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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Novembre 2013
 
   
  ACQUA NELLE MARCHE: CHIODI, SISTEMA AL COLLASSO. I COMUNI INTERVENGANO

 
   
   Pescara, 26 novembre 2013 - Il Sistema idrico regionale "è al collasso e rischia il tracollo" con il pericolo "di una parziale privatizzazione nel 2014". La denuncia arriva dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, che nel corso di una conferenza stampa ha lanciato un vero e proprio atto di accusa ai Soggetti gestori ed un invito "ai Comuni ad agire direttamente sui consigli di amministrazione delle società in modo da eliminare le criticità". La situazione illustrata dal presidente Chiodi e dall´assessore ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo, sembra non avere appello. Esiste un carico di debito dei Soggetti gestori che supera i 300 milioni di euro, gli investimenti sono bloccati perché le società non stanno portando avanti gli accordi quadro con il governo, i costi di gestione delle società stesse hanno raggiunto picchi elevatissimi con assunzioni di personale amministrativo "fuori da ogni logica gestionale e di mercato". Per dare un´idea della difficile situazione, Chiodi ha fornito alcune cifre sull´indebitamento di esercizio: "l´Aca chiuderà il 2012 con un passivo di 105 milioni, la Ruzzo Reti è sotto di 95 milioni, il Cam che peraltro non ancora approva il proprio bilancio preventivo, rischia un indebitamento per il 2012 di 62 milioni, mentre quello della Sasi potrebbe toccare quota 42 milioni. Tutto ciò - ha ribadito Chiodi - mette a rischio la continuità del servizio". Il blocco degli investimenti, invece, avrà conseguenze soprattutto sul fronte della depurazione, settore nel quale "la Giunta regionale ha messo disposizione 70 milioni di euro dai Fas". "Il progetto di disinquinamento del fiume Pescara è bloccato per i debiti dell´Aca, stessa cosa per il depuratore di Pescara con il reale pericolo che la città più grande d´Abruzzo rimanga senza depurazione. Nella Marsica esistono le opere ma non sono funzionanti; nel teramano ci sono pesanti ritardi nell´attuazione dell´Apq". Da qui l´invito della Regione ai Comuni "ad attivarsi nel più breve tempo possibile, non avendo la Regione alcun potere di intervento, diretto e indiretto, sui soggetti gestori" che sono società private regolate dal codice civile. "Ma i Comuni hanno poteri - insistono Chiodi e Di Paolo - perché sono i principali soci di dette società, conferendo capitali propri che poi sono soldi pubblici. Insistiamo su questo punto perché abbiamo, netta, la sensazione che le amministrazioni comunali non abbiano percepito quanto sta avvenendo. Dal loro comportamento dipenderà il futuro dell´acqua, per questo la Regione chiede misure forti di cambiamento, come programmi industriali affidati a management capaci, attuazione di Piani di rientro dei debiti, programmi di investimento che siano conformati alla tariffa applicata". L´appello del presidente della Regione, Gianni Chiodi, e dell´assessore ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo, ai Comuni cade a 40 giorni dal 31 dicembre 2013, quando dovranno essere pubblicate le relazioni sulla permanenza dei requisiti per l´affidamento del servizio in house. "Passaggio delicatissimo - avverte il Presidente - perché rischia di saltare il sistema dell´affidamento in house. La legge nazionale prevede infatti che per affidare in house il servizio le Spa dovranno dimostrare di essersi sottoposte a ´controllo analogo´, di adeguarsi agli indirizzi di Ato e Commissario unico regionale e soprattutto di avere il requisito di affidabilità dal punto di vista finanziario e economico. Allo stato, con i dati in nostro possesso, il sistema di affidamento diretto alle società in house potrebbe saltare" e l´asciare il posto alla gara europea ad evidenza pubblica. "Siamo i primi a voler difendere la gestione pubblica dell´acqua, ma sono anni che il Commissario unico insegue il senso di responsabilità dei Comuni e il loro impegno concreto, in qualità di soci delle aziende, ad una gestione coerente con la legge, la sostenibilità finanziaria e il principio del controllo analogo". In sostanza, Chiodi chiede che "la politica e i politicanti rimangano fuori dalla gestione diretta e indiretta dell´acqua". "Rimanendo nella situazione attuale - ha concluso l´assessore Angelo Di Paolo - e senza un intervento immediato delle amministrazioni si va verso l´ingovernabilità del sistema idrico, con il reale pericolo della fine del regime pubblico dell´acqua".  
   
 

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