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Notiziario Marketpress di Mercoledì 05 Febbraio 2014
 
   
  IL TERZO SETTORE REGGINO TRA DIFFICOLTÀ E PROSPETTIVE DI SVILUPPO

 
   
  Reggio Calabria, 5 febbraio 2015 - Sono 2.376 le istituzioni non profit attive sul territorio della provincia di Reggio Calabria, corrispondenti a circa 3mila addetti e quasi 26mila persone coinvolte in veste di volontari. È la fotografia del terzo settore reggino fornita dal Censimento delle Istituzioni no profit 2011, effettuato dall’Istat, che mostra un ramo dell’economia locale diffuso in maniera trasversale nei diversi comparti di attività: particolarmente attivo nei settori delle attività sportive (27,9%), culturali e artistiche (17,4%), ricreative e di socializzazione (15,4%), il terzo settore è presente anche nell’assistenza sociale e nella protezione civile (8,5%) nonché nel comparto istruzione e ricerca (8,1%). “Il terzo settore rappresenta un pilastro della nostra economia. Le difficoltà economiche sorte con la crisi e la perdita di ruolo della sfera pubblica, alle prese con rilevanti difficoltà finanziarie, hanno promosso una duplice veste per il no profit: a sostegno dei più deboli e della popolazione e a supporto del mercato e della produzione”. Con queste parole, il Dr. Lucio Dattola, Presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, promuove il ruolo crescente che il volontariato e l’associazionismo svolgono sul territorio reggino. Particolarmente significativi sono i dati emersi dall’approfondimento effettuato dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria, rivolto a un campione rappresentativo di 200 organizzazioni del terzo settore operanti nella provincia. L’indagine rivela che più dell’80% dei soggetti intervistati non supera i 50mila euro annui di fatturato. Risulta, quindi, nel complesso ancora debole la rilevanza in termini economici delle organizzazioni del terzo settore reggino. Un ulteriore segnale di debolezza economica del settore no profit è la scarsa capacità di creare posti di lavoro. Mentre a livello nazionale uno dei maggiori contributi del terzo settore consiste proprio nella creazione di occupazione, in provincia di Reggio Calabria, invece, il comparto fatica a creare posti di lavoro ed così è indotto ad utilizzare una grande quantità di lavoro volontario, pari addirittura a oltre l’80% del capitale umano. Ad ogni modo, lo studio della Camera di Commercio mostra anche dei segnali di vitalità edinamismo: oltre 2/3 delle organizzazioni coinvolte nell’indagine ha dichiarato, infatti, di aver introdotto recenti innovazioni, mostrando un’inclinazione che può giocare un ruolo cruciale nell’attuale congiuntura economica e che andrebbe assecondata mettendo a disposizione risorse e competenze. Precisamente, più di metà delle organizzazioni intervistate ha investito su innovazioni di processo e organizzative (51%) e una percentuale simile su innovazioni di prodotto (52,5%), sebbene, a livello nazionale, si evidenzi una netta prevalenza dell’innovazione di processo. Strettamente connessa all’analisi relativa all’innovazione, è quella concernente gli ambiti di attività in cui il terzo settore reggino potrebbe trovare nuove occasioni di sviluppo. Le organizzazioni intervistate, hanno evidenziato tre fondamentali macro aree: la prima conferma la rilevanza dei servizi socio-sanitari alla persona (indicati dal 48% del campione); la seconda macro area riguarda invece quella che può essere definita come “filiera ambientale-turistico–culturale (turismo: 34,5%; cultura: 30%; ecologia e servizi ambientali: 21%); la terza macro area comprende, infine, le attività educative, di istruzione e di ricerca (politiche educative: 23%; istruzione, ricerca e formazione: 24%). In particolare, la filiera cultura–turismo–ambiente, sulla base dei dati raccolti, presenta i più consistenti margini di sviluppo per il terzo settore reggino, per cui andrebbero sostenute progettualità intersettoriali, capaci, cioè, di generare valore economico, sociale e occupazionale incrociando ambiti di attività tendenzialmente trattati separatamente.  
   
 

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