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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Marzo 2007
 
   
  PARITÀ UOMO-DONNA: LOTTA ALLA VIOLENZA E SALARI UGUALI

 
   
  Strasburgo, 14 marzo 2007 - Il Parlamento europeo richiede più impegno nel garantire l´uguaglianza di genere e tolleranza zero nei confronti della violenza contro le donne, incluse le mutilazioni genitali, la poligamia e l´imposizione del burqa. Sollecita anche misure per favorire l´accesso al lavoro, colmare il divario retributivo rispetto agli uomini e promuovere l´imprenditoria femminile. Per conciliare vita privata e professionale suggerisce l´istituzione del congedo di paternità, ponendone il costo a carico della collettività. L´uguaglianza tra donne e uomini «è un diritto e un principio fondamentale dell´Ue» ma, nonostante i significativi progressi realizzati, «continuano a sussistere molte disuguaglianze fra donne e uomini». E´ quanto afferma il Parlamento con la relazione di Lia Sartori (Ppe/de, It) sulla comunicazione della Commissione in merito alla tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010. Inoltre, riconosce il doppio approccio per la promozione della parità tra i generi, basato sull’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e sulla contemporanea applicazione di specifici provvedimenti in tal senso. Tolleranza zero contro la violenza sulle donne - La violenza contro le donne «è la più diffusa violazione dei diritti dell´uomo, senza limiti geografici, economici o sociali». Inoltre, nonostante gli sforzi messi in opera a livello nazionale, comunitario ed internazionale, «il numero di donne vittime di violenze è allarmante». Il Parlamento chiede pertanto alla Commissione di presentare una proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e sollecita un miglior coordinamento e un rafforzamento delle misure europee e nazionali per la protezione giuridica della donna e dei bambini. Più in particolare, chiedono una «tolleranza zero» in caso di riduzione in schiavitù delle donne o nei casi di crimini commessi in nome dell’onore o della tradizione, di violenza, di traffico degli essere umani, di mutilazioni genitali femminili, di matrimoni forzati, di poligamia nonché di atti di privazione dell´identità (ad esempio l´imposizione del burqa, del niqab o di maschere). Gli Stati membri, d´altra parte, sono invitati a introdurre la registrazione obbligatoria degli atti di mutilazione genitale femminile effettuati da personale sanitario e a ritirare la licenza dei medici che li praticano. Rilevando poi la necessità di raccogliere al più presto dati confrontabili e affidabili sul traffico di esseri umani, ritengono utile effettuare uno studio sulla correlazione causale tra la legislazione sulla prostituzione ed il traffico ai fini dello sfruttamento sessuale e la diffusione delle migliori prassi, «comprese le azioni adottate in materia di domanda». Pari salario per pari lavoro - Il Parlamento chiede agli Stati membri di integrare o rafforzare i propri piani nazionali per l´occupazione e l´integrazione sociale al fine di inserirvi misure volte a favorire l´accesso delle donne al mercato del lavoro «in situazione di pari dignità e di pari retribuzione per pari lavoro». I deputati, infatti, deplorano che il divario retributivo tra i sessi ammonti tuttora al 15%, a vantaggio degli uomini. Sollecitano pertanto la Commissione a rivedere in via prioritaria la direttiva (75/117/Cee) che tratta questo aspetto e, in particolare, gli elementi attinenti agli ispettorati del lavoro e ai mezzi di ricorso disponibili in caso di discriminazioni. La invitano inoltre a garantire che tale direttiva «non comporti discriminazioni per le donne che si sono dedicate ai figli e hanno quindi una scarsa esperienza lavorativa». Occorre, inoltre, promuovere l´imprenditoria femminile e, tal fine, gli Stati membri sono invitati ad applicare strategie concrete e misure di agevolazione dell´accesso delle imprenditrici al credito e ai servizi bancari, soprattutto per quanto riguarda i microfinanziamenti e le misure a sostegno delle reti di imprenditrici. Dovrebbero poi nominare un responsabile nazionale per l´uguaglianza di genere nell´ambito dell´attuazione della Strategia di Lisbona, con il compito di partecipare all´elaborazione e alla revisione dei rispettivi piani nazionali nonché al monitoraggio della loro attuazione, al fine di favorire l´integrazione della dimensione di genere, segnatamente nel bilancio. Il Parlamento, inoltre, chiede che a livello Ue siano avviati progetti pilota sull´integrazione della dimensione di genere nel bilancio generale e dei programmi comunitari, in particolare nei Fondi Strutturali, e nei programmi relativi alla ricerca, ai consumatori e alla sanità pubblica. Politiche per conciliare vita familiare e professionale - Il Parlamento chiede alla Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le sue parti sociali, di incoraggiare la creazione di politiche di conciliazione fra vita familiare e vita professionale. Tra le misure ipotizzabili, i deputati chiedono che il costo della maternità e della paternità sia a carico della collettività, «al fine di sradicare comportamenti discriminatori in seno alle imprese e di contribuite al rilancio demografico», nonché di agevolare l’occupazione femminile. Ma ritengono anche necessario rendere più accessibili e flessibili i servizi di assistenza destinati a persone non autosufficienti (bambini, persone con disabilità o malattie croniche e anziani), tra cui strutture aperte anche di notte. Per incoraggiare attivamente i padri e i conviventi maschi ad avvalersi delle opzioni di orario flessibile e ad assumere la responsabilità dei compiti domestici e di quelli connessi alla famiglia, i deputati suggeriscono di istituire una prima forma di congedo di paternità e di avviare «l´attesa revisione» della direttiva (96/34/Ce) sul congedo parentale. Sollecitano inoltre la definizione di sistemi alternativi per assicurare la copertura pensionistica delle donne. Posti di responsabilità alle donne e lotta agli stereotipi - Il Parlamento chiede alla Commissione di promuovere la diffusione e l´adozione di buone prassi tese a favorire la partecipazione delle donne ai processi decisionali. Gli Stati membri dovrebbero inoltre individuare e perseguire obiettivi e termini chiari per l´aumento della partecipazione delle donne a tutte le forme di presa di decisioni e il potenziamento della loro rappresentanza nella vita politica. Per i deputati, poi, è importante promuovere la partecipazione delle donne nelle carriere scientifiche e nella ricerca, anche attraverso la previsione di soluzioni contrattuali, come borse di studio o lavoro part-time, per favorire la conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa. D´altra parte, il Parlamento sottolinea che dovrebbe essere promossa la diffusione di esempi positivi sia del ruolo delle donne nella società sia dei successi da esse ottenuti in tutti i settori. Ritenendo che ciò rappresenti uno strumento efficace per la lotta agli stereotipi negativi che devono affrontare le donne, i deputati chiedono alla Commissione di incoraggiare iniziative mirate a sensibilizzare i media attraverso, ad esempio, l´istituzione di tavoli di consultazione permanenti con gli operatori del settore. Anche gli Stati membri sono incoraggiati a adottare misure per eliminare gli stereotipi di genere, in particolare sul mercato del lavoro, e a promuovere la presenza degli uomini in settori e posizioni occupati prevalentemente da donne. La Commissione, invece, è esortata a inserire nella tabella di marcia i diritti dei transessuali e i problemi da questi affrontati, in linea con le recenti sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Sostegno all´integrazione delle immigrate - Il Parlamento chiede agli Stati membri e alla Commissione di adottare iniziative concrete per l´emancipazione e l´integrazione socioeconomica delle donne immigrate. Si tratta, più in particolare, di fornire un sostegno alla conoscenza della lingua, dei diritti e doveri che discendono dall´acquis comunitario, dagli accordi internazionali, dai principi e dalle leggi vigenti nel paese d´accoglienza (tra cui il divieto di poligamia nell´ambito del ricongiungimento familiare) e dei valori fondamentali dell´Unione. Occorrerebbe poi mettere a punto dei programmi di lotta contro la discriminazione nell’accesso al lavoro e sul luogo di lavoro, sostenere progetti imprenditoriali di donne immigrate «volti a mantenere e diffondere la ricchezza culturale dei loro paesi d´origine», nonché creare e favorire «spazi pubblici di partecipazione per le donne immigrate in cui esse siano rappresentate attivamente». I diritti delle donne nella politica esterna dell´Ue - La relazione considera che il rispetto dei diritti delle donne è un requisito fondamentale, al pari degli altri diritti umani, nell´ambito dei negoziati di adesione con i paesi candidati e sottolinea che deve essere una condizione essenziale delle politiche di vicinato, estera e di sviluppo dell´Ue. In tale contesto invita la Commissione e gli Stati membri, nel quadro dei loro programmi di sviluppo, ad esaminare metodi preventivi per la lotta contro la violenza sessuale e la tratta di esseri umani in vista del loro sfruttamento sessuale, per scoraggiare la violenza nei confronti delle donne e per garantire assistenza medica, sociale, legale e psicologica sia alle donne sfollate a seguito di conflitti che alle altre migranti. I deputati, inoltre, chiedono alla Commissione di prendere misure per garantire alle donne i diritti alla salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva e ribadiscono che è essenziale, in particolare per la lotta contro l´Hiv/aids, «ampliare l´accesso alle informazioni relative alla salute sessuale e riproduttiva e ai servizi sanitari». Sollecitano poi «sforzi più incisivi» per proteggere le giovani donne da ogni forma di violenza (compresi lo stupro, lo sfruttamento sessuale e l´arruolamento forzato nelle forze armate), nonché per incoraggiare politiche e programmi intesi a promuovere la tutela dei diritti delle ragazze nelle situazioni di conflitto e post-conflitto. Nelle politiche a favore dell´Africa e nelle strategie di sviluppo nazionali dei paesi africani, infine, dovrebbe essere promossa la ratifica e l´attuazione del Protocollo di Maputo che prevede la condanna e la proibizione di tutte le forme di mutilazioni genitali. .  
   
 

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