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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Novembre 2013
 
   
  LA NANOMEDICINA POTENZIA I FARMACI ANTITUMORALI CONTRO IL MELANOMA

 
   
  Roma, 11 Novembre 2013 - Colpire ed eliminare le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani, in che modo? La risposta oggi viene dalle nano-tecnologie. Ricercatori italiani dell´Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), stanno sviluppando dei “nano-trasportatori intelligenti" in grado di veicolare grandi quantità di farmaci antitumorali, dirigendoli in maniera selettiva sulle cellule neoplasiche. Lo studio è pubblicato sulla rivista scientifica Nanoscale. Il primo tumore cui tale approccio innovativo è stato applicato grazie al sostegno di Airc, è il melanoma, il tumore della pelle più aggressivo e resistente alla chemioterapia, soprattutto nelle sue forme avanzate e metastatiche. "I nano-trasportatori che stiamo sviluppando - spiega Patrizio Giacomini, del Laboratorio di immunologia Ire - sono in grado di intrappolare al loro interno un gran numero di molecole di cisplatino (un chemioterapico molto usato anche nel melanoma) e di liberarle solo dopo aver raggiunto il bersaglio. L’approccio, pur se a uno stadio iniziale e non ancora applicabile in clinica, promette di aumentare notevolmente l’efficacia della chemioterapia, riducendone al contempo gli effetti collaterali." Questi nano-trasportatori di nuova concezione sono basati sulla ferritina umana, una proteina fisiologica, biodegradabile e non tossica per l’organismo. “Coniugando le eccezionali capacità di trasporto della ferritina – prosegue Pierpaolo Ceci, dell’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari Cnr - con la specificità di un anticorpo monoclonale anti-melanoma, siamo riusciti a rendere questo sistema intelligente. Le nanoparticelle, una volta immuno-ingegnerizzate, acquisiscono la capacità di riconoscere selettivamente le cellule di melanoma scaricando al suo interno il loro cargo letale, mentre cellule altre dal melanoma, incluse ovviamente le cellule normali dell’organismo, sembrano essere risparmiate". “I risultati dello studio – conclude Ruggero De Maria, Direttore Scientifico del Regina Elena - incoraggiano a perseguire questa linea di ricerca, applicandola anche ad altri modelli tumorali".  
   
 

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