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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Marzo 2014
 
   
  BOLZANO.PRESENTATO IL "RAPPORTO GENDER 2012"

 
   
   Bolzano, 11 marzo 2014 - È stato presentato a Palazzo Widmann il Rapporto Gender 2012 redatto dall’Istituto provinciale di Statistica (Astat). Hanno preso parte alla presentazione il presidente della Provincia Arno Kompatscher, l´assessora provinciale competente Martha Stocker e la presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità, Ulrike Oberhammer. Nel corso del suo intervento il presidente della provincia, Arno Kompatscher, ha sottolineato che "Il Rapporto Gender principale di rappresentare le diverse condizioni di vita delle donne e degli uomini affinché la società, e quindi non solo la classe politica, sia in grado di far emergere e di eliminare gli aspetti negativi. Nel contempo le differenze positive che emergono dal Rapporto devono essere viste come un valore aggiunto e quindi ulteriormente valorizzate". Da parte sua l´assessora alla sanità, politiche sociali e lavoro, Martha Stocker, ha posto l´accento sul fatto che molte cose sono cambiate per quanto riguarda le pari opportunità tra uomo e donna ed a tale proposito ha ricordato le difficoltà incontrate nel 2010 quando è stata approvata l´attuale legge provinciale sulle Pari opportunità. "Questa legge prescrive, tra l´altro, la presentazione di un Rapporto Gender alla fine di ogni legislatura e già oggi sono curiosa di leggere quali trasformazioni interverranno in questo campo nel corso dei prossimi cinque anni di legislatura". Di seguito alcuni dei dati più significativi illustrati questa mattina a Palazzo Widmann dalla direttrice dell´Istituto provinciale di statistica,Johanna Plasinger. Il testo integrale del "Rapporto Gender 2012" può essere scaricato dal sito www.Provinz.bz.it/astat/. Popolazione - La componente femminile costituisce il 50,6% della popolazione anagrafica residente in provincia di Bolzano, percentuale che varia a seconda della classe di età. Infatti, mentre nella popolazione complessiva si riscontra un sostanziale equilibrio tra uomini e donne, nelle singole classi d´età si assiste ad uno sbilanciamento, talvolta anche marcato, verso uno dei due sessi. I diversi livelli di mortalità, maggiori per i maschi, influenzano in modo determinante la distribuzione per sesso tra gli over sessanta, che vede una prevalenza femminile sempre più accentuata all´aumentare dell´età. Al 31.12.2011 l´età media delle femmine, a causa della loro maggiore longevità, risulta di circa 2,5 anni maggiore di quella dei maschi (42,7 contro 40,1 anni). La speranza di vita alla nascita ha raggiunto gli 80,4 anni per gli uomini e gli 85,3 per le donne. Lo stato civile, strettamente legato all´età, vede concentrata la maggior parte di coniugati nelle fasce d´età dai 35 ai 77 anni. La maggior concentrazione di celibi/nubili si trova invece nelle fasce d´età più giovani (fino a circa 30-35 anni), mentre nelle classi d´età più anziane si ha la prevalenza di vedovi e/o vedove. Istruzione e formazione - In provincia di Bolzano si è assistito negli ultimi trent´anni ad un notevole sviluppo nel grado d´istruzione. Sono soprattutto le giovani donne ad aver beneficiato della più ampia diffusione dello studio, in particolare nei cicli formativi successivi alla scuola dell´obbligo. Nell´anno scolastico 2011/12 il tasso di femminilizzazione nella scuola dell´infanzia è del 48,0%. Un ruolo fondamentale gioca il fatto che il rapporto di composizione alla nascita è leggermente sbilanciato a favore dei maschi: ogni 100 femmine vengono alla luce circa 106 maschi. Anche nelle scuole primarie e secondarie di primo grado la distribuzione tra i sessi è leggermente sbilanciata a favore dei maschi. Nelle scuole secondarie di secondo grado invece il tasso di femminilizzazione si attesta al 54,0%. Questa differenza può essere spiegata dal fatto che molti ragazzi frequentano le scuole professionali. Nell´anno accademico 2010/11 risultano iscritti 5.232 studenti e 6.961 studentesse presso le università italiane ed austriache. Rispetto all´anno accademico 2000/01 le femmine hanno fatto registrare un aumento d´iscrizioni dell´11,8%, mentre gli studenti di sesso maschile sono diminuiti dell´1,7%. Mercato del lavoro - In termini percentuali la partecipazione al mercato del lavoro è differente per sesso: dei 207.000 uomini in età lavorativa, 67,9% sono occupati, mentre delle 216.200 donne della medesima fascia d´età solo il 50,3%, dunque notevolmente meno, lo è. Tra le donne risulta proporzionalmente maggiore la componente costituita dalle non forze lavoro (47,2% rispetto al 31,6% degli uomini). Nel complesso il tasso di attività - quota di occupati e disoccupati sulla popolazione tra i 15 e 64 anni - delle donne nell´anno 2012 si attesta su 68,1% e quello degli uomini su 81,8%. La differenza dunque è sempre ancora di quasi 14 punti percentuali; guardando gli ultimi dieci anni, tale differenza però si è ridotta di quasi sette punti percentuali. Nel 2012 si registrano mediamente 5.500 donne e 5.100 uomini in cerca di occupazione. Il tasso di disoccupazione, cioè il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e il totale delle forze di lavoro, risulta complessivamente pari al 4,1%; il relativo tasso delle donne ammonta al 4,8%, quello degli uomini al 3,6%. Come negli anni precedenti il tasso di disoccupazione femminile risulta più alto di quello maschile. Retribuzioni e trattamenti pensionistici - Dall´analisi dei dati Inps sul differenziale retributivo tra i generi emerge che la retribuzione media nel 2011 ammonta a 91,11 euro giornalieri. A livello aggregato il divario fra maschi e femmine appare rilevante: a fronte di un salario medio giornaliero pari a 103,12 euro percepito dai lavoratori maschi, le lavoratrici incassano mediamente 72,58 euro. Il gender pay gap ammonta quindi a 30,50 euro in termini assoluti ed al 29,6% in termini relativi. La complessità dell´analisi della variabile retributiva viene messa in luce esaminando i dati nel dettaglio. Già distinguendo tra lavoro full-time e part-time, la situazione muta considerevolmente. In entrambi i casi il gender pay gap (tempo pieno: 17,1%; tempo parziale: 10,7%) segnala valori inferiori rispetto al dato medio aggregato (29,6%).Il divario retributivo tra uomini e donne nel settore privato (gender pay gap) raggiunge quasi il 30% al livello di aggregazione massima, il 17,1% considerando esclusivamente i rapporti di lavoro a tempo pieno e meno del 10%, se si analizzano le forze lavoro a tempo pieno fino a 34 anni di età (comprendenti quasi il 55% delle lavoratrici a tempo pieno). Qualora esista un´effettiva discriminazione direttamente dovuta al genere, questa non può essere ritenuta totalmente responsabile del differenziale retributivo. A concorrere alla formazione di quest´ultimo vi sono infatti anche le caratteristiche sociali dei generi, che determinano peculiarità lavorative specifiche per i due sessi (come una maggiore quota di lavoro part-time, una concentrazione in alcuni settori economici o l´interruzione del rapporto di lavoro per motivi familiari), le quali a loro volta influenzano notevolmente lo sviluppo retributivo dei singoli rapporti di lavoro. In Alto Adige, nel 2011, 127.704 persone hanno percepito una pensione. Ciò corrisponde ad una quota pari al 25,0% della popolazione residente. Tale quota è rimasta pressoché invariata durante l´intero periodo d´osservazione 2002-2011. Anche la ripartizione dei pensionati per sesso si è mantenuta costante nel corso degli anni. Nel 2011 il 53,4% di questi erano donne e il restante 46,6% erano uomini. La quota delle pensionate sul totale delle donne, pari al 26,4%, risulta leggermente superiore di quella degli uomini (23,6%). L´analisi di genere evidenzia come, a differenza di quanto osservato per la distribuzione del numero di beneficiari, vi siano forti disomogeneità nel livello dei redditi da pensione: se la mediana del reddito da pensioni per gli uomini risulta pari a 17.587 euro, quella riferita alle donne raggiunge appena i 10.760 euro.  
   
 

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