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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Marzo 2007
 
   
  FONTI RINNOVABILI: UN PASSO AVANTI PER L’EUROPA, MENTRE L’ITALIA FA AUTOGOAL. APER NON CI STA. LO SFOGO DELL’ASSOCIAZIONE DEI PRODUTTORI DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI ALLE RECENTI DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DI PIETRO E DEL PROF. RUBBIA ALL’INDOMANI DELLE DECISIONI DEL CONSIGLIO EUROPEO.

 
   
  Milano, 12 marzo 2007 - La coincidenza tra le decisioni del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea di rendere vincolante per i Paesi membri il raggiungimento di ambiziosi obiettivi di copertura dei fabbisogni energetici con produzioni da fonti rinnovabili e le dichiarazioni sulla stampa del Ministro Di Piretro e del Prof. Rubbia sono emblematiche del fallimento della politica italiana nella gestione dei cambiamenti climatici e nell’adeguamento alle politiche di sostenibilità energetica concordate a livello multilaterale. “Ancora una volta – dichiara Roberto Longo, Presidente Aper - emerge un Paese in cui il parlare prevale sul fare e gli interessi particolari si scontrano, fino ad annullarli, con quelli generali: il Ministro Di Pietro sostiene l’inutilità dei campi eolici off shore di fronte alle coste del “suo” Molise, mentre il prof Rubbia sostiene l’inutilità delle altre fonti rinnovabili rispetto al “suo” solare termodinamico a concentrazione”. “Vale la pena ricordare al prof. Rubbia - continua Longo - che un Paese come la Spagna, tanto illuminato da dare ospitalità al suo progetto solare termodinamico, a suo dire affossato dalla miopia italiana, non ha per questo abbandonato lo sviluppo delle altre fonti rinnovabili raggiungendo anzi tassi di crescita nell’eolico e nel fotovoltaico superiori a tutti gli altri paesi europei? E non sarebbe il caso di ricordare al Ministro Di Pietro che le fonti rinnovabili vanno sviluppate dove ne esiste il potenziale e non dove non abitano i Ministri e i loro elettori? O forse sarebbe il caso di ricordare agli Italiani che mentre il nostro Paese si divide in gruppi e comitati contrari a tutto e all’opposto di tutto gli altri paesi europei realizzano le loro politiche ambientali e vendono all’Italia i crediti di emissione che il nostro Paese deve pagare per non avere raggiunto, disperso nelle chiacchiere e nei veti incrociati, gli obiettivi di sostenibilità condivisi a Kyoto e Bruxelles”. “Sarebbe un eccesso di speranza o di fiducia – conclude Longo - chiedere al Governo di assumere, dichiarare e far attuare scelte di politica energetica chiare, realistiche e coerenti con gli impegni internazionali facendo finalmente tacere i pianisti che continuano a suonare mentre la nave affonda?” .  
   
 

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