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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Marzo 2007
 
   
  CONFCOMMERCIO E ASSINTEL “FOTOGRAFANO” IL DIVARIO DIGITALE NELLA MICRO E PICCOLA IMPRESA ITALIANA PRESENTATI I RISULTATI DELLA RICERCA “IL DIGITAL DIVIDE NELLA MICRO E PICCOLA IMPRESA ITALIANA”

 
   
   Milano, 22 marzo 2007 – Oltre il 26% delle aziende, attive nei settori del Commercio al Dettaglio, Commercio all’Ingrosso, Pubblici Esercizi e Servizi, dichiara di non possedere un Pc, e più del 57% di averne uno o al massimo due; il 68,7% delle aziende risulta connesso alla rete mentre solo il 38,3% dispone di un sito Internet. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dalla ricerca “Il Digital Divide nella micro e piccola impresa italiana” che Confcommercio e Assintel – l’Associazione Nazionale delle Imprese Ict - hanno commissionato a Freedata, società di servizi integrati di marketing specializzata nel settore dell´Information Technology e delle Telecomunicazioni. Due i punti di partenza fondamentali da cui è nata l’idea della ricerca: - conoscere nel dettaglio il divario digitale, inteso come grado di utilizzo delle tecnologie, che è l’altra faccia della medaglia di quell’asset strategico per la competitività di ogni sistema economico che si chiama innovazione; - monitorare il divario in un settore che per dimensioni è una fra le realtà caratterizzanti il tessuto produttivo nazionale: la micro e piccola impresa del Terziario. Prima nel suo genere, infatti, la ricerca prende in considerazione anche le aziende con meno di dieci addetti, solitamente non considerate nelle statistiche ufficiali, sebbene rappresentino quasi il 95% delle imprese italiane. Ne è emerso un quadro frammentato, sia per settore merceologico sia per area geografica, in cui l’innovazione è lontana dall’essere riconosciuta come motore della competitività. “Questa distribuzione non omogenea è la principale causa di disparità fra piccole e grandi imprese. Se, infatti, i fattori discriminanti sono sempre esistiti, oggi la diversa fruizione delle nuove tecnologie sta creando un divario ancora più grande che allontana sempre più la piccola impresa dagli scenari competitivi”, commenta Giorgio Rapari, Presidente di Assintel e della Commissione Innovazione Tecnologica e Sviluppo d’Impresa di Confcommercio, promotrice della ricerca. “Occorre creare cultura fra le aziende, e il nostro compito è proprio quello di aiutarle sempre più a prendere confidenza con gli strumenti tecnologici attraverso programmi mirati, oltre a offrire una corretta comunicazione dei benefici che la tecnologia può fornire per il proprio business e per entrare a pieno titolo nelle dinamiche del mercato”. L’indagine è stata condotta nel periodo novembre - dicembre 2006, attraverso la somministrazione di un questionario telefonico ai principali referenti aziendali (proprietario, titolare, amministratore…. ). Oltre 3. 300 è la dimensione del campione di aziende intervistate appartenenti ai settori del Commercio (sia Ingrosso che Dettaglio), dei Pubblici Esercizi e dei Servizi di tutta Italia, rappresentativo di circa 2. 240. 000 imprese. Il campione di aziende intervistate è stato stratificato per i quattro settori di attività (1), cinque fasce di addetti (2) (dimensione) e diciassette regioni (3) (localizzazione), per un totale di 340 strati mutuamente escludentesi, entro i quali sono state classificate le aziende dell’universo e, parallelamente, del campione. Nell’indagine sono stati analizzati sia il livello di penetrazione e di utilizzo dell’Ict, sia i relativi atteggiamenti e percezioni in proposito. Le tecnologie oggetto della ricerca sono state quelle con cui le aziende, di ogni dimensione o settore, devono confrontarsi sempre di più, ovvero personal computer (inteso come notebook o desktop), server, connessioni ad Internet e linee a banda larga, utilizzo di software, ecc. Per conoscere al meglio il target è importante fare chiarezza sulla tipologia di aziende che compongono i vari settori: Commercio al Dettaglio e Commercio all’Ingrosso (4) comprendono aziende che trattano sostanzialmente tutte le tipologie di prodotti; i Pubblici Esercizi comprendono invece essenzialmente gli alberghi, i ristoranti, i bar ed i locali pubblici; i Servizi sono invece il settore più ampio, non solo per il peso percentuale che assumono nell’universo della ricerca, ma anche per le diverse attività che sottendono: si va infatti dai servizi per le imprese, ai servizi di autotrasporto, ai servizi immobiliari e ai servizi per lo sport e il tempo libero. Per facilitare l’analisi dei dati, le imprese sono state raggruppare in ditte individuali, micro imprese (da 2 a 9 addetti) e piccole imprese (da 10 a 49 addetti) con l’obiettivo di capire come queste fasce dimensionali sono distribuite all’interno di ogni settore. Una delle prime domande poste agli intervistati ha riguardato una valutazione degli investimenti Ict della propria azienda. Una percentuale significativa (il 20,2%) ha reputato il grado di tecnologia nella propria azienda molto basso (voto 1, in una scala da 1 a 7), mentre più della metà delle aziende considerate (53,6%) ha espresso un giudizio maggiore o uguale a 5, indicando come queste abbiano una buona percezione dell’utilizzo della tecnologia nella propria azienda. Il Commercio all’Ingrosso mostra una valutazione più alta della media rispetto agli altri settori oggetto dell’analisi. Seguono i Servizi ed i Pubblici Esercizi, mentre si attesta sotto la media il Commercio al Dettaglio. Valutando invece il dato per numero di addetti, non emergono particolari sorprese: mediamente al crescere della dimensione aziendale, aumenta anche l’entità dell’investimento in Ict, e ciò si riflette ovviamente anche sulla percezione espressa dal titolare/imprenditore. Volendo definire la dotazione tecnologica del set di imprese coinvolte nella ricerca, il primo dato rilevante è certamente quello relativo al parco Pc (5) installati. Nel complesso, oltre il 26% delle aziende (corrispondente a circa 586. 000 unità) dichiara di non avere neppure un Pc e oltre il 57% di averne uno o al massimo due. Le ditte individuali con almeno un Pc sono infatti il 66,9% del totale, percentuale che balza all’83,7% nelle imprese con numero di addetti compreso fra 2 e 5, per arrivare poi alla quasi totalità per le imprese tra i 20 e 50 addetti. Nel complesso del target analizzato, le imprese con almeno un Pc sono pari al 73,8%, percentuale che assume però declinazioni differenti in funzione del settore merceologico e all’area geografica (nel centro-nord sono circa il 20% le aziende senza Pc mentre al sud arrivano al 40,2%). Con un livello tecnologico più avanzato emergono i Servizi e soprattutto il Commercio all’Ingrosso (la percentuale di aziende con almeno un Pc è pari rispettivamente all’84,5% e al 91,8%), mentre più arretrati risultano i Pubblici Esercizi (penetrazione del Pc pari al 66,5%) e il Commercio al Dettaglio (55,3%). Emerge quindi una netta contrapposizione fra due settori più avanzati tecnologicamente e due settori decisamente in ritardo, contrapposizione che resta sostanzialmente presente non solo per quanto riguarda il Pc, ma per qualsiasi aspetto della dotazione tecnologica si voglia considerare. In particolare, oltre il 50% delle aziende dichiara di non avere neppure un server, solo il 12,8% delle aziende target dichiara di utilizzare i palmari, più del 40% delle aziende fa uso di stampanti; nove aziende su dieci (89,9%) dichiarano di fare uso del fax; le fotocopiatrici hanno una penetrazione pari al 78,3%; il 64,8% delle aziende target ha attivato almeno una linea di telefonia mobile per lo svolgimento della propria attività imprenditoriale. Per quanto riguarda il software, in modo non sorprendente emerge il netto predominio del mondo Microsoft e del sistema operativo Windows nelle diverse versioni e, a seconda della dimensione aziendale, si affiancano alle versioni più comuni di Windows (in particolare Xp e 2000) anche le versioni server, ma soprattutto altri sistemi come Linux e Unix. Tra le aziende dotate di almeno un Pc, risultano notevolmente diffusi i programmi Office di videoscrittura (90,7% dei possessori di Pc) ed i fogli elettronici (81,7%), mentre già meno scontato è l’impiego di programmi per presentazioni (35,0%) e di database (22,0%). Le imprese che utilizzano software per la gestione della contabilità sono il 40%, percentuale che scende se si considera invece la gestione dei fornitori (25,3%), dei clienti (20,5%), della forza vendita (11,2%) e del personale (7,1%). Inoltre il 68,7% delle aziende target risulta connesso alla rete. Nella maggior parte dei casi (78,8%), si tratta di una connessione in banda larga; il modem analogico sembra ormai praticamente superato (5,2%), mentre un discreto peso è assunto dall’Isdn (14,8%). Sul totale imprese target, la percentuale di quelle che dispongono di un sito Internet è pari al 38,3%. Com’era lecito attendersi, le ditte individuali si pongono al di sotto di questo valore medio, con una percentuale pari al 31,4%, mentre la penetrazione più alta del sito si raggiunge in corrispondenza delle aziende di fascia 20 – 49 addetti, con una percentuale pari a 78,8%. Dai dati raccolti emerge, inoltre, che la formazione tecnologica non è considerata una priorità: nel complesso infatti risulta che solo il 9,1% delle aziende ha organizzato corsi di formazione It per i propri addetti. All’interno di ogni settore merceologico sono stati individuati (6) tre clusters di imprese, definiti rispettivamente Low-tech, Medium-tech e High-tech. In base a questa distinzione, sarà corretto assumere (ad esempio) che le aziende Low-tech di un certo settore sono mediamente meno tecnologiche di quelle Medium-tech e High-tech del medesimo settore, ma non si potrà concludere che aziende di settori differenti classificate come Low-tech abbiano lo stesso grado di confidenza con le tecnologie in senso assoluto: la loro caratteristica comune di essere Low-tech infatti sarà da interpretarsi come la caratteristica di essere tecnologicamente in ritardo rispetto alle imprese che svolgono la medesima attività. Il Commercio al Dettaglio e i Pubblici Esercizi sono i due settori meno propensi all’utilizzo di tecnologie all’interno del target di imprese analizzato. Le variabili che emergono come maggiormente significative nel processo di clustering del Commercio al Dettaglio si riferiscono a un uso della tecnologia marginale (dotazione di una connessione Internet, dotazione di un Pc, utilizzo di programmi di Office Automation - videoscrittura e fogli elettronici). In questi due settori, avere o non avere un Pc (che ormai implica nella quasi totalità dei casi disporre di una connessione Internet e di programmi tipo Office) è già un fattore discriminante (in particolare fra i cluster Low e Medium), mentre variabili tecnologicamente più avanzate risultano meno significative, in quanto permettono di discriminare un gruppo ristretto di aziende (definite High-tech). Se oltre la metà del mondo del Commercio al Dettaglio è classificabile come Low-tech, il 32,4% può essere considerato di livello tecnologico medio ed il restante 15,5% di livello alto. Nei Pubblici Esercizi invece, come Low-tech può essere classificato il 40,1% delle aziende del settore, mentre si può definire con livello tecnologico Medium il 50,4%. Solo il restante 9,5% dei Pubblici Esercizi può essere considerato come High-tech. Al contrario, nel settore dei Servizi e del Commercio all’Ingrosso, la variabile discriminante non è più la presenza di un Pc e di Internet (dotazione sostanzialmente scontata per le aziende di questi settori), ma quella di un Server e, più in generale, l’utilizzo della tecnologia in modo più intenso e strategico per il proprio business; questo sia dal punto di vista della rete Internet (ad esempio, diventa discriminante la disponibilità di un servizio di Home Banking), sia rispetto agli applicativi utilizzati (gestionali e non più programmi tipo Office e semplici fogli di calcolo). Nei Servizi, più della metà (53,2%) delle imprese del settore è classificabile come Medium-tech. Il restante si suddivide fra aziende Low-tech (36,7% di cui il 15,5% senza nemmeno il Pc) ed aziende High-tech (10,1%). Nel Commercio all’Ingrosso invece, il 45,3% delle imprese può essere considerata come Low-tech, mentre come Medium-tech vengono classificate il 30,1% delle aziende; il restante 24,6% risulta essere High-tech. Il dato assume particolare interesse se associato allo stato dell’arte del divario tecnologico nelle diverse aree geografiche. Ad una sostanziale uniformità per quanto riguarda Nord-ovest, Nord-est e Centro, si contrappone un Sud caratterizzato da una maggior presenza di aziende Low-tech rispetto alle altre aree. Ma questo apparente ritardo del Mezzogiorno, a ben vedere, poco ha a che vedere con un “effetto area”: le ragioni del ritardo sono invece imputabili alle caratteristiche della sua struttura economica. Il Sud, infatti, è caratterizzato da una maggior presenza di aziende individuali operanti nel Commercio al Dettaglio, categoria fanalino di coda nell’adozione di tecnologie. E’ sulla base di questi risultati che deve potersi programmare un insieme di azioni strutturali e sistemiche che diano un nuovo imput di sviluppo alla cultura dell’innovazione. Questo è il contributo e insieme la mission che si propone Assintel, come associazione che rappresenta la punta “tecnologica” delle 800. 000 imprese di Confcommercio. Ed è con Confcommercio che il 21 marzo a Roma si è tenuto il convegno “Proposte per connettersi allo sviluppo”, un’occasione per presentare al mondo imprenditoriale e politico il “Manifesto dell’Innovazione”, documento di proposte concrete per l’innovazione che costituirà la base di partenza per un confronto fra il mondo delle imprese e le Istituzioni. .  
   
 

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