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Notiziario Marketpress di
Martedì 15 Ottobre 2013 |
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VENDOLA E GENTILE A DIBATTITO A ORDINE MEDICI:"NO A NUOVI TAGLI LEGGE STABILITÀ"
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Bari,
15 ottobre 2013 - Serrato dibattito ieri
all’Ordine dei Medici tra i rappresentanti dei consigli provinciali di tutta la
Regione e il presidente Vendola con l’assessore al Welfare Elena Gentile. Al
centro della discussione, le politiche sanitarie all’indomani della tragica
morte della dottoressa Paola Labriola e – più in generale – il rapporto tra
classe medica e organizzazione politico-amministrativa del servizio sanitario
regionale. Durante la riunione è arrivata la notizia della bozza della legge di
stabilità con nuovi tagli nazionali alla sanità e il presidente Vendola ha
commentato che “questa è la linea del Piave tra la vita e la morte.
La bozza
della legge di stabilità dice che nel 2014 il finanziamento è diminuito di 500
milioni, per il 2015 di un miliardo, per il 2016 di 1 miliardo e 65 milioni.
Tagliare di 500 milioni di euro nel 2014 è come tagliare di 2,5 miliardi dal
punto di vista della dotazione reale il sistema sanitario. Per fare il minimo
delle assunzioni necessarie alla sopravvivenza del sistema regionale, 2.400
assunzioni, abbiamo bisogno di 174 milioni di euro.
Servono per puntellare il sistema, che non può
reggere un’altra estate con i pronto soccorso gli ospedali senza personale”. Il
confronto è andato avanti dopo la relazione del presidente dell’Ordine dei
Medici di Bari, Filippo Anelli: rispondendo alle sollecitazioni sulla tragedia
di Castellaneta (quando nel 2007 un errore nella costruzione di un impianto per
ossigeno uccise alcuni pazienti dell’ospedale), Vendola ha sottolineato che “la
strage avvenne sia a causa dell’inaugurazione senza perizia di variante con in
corso una campagna elettorale, sia per mancanza di personale, sia per mancanza
di terapia. Perché la democrazia è terapeutica, permette alle equipe mediche di
confrontarsi, tra di esse, con i pazienti e con i familiari. Non si può mimare
senza democrazia il soddisfacimento del bisogno di salute”. Sul più recente omicidio
Labriola secondo il presidente “sarebbe paradossale, per Paola, per la sua vita
di medico, per i suoi pensieri, che la questione finisse in un’invocazione di
tipo securitario.
La
sicurezza è un tema importante, ma Sim e Sert stanno diventando discariche
sociali e i problemi di salute sono leggibili tramite l’incremento di povertà.
Certo, non è possibile tagliare sistemi di sicurezza minimi come citofoni,
sistemi allarme, ma l’accusa di ragionierismo da parte del presidente Anelli
non è accettabile: noi abbiamo di fronte i tagli del tavolo Massicci e i suoi
diktat che ci hanno impedito di assumere personale. Il personale è sicurezza,
avere operatori è sicurezza. Invece stiamo andando verso la privatizzazione del
sistema, che distruggerà il sistema sanitario universale, con esiti
catastrofici. Se avremo successo, taglieranno di meno ma taglieranno in un
organismo già mutilato.
L’asticella
della salute in Italia è sempre più alzata: 9 milioni di anziani l’anno scorso
non si sono più curati, nelle famiglie si fa a turno per curarsi”. Sulle
responsabilità del management per la tragedia del Sim, Vendola ha confermato
che “è in corso un’ispezione. Se ci saranno responsabilità, qualcuno dovrà
pagare. Ma di converso, da quando non si affronta un dibattito su cosa sono i
Sim e i Sert in questo Paese, su come sono organizzati?” Vendola ha poi
rivendicato i risultati ottenuti in questi anni nel settore sanitario:
“Monumenti alle paralisi amministrative come i policlinici di Bari e Foggia
sono oggi tra i più grandi cantieri del Mezzogiorno, migliorano i dati di
mobilità passiva: dalla mobilità passiva si vedono i punti critici e si cerca
di analizzarli”. Vendola ha ancora puntato il dito contro le commistioni tra
politica e sanità: “C’è sia la politicizzazione della sanità che la
sanitizzazione della politica. Non conosco una sola campagna elettorale nella
quale i medici non siano stati protagonisti. E a capo delle rivolte contro la
chiusura degli ospedali spesso non c’era la popolazione, ma i primari che
stavano per perdere il reparto.
Noi non
vogliamo, come disse monsignor Magrassi – ospedali per curare campagne
elettorali, ma ospedali per curare persone”. “Sappiamo – ha rimarcato
rivolgendosi alla platea – che ad esempio il 52% di parti cesarei è un
problema: lo si affronti”. “Non abbiamo bisogno di corporativismo – ha
proseguito – nelle professioni, ma di rimettere al centro il diritto alla
salute, oggi in discussione e non potremo cavarcela con un “adda passà la
nuttata”. “La sfida che accettiamo è quella della cooperazione nella
programmazione, non nella gestione – ha concluso – sapendo bene che 2400-2500
assunzioni erano il minimo indispensabile per mettere in sicurezza al minimo il
sistema, ma che al ministero dell’Economia stanno lavorando per impedircelo e a
quel ministero non importa che non possiamo rispettare i Lea”.
L’assessore
Gentile ha confermato che “ci sono aggiustamenti non rinviabili, come l’Adi e
l’abbattimento delle liste di attesa, il 118, ma i tagli fanno esplodere ogni
possibilità di proposta. Nessuno sopravviverà se i tagli continueranno: è
minata la tenuta del sistema pubblico universale e si va verso la
privatizzazione: con questo tsunami in vista la categoria non può non sentirsi
minacciata. Non è tempo di invocare norme che risalgono al 1946, ma di mettere
mano al confronto con la perimetrazione puntuale di compiti istituzionali,
sindacali, professionali. Parta infine dalla classe medica il grido contro i
tagli, la privatizzazione la precarizzazione dei rapporti di lavoro”.
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