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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Marzo 2007
 
   
  SIRONI METAFISICO L´ATELIER DELLA MERAVIGLIA FONDAZIONE MAGNANI ROCCA PARMA, MAMIANO DI TRAVERSETOLO

 
   
  Parma, 14 marzo 2007 - La Fondazione Magnani Rocca dove, sino al 3 dicembre è stata allestita la magnifica esposizione dedicata a “Goya e la tradizione italiana”, ospiterà dal 31 marzo al 15 luglio la prima mostra italiana su Sironi Metafisico. Ancora una volta, a distinguere la programmazione della Fondazione di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, è il connubio tra qualità ed eleganza delle proposte espositive, il tutto inserito in un contesto davvero unico fornito dalle collezioni permanenti della Villa che fu di Luigi Magnani (da Tiziano, a Tiepolo, Dürer, Van Dick, Canova, Goya, Gentile da Fabriano, Filippo Lippi ma anche Monet, Cézanne, de Staël sino alla grande raccolta di Morandi e di artisti del Novecento italiano) in un parco secolare popolato da decine di pavoni che vi osserveranno mentre passeggiate nel giardino all’italiana o in quello all’inglese o mentre vi prendete un attimo di sosta nell’elegante ristorante ospitato nelle barchesse. Raramente la figura e l’opera di Mario Sironi vengono messe in relazione con la pittura metafisica. Eppure, al periodo metafisico sironiano dobbiamo alcuni dei suoi dipinti più straordinari e una splendida serie di disegni. E non solo: a partire da quel momento la componente metafisica rivestì un’importanza fondamentale nello sviluppo della sua arte e del suo universo di immagini lungo tutto l’arco degli anni Venti e dei primi Trenta, fino a una breve stagione “neometafisica” negli anni della seconda guerra mondiale. A differenza di Carrà, in Sironi temi ed elementi metafisici appaiono già in diverse opere futuriste: un dipinto come L’atelier delle Meraviglie (Milano, Pinacoteca di Brera), ad esempio, pone una congerie di elementi meccanici e “moderni” non nel febbrile dinamismo di una città industriale ma nell’atmosfera immota e sospesa di una stanza, versione attuale e industriale delle Camere incantate; mentre La Ballerina (Milano, Civiche Raccolte d’Arte), soggetto di tradizione futurista, ed eseguita nella tecnica anche futurista del collage, si trasforma in un automa meccanico, in un manichino, soggetto metafisico par excellence. Al 1919 viene assegnata, allo stato attuale degli studi, la fase più propriamente metafisica di Sironi, quella in cui l’artista medita quasi esclusivamente sul tema del manichino, in alcuni dipinti quali La Lampada (Milano, Pinacoteca di Brera) e in moltissimi disegni; manichino al quale spesso si affianca il cavallo (Il Cavallo bianco, Venezia, Peggy Guggenheim Collection) o la natura morta, questa a volte soggetto autonomo nella produzione grafica. Ma i manichini sironiani, diversamente dagli aedi e vaticinatori atemporali del grande metafisico de Chirico, sono immanenti all’umano e all’attuale, calati in una concretezza drammatica e in un afflato patetico che non ha riscontri in altri artisti del periodo. La mostra e il catalogo che l’accompagna costituiscono il primo intervento specifico sulla metafisica sironiana. E per la prima volta si intende presentare raccolti al pubblico i rari dipinti della fase di transizione tra futurismo e metafisica e quelli del periodo più strettamente metafisico, accompagnati da una vasta selezione dei disegni coevi, tra cui preziosi inediti. Seguirà un’attenta selezione di opere degli anni successivi, scelte tra quelle che mostrano più evidentemente presenza, persistenza e importanza della componente metafisica nella produzione e nella cultura pittorica sironiana degli anni Venti e dei primi anni Trenta. Dipinti e alcuni disegni della fase “neometafisica” concludono la mostra, resa possibile dalla generosa collaborazione di numerosi importanti musei italiani e stranieri e di prestigiose collezioni private. Riteniamo la sede della Fondazione Magnani Rocca ideale per il tema, sia per la presenza nel museo di opere chiave della pittura metafisica (e basti qui citare la Natura morta morandiana del 1918), sia per il tipo di bellezza sospesa ed evocativa, appunto “metafisica”, della villa e del parco in cui la Fondazione ha sede. .  
   
 

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