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Notiziario Marketpress di Lunedì 17 Febbraio 2014
 
   
  I MINI BOND PER UNA NUOVA FINANZA AZIENDALE AI TEMPI DEL CREDIT CRUNCH

 
   
  Bari, 17 febbraio 2014 - Da novembre 2011 a fine 2013 in Italia il credito alle imprese si è contratto di circa 85 miliardi di euro. Un paese, il nostro, dove l’indebitamento bancario, sul totale dei debiti, è pari al 66%. In Francia l’analogo è del 37% e la media della zona Euro si attesta al 50%. Il dato è emerso alla Camera di Commercio di Bari, che ha organizzato e promosso il convegno “Mini-bond: nuovi strumenti finanziari per le Pmi”, in collaborazione con il Consorzio camerale per il Credito e la Finanza. I mini bond sono titoli finanziari emettibili da un’azienda non quotata. Si diversifica il debito e si attenuano i rischi connessi alla dipendenza dalle banche, costituendo il mini bond non uno strumento alternativo al credito bancario ma complementare. “In un sistema produttivo caratterizzato per il 95% da imprese con meno di 10 dipendenti, con una struttura di governance spesso familiare e in media sottocapitalizzata – ha dichiarato in apertura il presidente Alessandro Ambrosi - emerge come i due terzi delle risorse finanziarie utilizzate dalle nostre imprese siano di origine bancaria. Sono tempi di credit crunch: è quindi necessario valutare seriamente nuove forme di finanza aziendale”. Di qui l’iniziativa della Camera di Commercio di Bari che è entrata nel merito di questa forma di finanziamento attraverso gli interventi di prestigiosi relatori tra cui: Giuseppe Capuano, economista e dirigente Pmi e Artigianato del ministero Sviluppo Economico; Marcello Danisi, presidente Ordine dott. Commercialisti degli Esperti contabili Bari; Alessandra Bechi, direttore dell’Ufficio Tax & Legal e Affari Istituzionali – Aifi; Michele Locuratolo, Ordine dott. Commercialisti e degli Esperti contabili Bari; Roberto Calugi, coordinatore Consorzio camerale per il Credito e la Finanza, Giancarlo Giudici, professore di Finanza Aziendale - Politecnico di Milano e Enrico Sobacchi, Fixedincome Listing - Borsa Italiana S.p.a. Attraverso i mini-bond, inoltre, le Pmi non quotate hanno la possibilità di accedere in modo diretto anche ai mercati internazionali dei capitali e potendo essere emessi solamente con scadenza medio-lunga, consentono un allungamento della durata media delle fonti di finanziamento delle imprese. Tale allungamento può di conseguenza generare una maggiore coerenza tra la scadenza media dell’attivo patrimoniale e la durata media del passivo, con un generale miglioramento degli indici di bilancio che misurano la coerenza tra la liquidità degli investimenti e il grado di esigibilità delle fonti di finanziamento. Nel complesso, i mini-bond garantiscono all’impresa stabilità del credito per un periodo medio-lungo, senza il rischio di richieste anticipate di rientro dalle linee di fido. Il miglioramento degli equilibri patrimoniali e finanziari d’impresa potrebbe successivamente portare a più favorevoli valutazioni del merito creditizio aziendale da parte del sistema bancario. “Ci sono 5mila aziende in Italia che potrebbero ambire al mercato dei Mini-bond per finanziare il proprio sviluppo”, ha dichiarato Giuseppe Capuano del Mise. Non a caso Il Consiglio dei Ministri del 13 dicembre 2013 ha introdotto nel pacchetto “Destinazione Italia” novità sulla normativa dei mini-bond, che integrano le disposizioni già presenti nel cosiddetto Decreto Sviluppo del 2012. “Se il 2013 è stato l’anno del debutto per i Mini-bond - ha aggiunto Capuano - il 2014 sarà quello dell’affermazione di questo strumento finanziario pensato per le Pmi” anche se “alla base dello scarso utilizzo c’è soprattutto una scarsa cultura finanziaria, per cui è importante fare molta informazione sull’argomento”. Lo strumento non è, ovviamente, esente da rischi e potenziali svantaggi per le imprese. L’emissione di mini bond comporta un aumento della trasparenza nei confronti degli investitori. L’elevata illiquidità che caratterizzerà presumibilmente i mini-bond, infatti, comporta per gli investitori coinvolti l’esigenza di un’approfondita attività di due diligence sulla Pmi da finanziare, che presuppone una forte interazione con la stessa, per una valutazione articolata che tenga conto del settore, del posizionamento competitivo, della corporate governance, della strategia, della struttura del capitale, degli equilibri economico-patrimoniali-finanziari storici e prospettici. “Non è difficile dedurre cosa tutto questo comporti nell’organizzazione di una piccola impresa. Significa introdurre innovazioni di approccio proprio alla gestione. E quindi anche di mentalità” ha concluso Ambrosi.  
   
 

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