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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Novembre 2013
 
   
  ZAIA A DELRIO: “MENO REGIONI, PIÙ GRANDI, PIÙ FORTI, CON LA STESSA AUTONOMIA, IN UN’ITALIA FINALMENTE FEDERALE”

 
   
  Venezia, 5 novembre 2013 - “Riordinare territorialmente le Regioni non è semplice ma non è impossibile. In questo Paese manca il coraggio e la determinazione che richiede invece una fase storica complessa come quella che stiamo vivendo. Se un malato di cancro non si cura con l’aspirina, altrettanto l’Italia può guarire solo con una cura robusta e in grado di colpire in modo mirato i suoi mali. Le medicine esistono e si chiamano riforme”. Così Luca Zaia, governatore del Veneto, valuta la posizione del ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, sulla ridefinizione dei confini delle Regioni, considerata “un’operazione molto complessa”. “Trovo comprensibile ma arrendevole questa posizione – prosegue Zaia –. E’ vero che cambiare qualcosa in Italia è difficilissimo, ma se non ci decidiamo a farlo siamo destinati a tempi ancor più grami e non torneremo a essere competitivi in Europa. Peraltro la Comunità Europea già promuove politiche che privilegiano la costituzione di macro regioni e investe nell’aggregazione di realtà territoriali ampie, transnazionali e omogenee. E’ mai possibile che la Germania prenda in seria considerazione l’ipotesi di chiudere alcuni Länder, portandoli da 16 a 11, perché i loro conti non sono a posto e per contro l’Italia nemmeno si pone il problema dell’utilità di Regioni che hanno meno abitanti di una città, deficit di bilancio costante e costi di funzionamento indecenti?”. “Mi auguro – ha concluso Zaia – che Delrio voglia seriamente lavorare a una nuova prospettiva di ridisegno territoriale complessivo delle Regioni, ragionando di possibili aggregazioni e immaginando che la specialità non sia prerogativa di poche ma di tutte quelle che continueranno ad esistere dopo una seria e coraggiosa azione riformatrice e di responsabile razionalizzazione. Meno Regioni, più sane, più forti e vere protagoniste di un federalismo concreto a cui l’Italia non può più rinunciare”.  
   
 

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