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Notiziario Marketpress di Mercoledì 26 Febbraio 2014
 
   
  UDINE - CONGIUNTURA: ANCORA NIENTE CRESCITA MA SOSTANZIALE STABILITÀ

 
   
   Udine, 26 febbraio 2014 - Un altro trimestre – la chiusura del 2013 – con un nulla di fatto in termini di ripresa, ma con una sostanziale stabilità o una leggera negatività, in termini statistici, praticamente in tutti i settori, a esclusione del vitivinicolo e alcune specializzazioni del manifatturiero come il legno, che vanno meglio. Cifre comunque prossime allo zero per vendite, fatturati e produzione, se non di segno meno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, anche se il dato congiunturale, ossia rispetto al trimestre precedente, è positivo. Sono alcuni dei risultati dell’ultima indagine congiunturale, la sesta realizzata insieme dalle quattro Cciaa riunite in Unioncamere Fvg, che è stata presentata oggi nella sede camerale di Trieste dal presidente dell´ente camerale udinese e dell´Unioncamere Fvg Giovanni Da Pozzo e dai colleghi delle altre tre Cciaa provinciali, da Nicola Ianuale di Questlab e dall´economista Daniele Marini, con le conclusioni del vicepresidente e assessore alle attività produttive della Regione Sergio Bolzonello. L’analisi, effettuata sempre tramite la società Questlab su un campione di circa 1400 imprese di tutta la regione – del manifatturiero, delle costruzioni, del commercio al dettaglio, dell’ospitalità e del vitivinicolo –, è andata a registrare i dati a consuntivo del 4° trimestre 2013 e le attese degli stessi imprenditori per il trimestre in corso. Se la precedente indagine aveva lasciato segnali maggiormente positivi, il trend positivo non ha avuto le attese conferme. In particolare, sul manifatturiero aveva inciso positivamente una crescita della domanda estera nel 3° trimestre 2013, ma nel 4° questa è venuta a cadere. Le risposte degli imprenditori intervistati fanno registrare perciò un -0,9% della produzione (dato tendenziale) e un -2,6% dei fatturati, mentre più contenuto appare il calo di quello estero: -1,6%. Quanto all’occupazione, l’indagine evidenzia per tutti i settori una sostanziale stabilità e cifre prossime allo zero; diminuiscono inoltre le imprese che ricorrono alla cassa integrazione. Come sempre, sono le aziende che innovano e internazionalizzano a dare le risposte più promettenti. Due fattori chiave - internazionalizzazione e soprattutto innovazione, a 360 gradi - evidenziati anche dall´analisi di Marini ampliata al Nordest. La sua indagine ha fornito la visione di un campione di imprese nordestine circa la necessità di una trasformazione verso un "nuovo manifatturiero" o, meglio e più in generale, un nuovo sistema di produzione, come ha evidenziato Marini, che metta al centro proprio queste due linee strategiche, oltre alla formazione del capitale umano. "Le Pmi del Friuli Venezia Giulia risentono di una crisi esplosa in ritardo che proprio ora sta facendo sentire con più forza i suoi contraccolpi – ha commentato il presidente Giovanni Da Pozzo, che ha aperto i lavori dopo l’introduzione del “padrone di casa” Antonio Paoletti – Oggi, però, queste nostre Pmi davvero non ce la fanno più, sono arrivate al limite, come hanno dimostrato chiaramente anche scendendo in piazza e chiedendo con serietà ascolto al Governo, chiedendo quelle riforme, finora costantemente disattese, in grado di poter ridare fiducia. Fisco, burocrazia, costo e condizioni del lavoro e costi dell’energia, competitività e credito, taglio della spesa pubblica. Su queste partite da troppi anni il Paese è immobile – se non ha posto condizioni peggiorative. Il nuovo Governo si giocherà qui la vera partita del rilancio, una partita immensa ma cruciale, in cui, oltre alle grandi imprese, sono coinvolte quelle piccole e micro realtà che costituiscono il 95% del tessuto produttivo, l’ossatura e la speranza del nostro Paese. La crisi ha rivoltato la nostra economia e la nostra società nel profondo e le risposte devono essere altrettanto nuove e decisive, perché la voglia di reagire da parte delle imprese c’è ed è forte: per una visione e un cambiamento strategici, per il futuro, dev’esserci uno sforzo comune, di politica, istituzioni, territorio, verso un nuovo manifatturiero o nuovo sistema imprenditoriale". Come ha commentato infine l’assessore Bolzonello, "questo ´nuovo manifatturiero´ è l’unica strada che vediamo e riteniamo percorribile, il problema riuscire a trovare la competitività di un intero territorio, quella che va al di là della sola parte infrastrutturale, che si tocca con mano. Penso che Unioncamere debba con grande forza provare a fare una rivoluzione culturale in questa regione, e l’idea del Future Forum è stata straordinariamente importante in questo senso, ha creato una capacità di dibattito e approfondimento che vorrei fosse portata su tutta la regione. Abbiamo bisogno di creare la capacità di approfondimento, di sognare, dobbiamo ricreare la capacità di creare positività nel nostro Fvg, mettendo a regime una serie di azioni e il sistema delle Camere di Commercio può giocare un ruolo importante. Purtroppo, nelle situazioni economiche più difficili, rischiamo di ricadere negli errori di sempre, rischiamo di rientrare nell’ottica dell’individualismo, dove tutti sono convinti di salvarsi da soli. Invece ci vuole un grande lavoro di strategia, contestualizzata in un’azione comune: riuscire a mettere nelle condizioni l’intera regione di essere più competitiva in tutte le sue componenti. C’è la possibilità nei prossimi sei mesi di mettere in atto una serie di azioni che possano dare competitività al nostro territorio". La congiuntura in sintesi. I risultati dell’indagine dicono che l’economia del Fvg ancora non cresce come ci si attendeva dallo scorso trimestre e le aspettative degli imprenditori sono in genere orientate all’incertezza e, in qualche caso, al pessimismo. Se i Le imprese del manifatturiero, nel 4° trimestre del 2013, hanno dichiarato un -0,9% della produzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (tendenziale) e un -2,6% di fatturato (-1,6% di quello estero). Il calo delle vendite e degli occupati segnalato dagli imprenditori del commercio è stato rispettivamente del -2,4% e del -2,7%. Vendite al -2% e addetti al -1,1% anche per l’ospitalità e pure le costruzioni restano in zona negativa – pur se meno rispetto alle precedenti rilevazioni, magra consolazione –, con un -1,5% di produzione e -5,3% degli addetti (sempre tendenziale). Come sempre, gli unici elementi di segno più arrivano da un settore importante, pur naturalmente con numeri meno significativi, come il vitivinicolo: + 0,1% di fatturato per le aziende che non esportano, +2,8% per quelle che esportano, anche se l’occupazione segna sostanziale stabilità, con un -0,5%. L’indagine ha realizzato un focus sull’uso di internet da parte delle aziende intervistate. Le imprese utilizzano soprattutto l’Adsl (75%), mentre solo l’1,8% dispone della fibra ottica. Certamente l’indagine fa emergere la necessità di un investimento sulle reti anche in termini “culturali” o di utilizzo, se circa il 9% delle imprese intervistate non è connesso. Un sito aziendale è presente nella quasi totalità delle imprese grandi, fino a raggiungere una impresa su due per quelle più piccole, ma sembra abbastanza diffuso l’uso del sito come “vetrina”. Daniele Marini ha incentrato il suo intervento sulla revisione del sistema manifatturiero a Nordest: il ´nuovo manifatturiero´ – ha evidenziato l´economista nella sua presentazione – che come tratti distintivi, secondo ricerche basate su dati della Fondazione Nordest sulle risposte di un campione di imprenditori, si caratterizza in una ´torta´ formata da produzioni di nicchia ad alto valore aggiunto (38,6%), qualità del prodotto (30,8%) e centralità del cliente (30,6%). La trasformazione verso il nuovo manifatturiero risulta dunque l’unico percorso possibile per il 77,3% dei rispondenti, che però sono in maggioranza (75,7%) convinti che questa trasformazione sarà possibile solo per una parte del manifatturiero (il 24,3% la crede una via percorribile da tutto il manifatturiero), perché serve un salto tecnologico ma anche un salto culturale. Le direttrici strategiche di questo nuovo manifatturiero sono innanzitutto l’innovazione a 360 gradi (65,5%), la formazione del capitale umano (48,4%) l’apertura ai mercati esteri (32,4%) e, a seguire, alleanze e aggregazioni, capitalizzazione, finanza e brand. Il nuovo manifatturiero è dunque un manifatturiero di valore, che evidenzia una nuova vision del fare impresa: innovare, porsi obiettivi strategici (prodotto-cliente-servizio) e valorizzare il capitale umano. Ma anche una nuova mission: entrare in filiere internazionali, rafforzare logistica e commercializzazione e stringere alleanze aggregative. "Ci vuole dunque una rinnovata complicità fra imprese, società, territorio e istituzioni", ha concluso Marini. Il nuovo manifatturiero è dunque condizione necessaria, ma non sufficiente. Bisogna costruire un eco-sistema per l’innovazione e ricostruire le relazioni con il territorio. Alcuni segnali positivi ci sono, ma il cammino appare molto lento.  
   
 

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