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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Novembre 2013
 
   
  IL TUMORE DEL SENO

 
   
  Roma, 14 novembre 2013 - Cos’è? Il tumore della mammella si sviluppa nelle ghiandole dove avviene la produzione del latte o nei dotti che portano il latte ai capezzoli. Può essere non invasivo, quando le cellule crescono solo all’interno dell’organo (dotti, capezzoli, ecc.). In questo caso si parla di carcinomi in situ. Quando invece riescono a diffondersi oltre il punto di origine si parla di tumore invasivo. Se non si effettua il trattamento opportuno, il cancro può estendersi a tessuti circostanti e altri organi (con la formazione di metastasi). Il carcinoma duttale invasivo (o infiltrante) è il tipo istologico più comune e rappresenta dal 70 all’80% di tutti i casi di tumore della mammella. Sia la prognosi sia il trattamento sono influenzati dallo stadio (da I a Iv, in ordine di gravità) in cui il tumore si trova al momento della diagnosi. Esistono inoltre diverse forme di neoplasia, con tassi di crescita e risposta alle terapie differenti; ciò significa che il tessuto tumorale dovrebbe essere sempre sottoposto a test per determinarne il tipo. Fattori di rischio - Anche se non è possibile indicare una causa precisa del tumore della mammella, l’osservazione delle caratteristiche epidemiologiche della malattia ha permesso di identificare una serie di fattori di rischio più probabili: · Età: l’incidenza aumenta con gli anni. Prima dei 30 è raro, tra i 30 e i 40 la probabilità di ammalarsi è del 4-5% e dopo i 40 si assiste a un graduale aumento dell’incidenza; nel complesso si stima che una donna su 8 si ammalerà nel corso della vita. • Assenza di gravidanze o prima gravidanza dopo i 30 anni. La gravidanza infatti ha una certa influenza protettiva sullo sviluppo di tumore della mammella, soprattutto se il primo figlio viene concepito in giovane età. • Menarca prima dei 12 anni e menopausa dopo i 50. • Precedenti patologie benigne al seno. • Familiarità: la figlia, la sorella o la madre di una persona che abbia sviluppato un tumore della mammella presentano una probabilità di ammalarsi più alta rispetto alla popolazione generale. Si stima che solo il 5-7% di tutte le neoplasie mammarie sia da imputare alla predisposizione familiare. • Popolazione di appartenenza: è diagnosticato più spesso nelle donne bianche piuttosto che in quelle latine, asiatiche o afro-americane. • Sovrappeso e obesità, stile di vita sedentario: pericolosi soprattutto dopo la menopausa. • Fumo. • Abuso di alcol. • Alimentazione scorretta. • Esposizione a radiazioni ionizzanti (radioterapia eseguita nell’area toracica). • Mutazioni dei geni Brca-1 e Brca-2. Nelle donne portatrici delle mutazioni di Brca-1 o Brca-2 il rischio di ammalarsi nel corso della vita è del 50% - 80%. La gravidanza e l’allattamento Gli studi epidemiologici hanno da tempo indicato che la gravidanza è un importante fattore protettivo. I risultati di una grande metanalisi pubblicata su Lancet - 47 studi epidemiologici condotti in 30 Paesi, oltre 147 mila pazienti coinvolte, 50 mila delle quali avevano avuto un tumore al seno – hanno indicato una correlazione diretta e lineare tra numero di mesi di allattamento al seno e rischio relativo di neoplasia. Rispetto alle donne che non avevano mai allattato al seno, il cui rischio è stato considerato uguale a 1, il rischio scendeva a 0,98 per un periodo di allattamento inferiore a 6 mesi, a 0,94 per la fascia 7-18 mesi, a 0,89 per la fascia 19-30 mesi, a 0,88 per quella 31-54 mesi, e infine a 0,73 per quelle che avevano allattato per oltre 55 mesi. Dalle cifre emerge con evidenza l’effetto protettivo combinato delle gravidanze multiple e dell’allattamento al seno. L’entità della diminuzione del rischio non varia tra i Paesi sviluppati e quelli del Terzo mondo e non è influenzata da fattori quali l’età, la condizione menopausale, il numero di figli e l’età al momento del primo parto. È stato calcolato che nei Paesi sviluppati l’incidenza complessiva di cancro della mammella si ridurrebbe di oltre la metà (da 6,3 a 2,7 per ogni 100 donne all´età di 70 anni) se le donne di questi Paesi avessero lo stesso numero medio di figli e gli stessi periodi di allattamento comuni fino a pochi anni fa nelle nazioni del Terzo mondo. Sintomi I sintomi del tumore della mammella possono essere: · Un nodulo duro nel seno o nell’ascella – di solito non doloroso e che si presenta solo da un lato. · Un cambiamento nella grandezza o nella forma del seno. · Modifiche della pelle della mammella. · Cambiamenti nel capezzolo, come secrezioni inusuali o l’apparizione di rush cutaneo nell’area circostante. Tuttavia, il tumore in stadio iniziale può spesso non presentare alcun sintomo. La diagnosi precoce I medici raccomandano che le donne eseguano l’autopalpazione del seno una volta al mese e altri esami clinici annualmente per diagnosticare il tumore il prima possibile. Nella prima fase bisogna posizionarsi nude davanti allo specchio ed esaminare le mammelle, prima con le braccia sopra la testa, poi spingendo le mani sui fianchi, inclinate in avanti. Va controllato soprattutto se si osservano cambiamenti di forma o di grandezza del seno, lievi depressioni o retrazioni della pelle o dei capezzoli, rossore, dolore localizzato e secrezioni mai notate prima; la seconda fase va invece eseguita distese: con i polpastrelli delle tre dita centrali della mano va esaminata la mammella sul lato opposto con piccoli movimenti circolari in alto e in basso; va esercitata progressivamente una pressione lieve, moderata e profonda su ciascuna area del seno, senza sollevare le dita dalla pelle. Cambiando mano queste operazioni vanno ripetute sull’altra mammella. In Italia, dai 50 fino ai 69 anni è prevista la mammografia, a cadenza biennale. Fra gli esperti è in corso un dibattito sull’opportunità di anticipare questo esame di screening e alcune regioni, come l’Emilia Romagna, già si sono mosse per un’estensione (dai 45 ai 74 anni).  
   
 

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