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Notiziario Marketpress di
Giovedì 21 Novembre 2013 |
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PAVIA, PRIMI SEGNALI DI RIPRESA NEL III TRIMESTRE 2013
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Pavia, 21 novembre 2013 - Continua il lungo periodo di sofferenza dell’industria pavese che registra ancora, nel trimestre estivo, seppur con valori meno negativi rispetto ai periodi precedenti, un calo della produzione, su base annua, pari al 2,3%, ed una lieve flessione, contenuta in due decimi di punto (â€0,21%) che dimostra una sostanziale stabilità, nel dato produttivo congiunturale. Complessivamente il quadro economico dipinto dall’analisi congiunturale trimestrale dell’industria manifatturiera pavese, realizzata dall’Ufficio Studi di Camera di Commercio in collaborazione con Unioncamere Lombardia, Regione Lombardia, Confindustria e Associazioni Artigianato su un numero rappresentativo di imprese del settore, mostra dunque un’attenuazione della dinamica recessiva della produzione manifatturiera nel terzo trimestre dell’anno, confermata, peraltro, da altri indicatori positivi, che lasciano sperare in una prima timida inversione del percorso discendente dell’attività industriale del territorio. Anche in provincia di Pavia si iniziano ad avvertire i primi timidi segnali di un possibile rilancio dell’economia, come segnalato ultimamente da più parti anche a livello nazionale. I livelli produttivi, tuttavia, accumulano il decremento sofferto negli anni di crisi e continuano nel processo di discesa, giungendo a quota 88,52, un valore di minimo storico secondo solo a quello riscontrato nella provincia nel secondo trimestre 2009 (l’anno peggiore della crisi) e molto lontano sia dalla quota base (2005=100), sia dai valori preâ€crisi. Il trend dell’indice grezzo che misura il volume della produzione descrive, infatti, una curva che rimane molto al di sotto e in controtendenza rispetto a quella lombarda. Nel confronto territoriale, la dinamica della produzione industriale pavese, per il trimestre di riferimento, presenta una variazione congiunturale di stazionarietà identica a quella regionale (â€0,2%) in contrasto con il dato tendenziale, positivo in Lombardia per oltre 6 decimi di punto percentuale. La dimensione regionale di questo indicatore offre tuttavia altri segni negativi in corrispondenza delle province di Cremona, Sondrio, Varese e Monza Brianza mentre, come testimonia il grafico successivo, la variazione annua è stata positiva per tutte le restanti 7 province. Se l’ottica temporale si estende ai primi nove mesi dell’anno invece solo Mantova e Lodi sono in territorio positivo. In questo caso, la variazione media della produzione pavese, tra gennaio e settembre 2013, allunga la distanza sul corrispondente periodo fino a â€3%. L’analisi settoriale relativa alla produzione evidenzia, in sintesi, per il trimestre di riferimento, incrementi tendenziali positivi per l’abbigliamento, il tessile e la gommaâ€plastica, mentre rispetto ai tre mesi precedenti spunta valori positivi, oltre all’abbigliamento, soltanto la siderurgia. La disaggregazione per classe dimensionale mostra flessioni produttive per le imprese medie e piccole (rispettivamente â€7,2,% e â€4,9% la variazione tendenziale della produzione) mentre gli aziende più grandi dimostrano di saper affrontare meglio le difficoltà della crisi. Se si considerano le altre variabili indagate dalla presente analisi, il segno positivo appare sia negli indicatori congiunturali sia in quelli tendenziali. Il trend degli ordini del mercato interno recupera oltre l’8% su base annua e il 7,3% rispetto al trimestre precedente e continua l’incremento delle commesse estere che spuntano performances positive, sia rispetto ai mesi estivi del 2012 (+4%), sia rispetto al secondo trimestre dell’anno (+3,4%). Anche il fatturato registra segnali di miglioramento attestandosi su valori di stabilità (+0,9% dato tendenziale e â€0,1% dato congiunturale). La ripresa ciclica della domanda estera si è riverberata, in senso positivo, sulle vendite del trimestre (+3,7%, dato deflazionato e corretto per giorni lavorativi) che hanno inciso a loro volta sulla quota di fatturato estero sul totale, che passa dal 27 al 32 per cento, nel trimestre estivo. Allargando il novero degli indicatori relativi al terzo trimestre dell’anno, si può verificare come il tasso di utilizzo degli impianti (dato destagionalizzato), nella nostra provincia, sia rimasto sostanzialmente invariato, collocandosi attorno al 55,4%. Viceversa, il periodo di produzione assicurata è aumentato, andando a toccare un valore pari a 34,4 mentre le scorte di prodotti finiti e di materie per la produzione hanno conosciuto un lieve decremento. Proprio in considerazione del tasso di attività degli impianti, ancora inferiore alla capacità produttiva ottimale, si può quindi intuire, sulla base del quadro congiunturale emerso, come gli spazi per un incremento della produzione e del fatturato, soprattutto di derivazione estera, siano ancora possibili. L’occupazione per l’industria ripropone sul nostro territorio un saldo ancora negativo (â€0,4%) che, tuttavia, tende ad annullarsi e che rimane in linea con i primi due trimestri dell’anno. Tale risultato è interamente imputabile all’aumento del tasso di uscita a fronte di un tasso d’ingresso che rimane stabile. Segnali di distensione arrivano inoltre dai dati sulla Cig, grazie alla riduzione sia della quota di aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione (27,9%), sia della quota sul monte ore (2,1%) anche se per ora non è possibile dire con precisione se questo dato sia frutto di una minore richiesta di sostegno alle aziende oppure della limitatezza delle risorse economiche a disposizione o infine derivi dal fatto che alcune nostre aziende non ne abbiano più diritto. L’artigianato manifatturiero pavese segue l’andamento dell’industria e conferma nel dato congiunturale (+0,01%) i segnali di stabilizzazione anticipati dalla produzione nel trimestre precedente. Anche il dato tendenziale sospende la discesa, che continuava da oltre cinque trimestri e, pur se ancora negativo (â€0,59%), spunta un valore prossimo allo zero. Il quadro che emerge dai dati del terzo trimestre dunque si configura, per il settore artigianato della provincia, come una stabilizzazione dei livelli produttivi che interrompe il trend negativo degli ultimi periodi registrando un indice di produzione che sale a quota 70,4 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100) e che disegna una curva che inverte, anche se lievemente, la tendenza. Gli ordinativi acquisiti nel trimestre dalle imprese manifatturiere artigiane rimangono in territorio negativo, anche se solo per alcuni decimi di punto percentuale, e ripropongono una divaricazione degli andamenti in funzione del mercato di destinazione: più sfavorevoli per l’interno (â€0,7%) e più vantaggiosi per il mercato estero (â€0,3%). Il fatturato totale cresce, sia rispetto al corrispettivo periodo dello scorso anno (+2,65%), sia rispetto ai tre mesi precedenti (+1,83%). Meno brillante invece la ricaduta dell’incremento delle esportazioni delle aziende artigiane che non produce un effetto significativo sui risultati complessivi che evidenziano al contrario una diminuzione della quota del fatturato estero sul totale che si attesta sul 2,8% (dato destagionalizzato). Il portafoglio ordini si riduce, assicurando poco meno di 23 giornate di produzione nel trimestre, e si registra una leggera flessione dell’utilizzo degli impianti che scende al 60,7%, posizionandosi comunque su livelli più elevati rispetto a quelli medi dello scorso anno. In questo contesto economico, caratterizzato da luci e ombre, anche le aspettative degli imprenditori industriali, per l’ultimo quarto del 2013, sembrano adeguarsi all’incertezza del momento e, a previsioni positive limitatamente alla produzione e alla domanda interna, affiancano pronostici negativi per l’occupazione e per la domanda estera, entrambe in rafforzamento nei trimestri precedenti. Nel caso dell’artigianato tutte le aspettative sono in territorio negativo ed in peggioramento, solo la domanda estera sembra contenere la sfiducia degli imprenditori artigiani. "I segnali emersi dall´indagine congiunturale nella nostra provincia - commenta Giacomo de Ghislanzoni Cardoli, presidente della Cdc di Pavia - anche se più vicini alla stabilitàche a un recupero effettivo, fanno sperare che le previsioni macroeconomiche positive previste per fine anno e per l’inizio dell’anno nuovo si avverino. Si parla di cifre percentuali modeste per questo terzo trimestre del 2013 (che †non bisogna dimenticare †include l’´anomalo´ periodo estivo) che non sciolgono l’incertezza sul carattere e sull’intensità della ripresa ma che concedono qualche timida speranza. A fianco di questi indizi incoraggianti, permangono tuttavia alcune note dolenti tra cui i dati relativi all’occupazione, che purtroppo continuano ad essere critici e con poche prospettive di recupero a breve termine, e quelli riguardanti la situazione di criticità che vivono molte nostre imprese nei vari settori. La Camera di Commercio ha attivato e si sta impegnando in strategie di intervento, anche in collaborazione con altri attori del territorio, tese a recuperare il massimo di competitività del sistema economico provinciale sia attraverso il rafforzamento del tessuto produttivo sia stimolando le capacità delle nostre imprese ad internazionalizzarsi e ad innovarsi, nella consapevolezza che la ripresa passa attraverso queste leve". Dal canto suo, Alberto Cazzani, presidente di Confindustria, sottolinea come "i dati congiunturali del terzo trimestre 2013 ripropongono, purtroppo, la debolezza dell’andamento dell’economia pavese, soprattutto nel comporto industriale, in controtendenza anche nel confronto regionale. A farne le spese gran parte del settore manifatturiero, motore fondamentale del nostro territorio, ed in particolare la piccola e media impresa. L’analisi settoriale relativa alla produzione evidenzia, infatti, per il trimestre di riferimento, incrementi tendenziali positivi solo per l’abbigliamento, il tessile e la gommaâ€plastica, mentre rispetto ai tre mesi precedenti spunta valori positivi, oltre all’abbigliamento, soltanto la siderurgia. Inevitabili, quindi, le ripercussioni anche sull’occupazione che mostra una variazione negativa dello 0,4% nel saldo tra gli ingressi e le uscite. In conclusione, l’Europa è in crisi, l’Italia è ferma, Pavia arretra. Temo quindi che le conseguenze della deindustrializzazione siano state sottovalutate e che non si sia fatto abbastanza per contrastarla e che non si faccia ancora abbastanza per salvare l’industria. Dobbiamo, infatti, adeguarci alle trasformazioni in corso, che comportano la necessità di innovare, di diversificare, di internazionalizzarsi, di far crescere le dimensioni delle nostre Pmi. Confindustria Pavia lavorerà ad un vero e proprio piano industriale del territorio. Abbiamo la necessità di capire bene come sta cambiando l’industria nella nostra provincia, cosa fare per salvaguardare il grande patrimonio di conoscenze della Pmi manifatturiera, e cosa fare per favorire lo sviluppo di nuovi settori, quali insomma le traiettorie di sviluppo. |
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