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Notiziario Marketpress di Giovedì 06 Febbraio 2014
 
   
  LA COMMISSIONE SOLLECITA GLI STATI MEMBRI A GARANTIRE LA PRONTA ATTUAZIONE DELLE NORME SULLA DETENZIONE IN UN ALTRO PAESE UE

 
   
  Bruxelles, 6 febbraio 2014 - La normativa riguardante la detenzione, adottata all’unanimità dagli Stati membri, risulta applicata in appena la metà dei 28 paesi dell’Unione. È quanto rivela oggi la relazione pubblicata dalla Commissione europea, che esamina l’attuazione di tre decisioni quadro dell’Ue, la prima sul trasferimento dei detenuti, la seconda sulla sospensione condizionale e le sanzioni alternative e la terza sull’ordinanza cautelare europea. In applicazione delle norme emananti da queste tre decisioni, le pene detentive, le decisioni di sospensione condizionale o le sanzioni alternative e le misure cautelari possono essere eseguite in un paese dell’Ue diverso da quello che ha emesso la condanna o nel quale la persona è in attesa di giudizio: nel paese di cittadinanza o di residenza abituale o in un altro paese dell’Ue con il quale l’interessato intrattiene stretti legami. Le tre decisioni, approvate all’unanimità dagli Stati membri tra il 2008 e il 2009, avrebbero dovuto essere attuate rispettivamente entro il 5 dicembre 2011, il 6 dicembre 2011 e il 1º dicembre 2012. A tutt’oggi però la decisione sul trasferimento dei detenuti viene attuata in appena 18 Stati membri, quella sulla sospensione condizionale e le sanzioni alternative in 14 e l’ultima sull’ordinanza cautelare europea in appena 12 (per la ripartizione per paese si veda la tabella in allegato). Le tre decisioni non solo mirano a consolidare la fiducia reciproca tra i sistemi giudiziari europei, elemento essenziale per uno spazio comune europeo di giustizia, ma sono anche importanti strumenti in grado di favorire la riabilitazione sociale dei detenuti e ridurre il ricorso alla custodia cautelare, una ragione di più perché siano adeguatamente attuate. L’attuazione tardiva o incompleta in diversi Stati membri è quanto mai pregiudizievole se si pensa che le tre decisioni potrebbero contribuire a ridurre le condanne alla reclusione emesse a carico dei cittadini non residenti. Una tale riduzione permetterebbe non solo di alleggerire l’affollamento delle carceri, con un conseguente miglioramento delle condizioni di detenzione, ma anche di tagliare i costi del sistema carcerario. La Commissione sollecita quindi tutti gli Stati membri che non l’abbiano ancora fatto a adottare il prima possibile misure atte a garantirne la piena attuazione. La relazione pubblicata oggi si limita a fare un bilancio preliminare sull’attuazione delle tre decisioni quadro negli Stati membri, non potendo valutare la qualità dell’applicazione dal momento che la metà degli Stati membri non ha ancora provveduto a attuarle. Prossime tappe In applicazione dell’articolo 10, paragrafo 1, del protocollo n. 36 dei trattati, attualmente la Commissione non può avviare i procedimenti di infrazione previsti dall’articolo 258 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea perché le tre decisioni quadro sono state adottate prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona. Per lanciare i procedimenti di infrazione la Commissione dovrà quindi aspettare il 1° dicembre 2014. La relazione di oggi ricorda pertanto agli Stati membri la necessità di provvedere a allineare ulteriormente la legislazione nazionale.  
   
 

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