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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Gennaio 2014
 
   
  GIOVANI E VIOLENZA, ROSSI SCRIVE AL CORRIERE FIORENTINO

 
   
  Firenze, 15 gennaio 2014 - Una lettera indirizzata al direttore del Corriere Fiorentino con una serie di riflessioni sui recenti fatti di cronaca che hanno avuto al centro atti di violenza tra giovani. Il presidente della Regione Enrico Rossi propone alcune chiavi di lettura del fenomeno in crescita in tutta Europa e sottolinea come il primo sforzo debba essere fatto da parte delle amministrazioni pubbliche. La lettera è stata pubblicata sull´edizione di oggi del quotidiano, con il titolo "Empoli e un demone: la violenza tra i giovani". Qui di seguito, il testo della lettera pubblicata sul Corriere Fiorentino. Empoli E Un Demone: La Violenza Tra I Giovani - Caro direttore, la violenza giovanile e di genere è tornata bruscamente alla ribalta delle cronache. L´ultimo episodio è avvenuto nel centro di Massa. Qualcosa di simile era accaduto il 25 aprile del 2011 in Maremma, durante un posto di blocco nei pressi di un rave party. Sabato scorso si è invece saputo di quello che era successo lo scorso ottobre a Empoli, in un contesto diverso, con un ragazzo di etnia cinese picchiato da un gruppo di coetanei. Si è parlato di un fenomeno nuovo con caratteristiche neo-tribali e non di semplice bullismo. Sono d´accordo. A Empoli può aver contribuito la complessità dei processi di integrazione, cui si aggiunge il degrado delle nostre città, in cui i ghetti e le periferie hanno finito per comprimere i centri storici, divenuti contesti extraterritoriali disposti a ospitare conflitti senza alcuna mediazione. Bisognerebbe tuttavia evitare di confondere fatti di cronaca che maturano in contesti diversi fra loro, difficili da accomunare e che coinvolgono giovani in diverse fasce d´età. La Toscana non ha alcun primato negativo. Non siamo un´eccezione. Le inchieste e le statistiche più recenti ci confermano che la violenza giovanile nei luoghi pubblici è aumentata in tutta Europa più di quella domestica e scolastica. Perfino nella «pacifica» Svizzera (mi riferisco alle ricerche coordinate dal sociologo Denis Ribeaud). Lo spazio della città e della periferia è più esposto a questo tipo di violenza di quanto non lo sia quello dei piccoli Comuni o delle aree rurali. Un´analisi più dettagliata dei dati relativi ai momenti della giornata in cui hanno luogo questi fatti ci dimostra che la vita notturna è certamente il contesto più fragile, per vari motivi, tra cui il consumo di alcolici e di droghe pesanti. Questo ovviamente non spiega tutto, ma d´altro canto non si può credere nella mistica della violenza. Rispetto al clamore hanno un peso anche l´aumento delle denunce e il ruolo dell´informazione. Un rapporto recente della Regione Toscana sulla «violenza di genere» dimostra che nell´ultimo triennio il numero delle donne che hanno denunciato di aver subito violenza si è triplicato; non solo per un aumento oggettivo ma anche per la presenza di centri di ascolto e consultori sanitari in cui è più facile entrare e condividere i propri problemi più intimi. A questo aggiungo una valutazione di carattere più politico e personale. Penso che la violenza, in tempi di riflusso di povertà e di profonda crisi sociale - in cui lo Stato non è più in grado di interventi tempestivi di carattere generale (produrre anzitutto istruzione e lavoro) - torna a esser un modo assurdo di esprimere il proprio male e la propria rabbia, con esiti irreversibili. Una violenza che può colpire le donne e gli omosessuali, ancor più se extracomunitari. Non poco è dipeso anche dallo scadimento della vita pubblica e del linguaggio politico. E come se la violenza verbale e fisica fosse stata sdoganata come ordinario terreno d´espressione pubblica. Tanto più in una comunità di relazione apparentemente aperta e multilaterale, ma in realtà dominata da social opinion leaders cinici e dai tempi comunicativi virali e asserviti all´esibizionismo. Lo sforzo delle amministrazioni dovrebbe essere quello di agire sullo spazio urbano per creare connessioni fisiche e intellettuali sempre più rapide e interattive e rendere moderne e fruibili le aree circostanti ai luoghi della vita scolastica e notturna. Rispondere alla crisi dello Stato sostenendo la creatività e il fermento giovanile e promuovendo con ogni mezzo la crescita intellettuale. Bisogna fermare questo fiume di sangue occupandoci di chi soffre in silenzio, dando protezione e difesa a chi non ne ha; aiutare i nostri giovani a immaginare il proprio futuro senza il demone dell´esclusione sociale. Chi si occupa del bene comune prima di invocare la scorciatoia di misure repressive dovrebbe aver chiaro l´orizzonte in cui si svolgono le vite dei più deboli, che - come le foglie più esposte - sono pronte a cadere ai primi colpi di vento. Enrico Rossi presidente della Regione Toscana.  
   
 

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