Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 22 Gennaio 2014
 
   
  OCCUPAZIONE E SVILUPPI SOCIALI: IL RAPPORTO ANNUALE EVIDENZIA LE MINACCE DELLA POVERTÀ LAVORATIVA IN EUROPA

 
   
   Bruxelles, 22 gennaio 2014 - Il sensibile aumento della povertà tra la popolazione in età lavorativa è una delle conseguenze sociali più tangibili della crisi economica. Se si dovesse confermare la polarizzazione delle retribuzioni, dovuta in particolare all´aumento del lavoro a tempo parziale, una riduzione graduale dei livelli di disoccupazione potrebbe non essere sufficiente ad invertire la tendenza. È questa una delle principali conclusioni del rapporto 2013 su occupazione e sviluppi sociali in Europa, che esamina anche l´impatto positivo delle prestazioni sociali sulla probabilità di ritorno al lavoro, le conseguenze dei persistenti squilibri di genere e la dimensione sociale dell´Unione economica e monetaria (Uem). Il rapporto dimostra che l´accettazione di un posto di lavoro può aiutare a uscire dalla povertà, ma solo nella metà dei casi: molto dipende dal tipo di lavoro trovato e dalla composizione del nucleo familiare e dalla situazione del partner sul mercato del lavoro. "Per una ripresa duratura, che non si limiti soltanto a ridurre la disoccupazione ma faccia anche diminuire la povertà, dobbiamo preoccuparci non solo della creazione di posti di lavoro, ma anche della loro qualità", ha dichiarato László Andor, Commissario per l´Occupazione, gli affari sociali e l´integrazione. Impatto positivo delle prestazioni sociali e delle indennità di disoccupazione - L´analisi condotta nel rapporto dimostra che, contrariamente a quanto comunemente ritenuto, i beneficiari di prestazioni di disoccupazione hanno maggiori probabilità di trovare lavoro rispetto a coloro che non ne percepiscono (a parità delle altre condizioni). Ciò vale in particolare nel caso in cui i sistemi di prestazioni siano ben congegnati (prevedano, ad esempio, prestazioni decrescenti nel tempo) e siano integrati da opportune condizioni, come l´obbligo di cercare un lavoro. Questi sistemi tendono a favorire una migliore rispondenza tra le professionalità richieste e le competenze e quindi l´occupazione di posti di lavoro di maggiore qualità, aspetto che contribuisce a sua volta all´uscita dalla povertà. Il rapporto sottolinea inoltre che in alcuni paesi (ad esempio Polonia e Bulgaria) una percentuale significativa dei disoccupati non dispone delle comuni reti di sicurezza (prestazioni di disoccupazione, assistenza sociale) e tende a fare affidamento sulla solidarietà familiare o su un´occupazione informale. I disoccupati che non percepiscono prestazioni di disoccupazione hanno minori probabilità di trovare un lavoro in quanto è meno probabile che beneficino di misure di attivazione e non hanno l´obbligo di cercare un lavoro per beneficiare delle prestazioni. Persistono le differenze di genere - Anche se la crisi ha determinato una riduzione di alcune differenze di genere di cui sono state tradizionalmente vittime le donne (riduzione dovuta principalmente al fatto che sono i settori con occupazione a prevalenza maschile a essere stati colpiti maggiormente dalla crisi), persistono differenze di genere per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, le retribuzioni e il rischio di povertà. Inoltre le donne tendono ancora a lavorare complessivamente meno ore degli uomini e questo, per quanto possa rispecchiare preferenze individuali, determina comunque minori possibilità di carriera, retribuzioni più basse e in prospettiva pensioni più modeste, oltre a un sottoutilizzo del capitale umano e di conseguenza una crescita economica e una prosperità minori. Le differenze di genere possono quindi dar luogo a costi economici e sociali e andrebbero contrastate efficacemente ogniqualvolta derivino da barriere o vincoli istituzionali o sociali. Quanto alla differenza di genere in termini di ore lavorate, tra gli Stati membri si possono chiaramente individuare alcuni modelli: in alcuni casi una percentuale elevata di donne lavora, ma con orari di lavoro relativamente più brevi (ad esempio nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e nel Regno Unito), mentre in altri la partecipazione femminile è più bassa ma le donne, una volta occupate, tendono a lavorare con un orario di lavoro relativamente più lungo (in molti paesi dell´Europa centrale e orientale, in Spagna e in Irlanda). Solo alcuni Stati membri (soprattutto i paesi nordici e i paesi baltici) riescono a coniugare tassi di occupazione femminile elevati e una differenza di genere modesta in termini di ore lavorate. A quanto pare, un efficace mix di politiche comprende: la parità di orario di lavoro tra uomini e donne, lavoro flessibile ampiamente disponibile, incentivi alla divisione del lavoro non retribuito all´interno della coppia e servizi all´infanzia favorevoli all´occupazione e accessibili, anche in termini di costi, con orari prolungati di asili e asili nido. Dimensione sociale dell´Unione economica e monetaria - I divari macroeconomici, sociali e occupazionali tuttora crescenti minacciano gli obiettivi fondamentali dell´Unione sanciti dai trattati, ossia vantaggi generalizzati attraverso la promozione della convergenza economica e miglioramento della vita dei cittadini negli Stati membri. Il rapporto 2013 dimostra come le basi dei divari attuali siano state poste nel corso dei primi anni di introduzione dell´euro, giacché in alcuni Stati membri una crescita squilibrata, fondata sull´aumento del debito alimentato da bassi tassi di interesse e su massicci afflussi di capitale, è stata spesso associata a un andamento deludente della produttività e della competitività. Venuta meno la possibilità di svalutare la moneta, i paesi della zona euro che tentano di recuperare competitività sul versante dei costi devono ricorrere alla "svalutazione interna" (contenimento di prezzi e salari). Questa politica presenta però limiti e risvolti negativi, non da ultimo in termini di un aumento della disoccupazione e del disagio sociale e la sua efficacia dipende da molti fattori come il grado di apertura dell´economia, la vivacità della domanda esterna e l´esistenza di politiche e di investimenti che promuovano la competitività non di prezzo. Nell´ottobre del 2012 la Commissione ha proposto un rafforzamento della sorveglianza degli sviluppi sociali e occupazionali con la comunicazione "Potenziare la dimensione sociale dell´unione economica e monetaria" (cfr. Ip/13/893). A lungo termine e a seguito delle modifiche introdotte dal trattato, è ipotizzabile una capacità di bilancio dell´Uem: la sua funzione di assorbimento degli shock potrebbe integrare gli attuali strumenti di coordinamento delle politiche.  
   
 

<<BACK