana, un’eccellenza del nostro sistema
sanitario. Dopo tanti tagli si torni a investire nella formazione di giovani
medici, si dia seguito alla riorganizzazione dei punti nascita del 2010 e si
giunga finalmente a una riforma del contenzioso medico-legale. L’italia è il
solo Paese dove gli errori clinici sono perseguibili penalmente”. Con queste
richieste è svolto a Napoli il congresso nazionale dei ginecologi italiani
Sigo-agoi-agui intitolato “L’universo Femminile: un Infinito da Esplorare” che
riunisce fino al 9 oltre 2.000 specialisti. “La riforma dei punti nascita del
2010 - sottolinea il Presidente della Società Italiana di Ginecologia e
Ostericia (Sigo), prof. Nicola Surico - è rimasta in gran parte sulla carta e
ancora troppi bimbi nascono in reparti materno-infantili non adeguati. La Sigo
aveva applaudito a quella giusta e utile riorganizzazione. Dopo tre anni però
solo una minima parte di queste strutture sanitarie è stata effettivamente
chiusa. Manca (ed è mancata) la volontà politica di andare contro piccoli
interessi locali. Per questo lo scorso 12 febbraio, per la prima volta nella
storia, i ginecologi hanno scioperato”.
“Il 10%
delle denunce contro i camici bianchi è a carico di noi ginecologi – afferma il
prof. Vito Trojano, Presidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi
Ospedalieri Italiani (Aogoi) -. Nella stragrande maggioranza delle volte i casi
di presunta malasanità si risolvono con un’archiviazione e il 62,7% delle
strutture sanitarie sono prive di assicurazione per colpa grave. Una possibile
soluzione è stabilire un tetto massimo dei risarcimenti come già avviene per
esempio negli Stati Uniti. L’italia è l’unico Paese al mondo (insieme, solo per
certi versi, a Polonia e Messico) in cui gli errori clinici sono perseguibili
penalmente. Un’anomalia che rende sempre più difficile svolgere in tranquillità
il nostro lavoro”. E il futuro non si presenta roseo. “Secondo le nostre
previsioni nel prossimo decennio mancheranno all’appello oltre 500 specialisti
- avverte il prof. Massimo Moscarini Presidente dell’Associazione Ginecologi
Universitari Italiani (Agui) -. É necessario che il Ministero dell’Istruzione
preveda già dal prossimo anno accademico un aumento del numero di
specializzandi in ginecologia ed ostetricia che, nell’aprile 2013, è stato solo
di 211 nuovi studenti”.
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