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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Marzo 2007
 
   
  L’INDUSTRIA TOSCANA RIPARTE PIERFRANCESCO PACINI HA INTRODOTTO LA PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DELLA CONGIUNTURA INDUSTRIALE

 
   
   Firenze, 14 marzo 2007 - Si è svolta l´8 marzo scorso, nella sede di Unioncamere Toscana, la presentazione alla stampa della "Congiuntura Manifatturiera in Toscana", l´indagine semestrale condotta con Confindustria regionale, che ha approfondito l´analisi dei dati consuntivi del Iv trimestre e dell´intero anno 2006. In apertura dei lavori ha preso la parola Pierfrancesco Pacini - Presidente di Unioncamere Toscana - che, oltre a fare gli onori di casa e ad illustrare le caratteristiche metodologiche dell´indagine, ha svolto alcune considerazioni sulla situazione del comparto manifatturiero nel corso del 2006. "I risultati dell´indagine che oggi presentiamo, e che come vedremo fra breve evidenziano il consolidarsi di una fase di ripresa per l´industria toscana, sono il frutto di una collaborazione che ormai da circa tre anni vede Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana monitorare congiuntamente le dinamiche economico-produttive delle imprese manifatturiere regionali con almeno 10 addetti. Si tratta certamente di una ripresa che si muove sullo sfondo di un contesto esterno nel complesso favorevole, ma che a nostro parere affonda le proprie radici anche in fattori "interni" all´evoluzione del sistema produttivo regionale, attraverso l´avvio di processi di ristrutturazione e riposizionamento mirati ad arrestare la perdità di competitività registrata durante gli ultimi anni. Nel corso del 2006 l´economia mondiale ha infatti evidenziato il persistere di una congiuntura particolarmente positiva. Il Pil mondiale, secondo le più recenti stime del Fondo Monetario Internazionale, è cresciuto di circa il 5,1% nel 2006 dopo il +4,9% del 2005. Similmente, il commercio mondiale è stimato in crescita di quasi il 7% nel 2006, accelerando dunque nuovamente rispetto al 2005 (+6,0%). Se nel recente passato l´economia globale aveva già mostrato una notevole dinamicità, grazie in particolare allo stimolo della crescita statunitense e dell´area asiatica, la vera novità del 2006 è tuttavia rappresentata dal risveglio dell´Area Euro. Quello appena trascorso è infatti stato per l´Europa una anno di ripresa consistente, con unl Pil che è stimato in crescita del +2,7% nel 2006 grazie in particolare alla Germania (+2,9% il relativo Pil), che ha fatto da volano all´intero apparato economico europeo. La ripresa della locomotiva tedesca ha contribuito a stimolare in maniera significativa la produzione manifatturiera italiana (+2,5% nel 2006, il miglior risultato dal 2000), svolgendo di riflesso un ruolo fondamentale anche come traino per l´intera economia italiana, il cui Pil, stagnante ormai da molti anni, è stato stimato da Istat in aumento del +1,9% nel 2006, anche in questo caso il miglior risultato dall´ormai lontano 2000 ed in ulteriore accelerazione nell´ultimo trimestre dell´anno (+2,9% rispetto all´analogo periodo del 2005). Anche il comparto manifatturiero toscano è stato in grado di agganciarsi al ritrovato slancio dell´economia internazionale tanto che, dopo la stagnazione dell´export registrata nel 2005 (allorché l´Italia aveva invece realizzato un incremento del 5,5%), i primi nove mesi del 2006 vedono una crescita delle esportazioni pari al +9,6% (un tasso dunque superiore rispetto al +7,4% nazionale). Sull´onda di una rinnovata capacità di penetrazione sui mercati esteri da parte del sistema produttivo regionale, l´indagine sulla congiuntura manifatturiera da noi condotta testimonia così che la produzione industriale toscana ha registrato una nuova accelerazione nel 4° trimestre 2006 (+3,5%). Dopo i 17 trimestri consecutivi di contrazione della produzione industriale intercorsi fra la metà del 2001 ed il terzo trimestre del 2005, il 2006 si è chiuso pertanto con il quinto trimestre di ripresa produttiva, accompagnata da un parallelo e più marcato incremento anche del volume d´affari (fatturato +5,1%). Gli ordini esteri hanno continuato a rappresentare la componente più dinamica della domanda (+3,9%), ma anche gli ordini provenienti dal mercato nazionale hanno manifestato una crescita non trascurabile, sebbene di più modesta entità (+1,7%). La ripresa del "cuore" manifatturiero regionale, tuttavia, ha interessato in maniera differenziata i diversi comparti di attività e le varie tipologie di impresa di cui questo si compone. Per quanto riguarda l´aspetto dimensionale, infatti, occorre evidenziare come sia stata particolarmente vigorosa la dinamica delle imprese più grandi (+8,2% per quelle con almeno 250 addetti), mentre più contenuta, per quanto ancora positiva, si è rivelata la crescita delle pmi (+3,2% per quelle fra 50 e 249 addetti e +2,8% per quelle fra 10 e 49). Fra i settori, invece, la crescita più sostenuta è stata registrata dalle aziende della meccanica (produzione +9,3%), dell´elettronica e mezzi di trasporto (+6,7%), della chimica-farmaceutica-gomma-plastica (+5,0%) e della lavorazione dei metalli (+3,5%). Il resto del manifatturiero, e specialmente quello afferente al sistema moda, è invece avanzato ad un passo più lento, fatto comunque che rappresenta di per sé un fenomeno positivo nella misura in cui evidenzia l´uscita dalla prolungata fase di contrazione dei livelli di attività degli ultimi anni. La positiva chiusura del 2006 presenta caratteristiche tali da proiettare aspettative favorevoli anche sul 2007. L´anno che si è appena chiuso ha infatti consentito di rispondere affermativamente ad almeno due rilevanti domande concernenti le sorti del nostro sistema produttivo. Vorrei infatti ricordare come circa un anno fa, in occasione di una occasione analoga a quella odierna, ci chiedevamo se l´accenno di ripresa manifestatosi nell´ultimo trimestre del 2005 (produzione a +0,2% dopo 17 trimestri consecutivi di contrazione) fosse l´indizio di un effettivo punto di svolta del ciclo economico. La favorevole dinamica dei primi sei mesi del 2006 aveva consentito di rispondere positivamente a questo primo quesito, tanto che in occasione dell´incontro di sei mesi fa l´attenzione si volgeva a comprendere quanto di quella ripresa fosse frutto solo di fattori congiunturali, o non anche di quegli elementi di trasformazione strutturale che pur hanno interessato il nostro sistema economico-produttivo nel corso degli ultimi anni. L´indagine che oggi presentiamo, e che verrà maggiormente approfondita fra breve, consente in effetti di evidenziare come dietro la ripresa in corso vi siano anche gli sforzi e le scelte che gli imprenditori hanno compiuto in questi anni per razionalizzare e riposizionare le proprie imprese, oltre alla inesorabile "mano invisibile" del mercato che ha duramente selezionato comportamenti ed orientamenti imprenditoriali. Se questo è vero, la domanda che oggi ci poniamo è se e quanto la "velocità del cambiamento" sia tale da consentirci di affrontare in maniera adeguata le impegnative sfide competitive con cui le nostre imprese devono continuare a confrontarsi, cercando in particolare di approfondire il modo in cui le trasformazioni in corso consentiranno al nostro sistema imprenditoriale di recuperare quei ritardi che ancora lo separano dalle regioni italiane europee maggiormente dinamiche e competitive sullo scenario internazionale. Un motivo di preoccupazione proviene infatti dal distacco ancora esistente tra le performance produttive dell´Italia e quelle dei principali partner europei. La produzione manifatturiera dell´Area Euro è infatti cresciuta del +4,2% nel corso del 2006, e quella della Germania del +6,0% a fronte del +2,5% del nostro Paese. Purtroppo, anche in questa fase congiunturale che possiamo senz´altro archiviare come positiva, rileviamo una Italia e una Toscana che non riescono a tenere il passo. Lo stesso exploit del Pil di fine anno (+2,9% nel quarto trimestre, rispetto all´analogo periodo del 2005) va del resto letto con cautela: se è infatti vero che la crescita dell´economia italiana è stata mediamente del +2,0% nel corso del 2006, resta pur sempre il fatto che si tratta di un ritmo di crescita inferiore a quello di Francia, Germania e Regno Unito, oltre che a quello medio dell´Area Euro (+2,7%). Anche sotto il profilo strutturale, non mancano infine le analisi che segnalano i divari che il nostro Paese deve ancora colmare in tal senso. Recente è, ad esempio, il rapporto pubblicato dal think-tank britannico Centre for European Reform (Cer), dove si evidenzia come l´Italia si collochi ancora al ventunesimo posto (su ventisette paesi) nella graduatoria che esprime il grado di realizzazione da parte delle diverse realtà nazionali degli obiettivi posti ad inizio millennio dalla strategia di Lisbona. La definizione di "condizioni di contesto" favorevoli all´agire imprenditoriale sono, in tal senso, fondamentali nel consentire alle scelte ed ai comportamenti degli operatori economici di dispiegarsi in un ambiente maggiormente orientato alla crescita ed allo sviluppo. E non è certamente un caso se, come mostra l´analisi annualmente condotta dal World Economic Forum, l´indice di competitività dell´Italia è pari al 46% di quello statunitense, rendendo sempre più indispensabili quelle riforme in grado di diffondere concorrenza e innovazione nel sistema, di promuovere la realizzazione delle necessarie infrastrutture, di migliorare quantità e qualità dei servizi pubblici. Bastano pochi dati, recentemente resi noti da una ricerca della Fondazione Nord-est, a fotografare ad esempio il peso di una burocrazia che di certo non agevola il lavoro dei milioni di piccole e medie imprese oggi operanti in Italia, nella misura in cui ben il 32% di queste ha dichiarato di dedicare due o più giornate alla settimana agli adempimenti richiesti dalla pubblica amministrazione, ed un ulteriore 29% di dedicare una giornata, con un conseguente aggravio degli oneri gestionali ed una parallela sottrazione di risorse che dovrebbero essere invece destinate a tutte quelle attività in grado di incidere positivamente sul grado di competitività delle nostre imprese e sulla loro capacità di stare sui mercati". . .  
   
 

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