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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Ottobre 2013
 
   
  GIORNATA EUROPEA CREDITO: TAJANI: "SERVE UN INDUSTRIAL COMPACT CHE INTEGRI E BILANCI QUELLO FISCALE" PER STIMOLARE LA DOMANDA INTERNA E RAFFORZARE LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI EUROPEE. STRETTA CREDITIZIA PRINCIPALE FRENO ALLA RIPRESA.

 
   
  Roma, 21 ottobre 2013- Di seguito l’intervento di apertura del 18 ottobre di Antonio Tajani alla Giornata europea del credito. L´evento di oggi è il primo di una serie che avrà luogo in tutte le capitali europee per presentare l´azione della Commissione a favore del credito alle imprese. La crisi dei debiti sovrani e le difficoltà delle banche hanno innescato un meccanismo perverso che si auto alimenta, frenando la ripresa. Un anno fa la Commissione ha presentato una strategia per re industrializzare l´Europa e passare dal 15% al20% del Pil sul manifatturiero entro il 2020. Uno dei 4 pilastri di questa strategia è l´acceso al credito. Dai rapporti sulla competitività degli Stati membri e dell´industria, presentati il 25 settembre, emerge un quadro a luci e ombre. Malgrado qualche timido segnale di ripresa, l´Ue non è ancora riuscita a lasciarsi alle spalle la crisi. Se il manifatturiero è in recupero, anche grazie ai dati positivi sull´export, la base industriale continua a erodersi. Dal 15.5% dello scorso anno siamo al 15,1%. Sul fronte del lavoro la situazione è drammatica, con un giovane su due che non trova lavoro in Grecia, Portogallo, Spagna o meridione d´Italia. Per invertire questo trend serve una ripresa molto più robusta. Mentre, invece, a differenza degli Usa, l´Ue è ancora lontana dai livelli pre-crisi. I rapporti della Commissione evidenziano come la radice della crisi sia il crescente differenziale di competitività tra le economie europee. Per cui, dobbiamo domandarci se gli sforzi fatti per lottare contro l’indebitamento non abbiano deviato l’attenzione dai problemi legati alla competitività. Nonostante una forte azione della Commissione e azioni di riforma in molti Stati membri, vi sono ancora profondi squilibri strutturali. Il divario di produttività rimane ampio, con paesi gravati da fiscalità punitiva, pubblica amministrazione inefficiente o tempi della giustizia biblici. Per non parlare della limitata capacità d´innovazione, dei costi dell´energia o, dell´inadeguatezza del sistema infrastrutturale. Ma, come rilevato dallo stesso presidente della Bce Mario Draghi, l´ostacolo maggioresulla via della ripresa per le economie più in difficoltà è la stretta creditiza. Il calo dei tassi e la forte liquidità resa disponibile dalla Bce per le banche ha portato vantaggi limitati alle imprese di molti paesi, dove il calo della domanda e i problemi delle banche hanno prosciugato le linee di finanziamento. L´ultimo rapporto Bce indica che oltre 1/3 delle imprese Ue non ottiene il credito richiesto, con il livello storico più basso di credito. In Grecia, Spagna o Italia, la percentuale d´imprese che ha difficoltà di finanziamento arriva rispettivamente al 60%, 51% e 38%, con un differenziale di tassi rispetto alla Germania anchedi quattro punti. In Italia nell´ultimo anno i prestiti alle imprese sono diminuiti del 4,6 per cento. Dal 2007 l´incremento delle sofferenze è triplicato, arrivando al 22%. Si stima che da noi 1/3 dei fallimenti derivano più che dalla mancanza di competitività, dalla carenza di credito. La restrizione e le disparità nell´accesso ai finanziamenti sono la più seria ipoteca per l´uscita dalla crisi, specie in paesi con un alto numero di Pmi, le più colpite dal credit crunch. Va, dunque, superata la frammentazione del mercato interno che penalizza un´impresa per il solo fatto di operare in un paese, anziché in un altro. La politica deve contribuire a spezzare questo meccanismo recessivo. L´azione della Bce è positiva. Ma, come afferma lo stesso Draghi, è necessario che la Commissione e la Bei s´impegnino di più, anche con azioni straordinarie. Azione Ue - Gli strumenti europei, hanno dato buoni risultati. Ad esempio, attraverso il solo programma per la Competitività (Cip), con fondi in garanzia per prestiti e venture capital, dal 2009 sono state finanziate 250.000 Pmi che altrimenti non avrebbero ottenuto credito, creando 220.000 nuovi posti. Qualche mese fa abbiamo ottenuto di non applicare la nuova ratio di capitale più restrittiva di Basilea Iii ai prestiti alle Pmi fino a 1.5 milioni. Ma la gravità della situazione ci impone di fare di più. Nelle nuove prospettive finanziarie abbiamo proposto e ottenuto di aumentare i fondi per l´accesso al credito e il venture capital nel nuovo programma per la Competitività 2014/2020, denominato Cosme. Ben il 60% dei 2.3 miliardi saranno destinati a garantire prestiti e venture capital. Si stima la possibilità di erogare oltre 20 miliardi di nuovi prestiti e 4 miliardi di capitali di rischio che beneficeranno a circa 350.000 imprese da qui al 2020. Anche nei fondi regionali Ue 2014/2020 e nel programma per innovazione e ricerca Orizzonte 2020 vi saranno più risorse per il credito alle Pmi. La Bei, che dal 2007 ha già aperto 84 miliardi di linee di finanziamento alle Pmi, avrà un ruolo sempre maggiore. Questo anche grazie alla ricapitalizzazione di 10 miliardi effettuata a marzo che consente nuovi investimenti fino a 180 miliardi. In occasione del Consiglio Europeo del 27-28 giugno la Commissione ha presentato tre possibili linee di azione per rafforzare la sua risposta alla crisi del credito. Si è proposto di fare maggiore ricorso al bilancio Ue 2014-2020, con 10 miliardi di Fondi Strutturali e 420 milioni da Orizzonte 2020 e Cosme, oltre a fondi Bei, per garanzie e/o cartolarizzazione. La Commissione ha messo sul tavolo tre opzioni: La prima prevede fondi per garanzie e, in parte minore, cartolarizzazioni, con una gestione decentrata per paese. L´effetto di leva sarebbe relativamente basso, nell´ordine di 1:5, consentendo prestiti per 60 miliardi a circa 580.000 Pmi; La seconda opzione prevede essenzialmente cartolarizzazioni, con una leva limitata a 1:6 in quanto i vari portafogli restano divisi per paese; L´opzione con più effetto leva, 1:10, ossia 100 miliardi a favore di un milione d´imprese, si basa, invece, su una gestione centralizzata dei fondi. Sono a favore di quest´ultima opzione che consente un maggior numero di prestiti a parità di rischio. E´, comunque, urgente che gli Stati membri facciano una scelta, considerato l´alto numero di fallimenti e licenziamenti legati alla mancanze di credito. In Italia è possibile – come proposto dallo stesso governo - utilizzare parte dei 28 miliardi di fondi Ue da spendere entro il 2015 come garanzie per finanziamenti. Utilizzandone anche solo il 10%, si avrebbe un effetto leva potenziale di circa 50 miliardi di nuovi crediti. Inoltre, vanno esplorate forme d´intervento della stessa Bce, che consentano un più largo utilizzo dello strumento della cartolarizzazione dei crediti delle Pmi. Questo contribuirebbe a interrompere il circolo vizioso tra sofferenze bancarie, minore credito, più fallimenti. A livello regolamentare, con il collega Barnier stiamo lavorando alla realizzazione di un vero mercato europeo per i capitali di rischio. Va, inoltre, concluso al più presto l´iter di realizzazione dell´Unione bancaria, prima tappa del percorso delineato dai 4 presidenti verso l´unione fiscale, economica e politica. L´unione bancaria è essenziale, non solo per evitare salvataggi a spese del contribuente, ma anche per avere un mercato del credito europeo integrato che rafforzi il sistema bancario e faciliti il finanziamento alle imprese. Ritardi di pagamento - Anche le forti disparità sui tempi di pagamento e l´accumulo dei debiti pregressi delle amministrazioni pubbliche contribuiscono a limitare i finanziamenti alle imprese e a creare distorsioni nel mercato interno. Basti pensare che in Italia – il paese con tempi di pagamento più lunghi e maggiore debito pregresso - 1/3 dei fallimenti sono legati a questi fenomeni. Con un effetto negativo sulle sofferente bancarie che contribuisce a restringere il credito. Per questo la Commissione è in prima linea per garantire il pieno rispetto della direttiva Ue sui ritardidi pagamento che obbliga le P.a. A pagare entro 30 giorni, pena interessi di mora dell´8%, oltre il tasso di sconto. In Italia, al di la di alcuni problemi di recepimento del testo oggetto di una procedura pilota, quello che più preoccupa è l´effettivo rispetto nella pratica dei termini di pagamento. Questo, anche alla luce di quanto mi è stato riferito dagli osservatori Buzzetti e Merletti, da me nominati per vigilare sul rispetto delle regole Ue. Se è indubbio un miglioramento rispetto a prima della direttiva, dal rapporto discusso con loro tre settimana fa, emerge una diffusa tendenza della P.a. Ad andare ben oltre i 30 giorni, oltre a pratiche abusive, come quella di chiedere al fornitore la fatturazione differita. Se dovesse essere confermato un sostanziale non rispetto dei termini della direttiva, sarò costretto a proporre l´apertura di una procedura d´infrazione. Anche sui debiti pregressi delle P.a., che pesano soprattutto su imprese italiane, spagnole, greche e portoghesi, la Commissione chiede un pagamento rapido. Per l´Italia, con debiti stimati intorno ai 100 miliardi, insieme al Vice Presidente Rehn, abbiamo indicato la possibilità di un loro totale pagamento senza violare il patto di Stabilità. Saluto positivamente gli sforzi del Governo per anticipare al 2013 parte dei 20 miliardi di pagamenti previsti per il 2014. Mi auguro, peraltro, che si possano fare sforzi ulteriori. Prima di tutto, per conoscere il reale ammontare di tali debiti. E,in secondo luogo, per procedere al loro totale pagamento prima dell´applicazione del Fiscal Compact nel 2015. Tali ulteriori pagamenti rappresenterebbero la manovra di stimolo alla crescita più efficace per il nostro paese. Conclusioni - Dopo l´austerità, di cui sicuramente paghiamo gli eccessi, ora dobbiamo puntare su misure di stimolo per la domanda interna e al rafforzamento della nostra competitività. Per questo serve un Industrial Compact che integri e bilanci quello fiscale. In cima alle priorità di questo Patto, che vogliamo proporre al vertice sull´industria del febbraio 2014, vi deve essere l´accesso al credito, senza il quale le imprese non possono innovare e assumere.  
   
 

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