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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Dicembre 2013
 
   
  TORNA ALLA LUCE IL TESORO NASCOSTO E FIRENZE AVRÀ UN NUOVO MUSEO NELL´OSPEDALE DI SANTA MARIA NUOVA

 
   
  Fiernze, 5 dicembre 2013 - Uffizi, Pitti, Bargello, Accademia e… Santa Maria Nuova. Questo si potrebbe leggere sulle guide turistiche di Firenze a partire dal 2014. Quando, terminati i lavori di recupero, dal nuovo accesso all’ospedale si potrebbe accedere al museo con gli oltre 750 capolavori conservati nel più antico ospedale ancora in funzione al mondo, dove dal 23 giugno 1288, quando fu fondato, non si è mai smesso di curare le persone. I cinque affreschi di Antonio Cercignani, detto il Pomarancio, databili tra il 1613 e il 1616, che campeggiano sotto al portico disegnato dal Buontalenti nel Cinquecento, sono appena stati restaurati e sono già visibili da dietro le palizzate che ancora “nascondono” il lato destro dell’ospedale, dove appunto ci sarà il nuovo accesso all’ospedale. Quello attuale condurrà solo agli uffici della direzione dell’Azienda sanitaria di Firenze, raggiungibili dallo scalone monumentale da cui si vede incombere la Cupola del Brunelleschi e che ospita la scultura della vergine Clelia, un’acquasantiera originariamente collocata all’ingresso della chiesa di Sant’egidio. Da lì si accederà anche al salone di Martino V realizzato nel 1419 per ricevere la visita del Papa e al chiostro che ospita il tempietto Galli Tassi, inaugurato, dopo il restauro, proprio oggi. L’azienda sanitaria ha presentato a Comune e Regione una prima proposta di percorso museale che potrebbe rendere tutto questo patrimonio visitabile dal pubblico senza intralciare il lavoro che 120 medici, 265 infermieri, 72 operatori socio sanitari e 45 fra tecnici e amministrativi svolgono quotidianamente per salvare vite e restituire salute. «Abbiamo chiesto che venga inserito nella rete delle offerte culturali e artistiche della città», dice la direttrice amministrativa dell’Azienda sanitaria fiorentina Maria Chiara Innocenti. Se il progetto verrà approvato ci sarà dunque un percorso per andare a farsi misurare le transaminasi o la glicemia nel sangue o per poter far visita al parente ricoverato a cui è stata asportata la colecisti, uno se si arriva in ambulanza, un altro per chi deve andare negli uffici della direzione dell’Azienda e, infine, uno per chi è innamorato dell’arte del Rinascimento. Quest’ultimo percorso consentirà, senza intralciare le barelle o dar fastidio a chi da un reparto viene accompagnato dall’infermiere in carrozzina a eseguire una ecografia, di vedere la lunetta in terracotta raffigurante una Madonna con bambino, attribuita a Nanni di Bartolo, collocata nel chiostro delle medicherie, l’affresco di Alessandro Allori nel chiostro della Samaritana, la scultura della vergine Clelia, un’acquasantiera originariamente collocata all’ingresso della chiesa di Sant’egidio e ora posta sullo scalone che conduce al salone di Martino V, la lastra tombale scolpita nel marmo di Monna Tessa. E ancora la Madonna con bambino di Andrea Della Robbia recentemente esposta a Pechino, lo sportello di tabernacolo del Ghiberti, l’affresco di Bicci di Lorenzo, la terracotta di Dello Delli fino a gennaio esposte al Louvre di Parigi nella mostra "La primavera del Rinascimento". Quadri, statue, candelabri, pale d’altare, paramenti e reliquari, un’anfora - l’oggetto più antico ma non il più raro -, una raccolta di pendole e orologi tutti ancora in funzione. Capolavori frutto di donazioni che si sono susseguite nel tempo a testimonianza del profondo legame tra la città e il suo più importante luogo di cura. Una parte di questo patrimonio, quando le necessità di conservazione delle opere sono entrate in conflitto con le esigenze ospedaliere, è stata peraltro affidata a vari musei fiorentini – dall’Accademia allo Spedale degli Innocenti, dal Museo di San Marco agli Uffizi – e il “Ritratto di Tommaso e Maria Portinari” di Hans Memling è oggi visibile al Metropolitan Museum di New York. Oppure è il caso del rarissimo e prezioso erbario del Settecento, 1935 esemplari presumibilmente raccolti dal botanico Ottaviano Targioni Tozzetti fra le piante officinali che un tempo i monaci coltivavano in uno dei chiostri del complesso per poi preparare i loro medicamenti: ora è custodito al Museo di storia naturale della Specola. In un’area sotterranea dell’ospedale, dove si trovano anche le vasche di pietra presumibilmente usate dalla famiglia Portinari per la tintura dei tessuti ed intorno alle quali è ipotizzabile che Leonardo da Vinci tra il 1505 e il 1507 abbia eseguito alcuni dei suoi celebri disegni anatomici, si ipotizza che in futuro vengano esposti anche gli affascinanti strumenti chirurgici e le dotazioni mediche del passato che il Centro di documentazione per la storia dell’assistenza e della sanità ha pazientemente raccolto.  
   
 

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