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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Dicembre 2013
 
   
  PUGLIA: LOTTA A LAVORO NERO

 
   
   Bari, 10 dicembre 2013 – Di seguito l’ intervento dell´assessore al Lavoro, Leo Caroli, sulla questione del lavoro nero: Tutti i Paesi industriali sono uguali davanti al lavoro nero: ne utilizzano molto. Purtroppo, l’italia è più uguale degli altri e ne utilizza di più. Le stime più recenti (Corte dei Conti alla Commissione Finanze del Bilancio, indagine Cgia , indagine centro studi Krls..) dicono che il lavoro sommerso equivarrebbe al 21% dell’economia legale del Paese: primi in Europa seguiti da Grecia 20,8%, Romania 19,2%, Bulgaria 18,7/, Slovacchia 17,2% e via scendendo. Il sommerso in Italia ha un valore di 340 miliardi. Un’enormità sottratta alla ricchezza del Paese, alla sua competitività, che mette in crisi sempre più grave le imprese che restano in chiaro e sfidano il mercato globale pagando tasse, contributi e salari contrattuali. Il lavoro nero non ha confine e lo si ritrova in tutti i settori produttivi, in ogni professione, in tutte le fasce di età ed in ogni regione: se in Puglia il nero dell’agricoltura è stimato al 20%, nel triveneto raggiunge il 29% ed in Lombardia addirittura il 31%. Circa 3,5 milioni di persone ne sono coinvolte. Una delle ragioni va ricercata nella catena degli appalti e dei subappalti. E’ una catena troppo lunga di contoterzisti che, oltre il 2’ o 3’ anello, annulla ogni capacità resistente dell’azienda che per sopravvivere può decidere di passare al nero. Se ne avvantaggiano le committenti, ne pagano il prezzo più alto gli operai che sono all’ultimo anello della catena di sfruttamento. Una seconda ragione è l’ossessione tutta italiana per il costo del lavoro. Troppe imprese fanno poca ricerca, poca formazione del personale, non pensano all’innovazione del prodotto e finiscono per cercar presunta competitività agendo sul costo del lavoro, sommergendo nel nero almeno una parte delle proprie attività. Una terza causa sta nella deregolamentazione del mercato del lavoro , nella proliferazione dei contratti di lavoro atipici. Soprattutto in periodo di crisi, a furia di individualizzare i rapporti di lavoro, le parti finiscono col mettersi d’accordo sul più individuale e diretto dei rapporti, quello a nero! In questo quadro, la Regione Puglia ha dichiarato guerra al nero. A)aiutando le aziende ad aggregarsi e consorziarsi. Perché nella globalizzazione “piccolo non è più così bello” come una volta e nella dimensione più grande competi di più e meglio , senza ricorrere ad illegalità. Significativo è l’esempio delle aziende barlettane associatesi nel consorzio 5 stelle (le stelle sono le 5 donne morte sotto le macerie del palazzo crollato aarletta sul sottostante laboratorio in nero) ed aderenti al protocollo con la regione che ne rilancia e regolamenta le attività: dai sottoscala a riferimento produttivo globasle nel mercato dei presidi per la sicurezza). B)sostenendo significativamente gli investimenti per ricerca, innovazione, formazione e riqualificazione del personale e per la sicurezza. Incentivando contestualmente l’occupazione a tempo indeterminato. Perché il mix tra processi produttivi e prodotti di qualità + personale ben retribuito, con lavoro stabile e tutelato, è la formula che contribuisce in maniera determinante al successo aziendale ed alla creazione di ricchezza collettiva, genera sicurezze e rende sostenibile il futuro. C)attuando la legge regionale 28 del 2006 che ha prodotto i bandi per il sostegno all’emersione nel settore del turismo, dell’agricoltura e dell’edilizia, portato all’assunzione di centinaia di lavoratori, anche stagionali, prima in nero, ed alla sperimentazione degli indici di congruità perché possano essere espulse da ogni contribuzione ed aiuto pubblico le aziende che ricorrono al sommerso. Infine, nei mesi scorsi, la Regione Puglia ha sottoscritto col Ministero degli Interni, i Prefetti della regione, la Guardia di Finanza, l’inps, l’inail, la direzione regionale del lavoro, coinvolgendo il nucleo specializzato dei carabinieri e le questure, il primo protocollo in Italia che non si limiti ad enunciare i buoni propositi per contrastare l’illegalità nel mondo del lavoro ma finanzia con 800.000 euro un piano coordinato d’interventi del gruppo interforze nelle aree territoriali e nei settori produttivi maggiormente interessati al fenomeno del sommerso. In particolare: nell’area murgiana del mobile imbottito, in quella foggiana ed altosalentina del lavoro agricolo ed extracomunitario, nel settore dei trasporti, del tessile-abbigliamento-calzaturiero ed in quello edile. Purtroppo, manca una legge nazionale per l’emersione e non c’è traccia, oltre gli annunci, di una vera lotta all’evasione su scala nazionale. Allora, in Puglia proviamo a supplire agendo sulle due facce della medaglia: da una parte, con le misure che rendono “conveniente” per le imprese la scelta per l’emersione; dall’altra , con controlli, verifiche e repressione senza se e senza ma. Eppure, tutto ciò non basta ancora. Ci vuole un ultimo tassello nel mosaico: Nel nuovo anno erogheremo le somme (circa 500.000euro) per i progetti risultati ammissibili al finanziamento previsto dalla legge regionale 28/2006. Sono stati presentati da scuole, istituti scolastici ed enti locali per educare alunni e studenti alle buone pratiche, non solo nel mondo del lavoro, avverso ogni forma di elusione contrattuale e normativa (pratica sottosalario), di evasione fiscale e contributiva( scontrino non emesso, fattura su richiesta!!), di sfruttamento della persona sull’altra persona. Insomma, la Puglia rimane in prima linea ed investe anche sulla cultura della legalità e della sicurezza, sui giovani, sulle scuole per evitare che il nero, l’illecito, l’illegale diventino davvero elemento strutturale dell’economia di un intero Paese.  
   
 

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