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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Novembre 2013
 
   
  TUMORE DEL SENO: +10% LE GUARIGIONI IN 15 ANNI ARRIVA LA ‘BOMBA’ CHE DISTRUGGE LE CELLULE MALATE

 
   
  Roma, 14 novembre 2013 – Ha la capacità di distruggere come una “bomba” le cellule tumorali, con una potenza mai ottenuta finora con nessuna molecola. Si chiama T-dm1 ed è in grado di rilasciare una sostanza altamente tossica solo dove si trova la neoplasia, più efficacemente e con meno effetti collaterali rispetto alle altre terapie. Ha evidenziato risultati eccellenti nel trattamento del tumore del seno Her2 positivo, una forma che ogni anno in Italia colpisce circa 10.000 donne, ma il suo meccanismo d’azione rivoluzionario potrà essere impiegato anche in altri tipi di cancro. Ai nuovi trattamenti per il carcinoma del seno è dedicato l’International Meeting on New Drugs in Breast Cancer, che si apre domani al Regina Elena di Roma con la partecipazione di più di 200 esperti da tutto il mondo. Il Convegno, giunto alla terza edizione, è presentato oggi in un incontro con i giornalisti all’Istituto Superiore di Sanità. “In quindici anni le percentuali di guarigione in questa malattia sono cresciute di circa il 10%, passando dal 78 all’87 per cento - afferma il prof. Francesco Cognetti, direttore dell’Oncologia Medica del Regina Elena di Roma e presidente del Convegno -. Si tratta di un risultato eccezionale, da ricondurre alle campagne di prevenzione e a terapie innovative sempre più efficaci. Ad esempio T-dm1 è il primo di una classe di molecole denominate ‘anticorpi armati’ e combina i benefici clinici di trastuzumab, che già ha cambiato in meglio la storia naturale della malattia Her2 positiva, con la chemioterapia potente costituita da Dm1, della famiglia delle meitansine. Questo farmaco è tollerato molto bene dall’organismo e non presenta quasi nessuno degli effetti collaterali debilitanti che caratterizzano gli antitumorali. Oggi in Italia vivono più di 522 mila donne con una diagnosi per questa patologia. È però importante che le nuove armi siano disponibili in tutto il territorio subito dopo l’approvazione da parte dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), senza attendere l’inserimento nei prontuari regionali che rappresentano inutili doppioni”. Per il 2013 si stimano circa 48.000 nuove diagnosi di tumore del seno nel nostro Paese. Un dato che pone in primo piano anche il costo sociale della malattia che, tra guadagni persi e nuove spese, risulta pari a 7 miliardi di euro ogni anno: circa 28.000 euro per paziente. “Non possiamo rispondere alle esigenze di questi malati con una politica di tagli lineari – continua il prof. Cognetti -. L’appropriatezza si misura anche nella capacità di garantire le cure migliori su tutto il territorio”. Infatti da una recente indagine della Fondazione Censis condotta su 1.000 pazienti oncologici è emerso che l’aspetto più preoccupante per il 24% delle donne con tumore alla mammella è rappresentato dalle differenze di cura tra i territori, in particolare per i trattamenti più innovativi, e per il 33% dal timore che le difficoltà di bilancio in sanità condizionino la disponibilità di terapie oncologiche più mirate e con minori effetti collaterali. L’international Meeting di Roma vede il Regina Elena protagonista. “È un importante riconoscimento dell’eccellenza raggiunta dall’oncologia italiana – spiega il prof. Massimo Cristofanilli del Fox Chase Cancer Centre di Philadelphia - che si è distinta nel panorama scientifico internazionale per il livello delle pubblicazioni e la qualità delle sperimentazioni cliniche. Pur con molte difficoltà strutturali e risorse economiche esigue, l’Italia può contare su professionisti di primo livello. È però necessario non perdere la spinta all’innovazione perché i ricercatori non vedano come unica alternativa la fuga all’estero”. “È importante - continua la prof.Ssa Edith Perez del Mayo Clinic Cancer Center di Jacksonville - stimolare interazioni tra gli scienziati provenienti da diversi Paesi e fornire loro i mezzi necessari per svolgere attività di ricerca. Oggi abbiamo a disposizione molte armi per combattere questo big killer: prevenzione, diagnosi precoce, chirurgia conservativa, chemioterapie combinate, terapie ormonali e farmaci biologici che permettono di assicurare alla maggioranza delle donne colpite la guarigione. I risultati presentati al convegno confermano come la strategia vincente sia quella di tarare la terapia sulle caratteristiche specifiche delle pazienti”. Al Meeting verranno presentate e discusse le più recenti evidenze scientifiche sulle nuove molecole. “Appropriatezza – sottolinea il prof. Cognetti - significa fornire il farmaco giusto al paziente giusto e ridurre tutti i possibili sprechi. Ad esempio, la nuova formulazione di trastuzumab sottocute presenta notevoli vantaggi rispetto a quella endovenosa. Non solo è più facile e comoda da gestire, ma consentirà anche di risparmiare risorse, grazie a un minor carico di lavoro per i farmacisti ospedalieri e a minori costi per l’allestimento del medicinale. Infatti la preparazione di trastuzumab sottocute, già pronta all’uso, potrà essere totalmente affidata agli infermieri, liberando così i farmacisti”. La prevenzione resta l’arma fondamentale per sconfiggere la malattia. “Circa il 40% dei tumori - conclude il prof. Cognetti - è potenzialmente prevenibile con uno stile di vita sano, che comprende attività fisica costante, dieta equilibrata e l’abbandono del vizio del fumo. Inoltre è dimostrato che le donne con un carcinoma mammario che praticano esercizi a intensità moderata per circa 20 minuti al giorno presentano il 40% in meno di possibilità di cadere in recidiva rispetto a quelle attive per meno di un’ora alla settimana”.  
   
 

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