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Notiziario Marketpress di Venerdì 22 Novembre 2013
 
   
  LETTERA APERTA DEGLI IMPRENDITORI BALNEARI

 
   
  Nell’ardente dibattito mediatico e politico accesosi a seguito della cosiddetta ‘vendita delle spiagge’, i soli a cui non è stato concesso manifestare la propria opinione sono stati i diretti interessati, titolari delle 30.000 imprese balneari italiane. Affidiamo, quindi, le nostre osservazioni a questa lettera, puntualizzando che, negli emendamenti "incriminati", nessuno propone o legittima: · la vendita di tratti di spiaggia ma esclusivamente delle superfici occupate da strutture destinate a fornire i servizi balneari e quelli accessori e che ormai spiaggia non sono più; · la sanatoria di eventuali abusi perché l’alienazione riguarderebbe le superfici coperte realizzate dietro debita autorizzazione e sulle quali non siano stati realizzati abusi edilizi; · la selvaggia cementificazione: le leggi lo impediscono e, se i litorali italiani sono stati preservati dall’edilizia selvaggia, è anche grazie a chi ha salvaguardato le coste perché la loro integrità rappresentava il bene più importante della propria azienda; · un prezzo di favore perché l’alienazione dovrà avvenire “sulla base delle valutazioni correnti di mercato”. Abbiamo, invece, assistito sulla nostra pelle a una colossale mistificazione di queste proposte e a una palese strumentalizzazione degli importi dei canoni demaniali con l´esito calunnioso di criminalizzare la categoria. In questa sede ribadiamo la nostra disponibilità, espressa da lungo tempo e in ogni sede, a rivedere i meccanismi di calcolo dei canoni per renderli più equi e precisiamo che il canone demaniale costituisce solo una parte del trattamento fiscale complessivo riservato alle nostre imprese che, tra l´altro, comprende: · l’Iva al 22% invece che al 10% come per tutte le altre imprese turistiche; · l’Imu che siamo gli unici a dover pagare anche se affittuari e non proprietari; · la Tares che viene calcolata sull’intera superficie oggetto di concessione (fino alla battigia!). Altro che “potente lobby di privilegiati”: conferiamo allo Stato ciò che ci viene chiesto e non si tratta di cespiti irrilevanti per attività prettamente stagionali. Le 30.000 piccole imprese - stabilimenti balneari ma anche alberghi, ristoranti, discoteche, campeggi e altro ancora - nelle quali lavorano 100.000 addetti diretti, meritano rispetto e considerazione e non demagogiche prese di posizione pregiudiziali. Per la sopravvivenza di questo settore chiediamo agli organi competenti un sereno esame delle proposte, tese a far uscire il comparto da anni di strumentali incertezze che hanno causato il blocco degli investimenti, falcidiato le imprese e reso precaria un’attività che, come ogni altra, ha il diritto di guardare con serenità al proprio futuro.  
   
 

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