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Notiziario Marketpress di
Martedì 13 Marzo 2007 |
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L’INNOVAZIONE DELLE PROFESSIONI PASSA PER LA DOMANDA DI COMPETENZE QUALIFICATE DEL TERRITORIO VECCHIE E NUOVE PROFESSIONI SI CONFRONTANO A BARI SU COME RESTARE AL PASSO CON UNA SOCIETÀ CHE CAMBIA
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Bari, 13 marzo 2007 - Le professioni hanno retto alla spinta della modernizzazione della società e dell’economia? E in quale modo il contesto territoriale e l’alta formazione influenzano la loro evoluzione? A questi e ad altri interrogativi si è tentato di rispondere nel seminario su “Le trasformazioni nelle professioni”, svoltosi questa alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari e organizzato da Ipres (Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali), Censis, Fondazione Caripuglia e Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) nell’ambito del ciclo di iniziative “Good players in Puglia: attori, processi e percorsi di sviluppo di una regione in trasformazione”. Il ciclo di seminari si propone di analizzare i “buoni esempi” che la regione esprime nei campi dell’innovazione tecnologica, delle professioni e dell’imprenditoria, destinando ad ognuno un incontro con alcuni protagonisti pugliesi, per realizzare un inventario delle risorse per lo sviluppo del territorio. E, infatti, il problema emerso dal dibattito è quello della qualità della domanda di competenze espressa dal territorio. L’assessore all’Urbanistica della Regione Puglia, Angela Barbanente, ha affermato che i territori, nel formulare domanda di competenze di qualità, orientano le professioni e il mondo della formazione. Anche la qualità delle leggi e degli atti amministrativi, quando è modesta, non stimola la crescita della cultura professionale dei soggetti cui i provvedimenti sono rivolti. Far emergere dai territori una domanda di profili professionali adeguati, che possa scardinare meccanismi di rendite di posizione, agire sulla qualità della formazione, potenziare le relazioni tra amministrazione, professionisti, imprese e università: queste alcune delle priorità emerse dal dibattito. L’incontro di oggi è stato introdotto dai saluti del presidente dell’Ipres Gaetano Piepoli, del rettore del Politecnico di Bari Salvatore Marzano, dal presidente della Fondazione Caripuglia Antonio Castorani e dal presidente dell’Aidp Puglia Pietro Scrimieri. Nei loro interventi è emersa l’esigenza di considerare sempre più le professioni quale anello di congiunzione tra l’economia dei territori e quella dei flussi di conoscenza (Marzano) e di vedere in loro un’opportunità occupazionale su cui contare per contrastare in parte la fuga di cervelli che affligge la regione (Castorani). Scrimieri ha rilevato che occorre cambiare l’offerta delle competenze, rendendole maggiormente in linea con le richieste e le occasioni prodotte dal sistema economico: alcune nuove professioni, ad esempio, sono legate a settori ancora scarsamente presenti in Puglia, come la qualità della vita, la tutela del territorio, i servizi per il tempo libero. Date queste premesse, gli interventi successivi hanno evidenziato le tendenze in atto in alcuni ambiti professionali. Giuseppe Moro, docente della facoltà di Psicologia dell’ateneo barese, ha sottolineato il ruolo crescente delle nuove professioni nel campo del welfare, cui però troppo spesso non corrispondono sbocchi occupazionali adeguati. Il preside della Facoltà di Economia dell’Università del Salento, Stefano Adamo, ha posto attenzione ai mutamenti del ruolo del commercialista: ad una crescita numerica esponenziale degli iscritti all’Ordine si è accompagnata una minore specializzazione settoriale, oggi quanto mai necessaria per contrastare fenomeni di saturazione dei ranghi professionali e scarsa qualità delle prestazioni. Analoghe riflessioni provengono dal presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, che ha indicato nella formazione specialistica, nell’aggiornamento continuo e nel miglioramento delle procedure d’accesso all’avvocatura gli strumenti principali per garantire una qualificazione maggiore dei professionisti del settore ed una concorrenza basata sulla qualità. Non è mancato un riferimento polemico al decreto sulle liberalizzazioni dello scorso luglio, che prevede l’abolizione delle tariffe minime e del divieto di pubblicità per gli avvocati. . |
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