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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Marzo 2007
 
   
  LUCI E OMBRE DI 50 ANNI DI INTEGRAZIONE

 
   
  Roma, 22 marzo 2007 - Il 25 marzo di cinquant’anni fa nella sala degli Orazi e dei Curiazi del Campidoglio a Roma si firmavano i Trattati che istituivano la Comunità economica europea e la Euratom, da allora noti come i Trattati di Roma. Da quel momento è stato sempre più elemento di giusta fierezza poter dire che la firma era avvenuta proprio al centro di una capitale europea, in Italia, paese fondatore e promotore - forse decisivo con la svolta di Messina del 1955 - di una delle pagine più importanti e affascinanti della nostra storia. Oggi, in cui quasi siamo tentati di ignorare, e un po’ anche storcere il naso, su un’Europa che ci sembra lontana e burocratica, è essenziale capire quanto difficile e rivoluzionario sia stato il processo avviato con quella firma. Si sono poste fondamenta solide e moderne su cui è stata ricostruita un’Europa che, nell’arco di pochi decenni, era stata dilaniata da dittature e due guerre che avevano letteralmente messo a ferro e fuoco le proprie città, calpestato gli uomini, la loro dignità, i loro valori. E’ proprio sui valori comuni della dignità, dei diritti fondamentali, della libertà, democrazia, stato di diritto, unità e pace è cominciata una delle più grandi e ambiziose avventure politiche ed economiche della storia dell’umanità. La libertà è stata centrale in questo processo, anche riguardo alla creazione del più grande e ricco mercato del mondo dove, con regole armonizzate e standard comuni, possono circolare senza ostacoli persone, merci, capitali e servizi. Dove si può viaggiare, studiare, lavorare come se si stesse all’interno della propria regione o Stato, in un territorio aperto che va dal circolo polare articolo allo stretto di Gilbilterra. Un grande mercato che ha rafforzato la competitività europea, portato nuova occupazione e benessere, colmato disparità economiche anche con politiche di coesione sociale; e creato grandi vantaggi per i cittadini-consumatori liberandoli da molti monopoli, con più scelta, prezzi concorrenziali e alti standard di qualità e sicurezza. Tredici paesi con un’unica moneta che rende le nostre economiche più stabili e più forti semplificando la vita delle imprese e dei consumatori. Siamo passati con successo e senza traumi da sei a 27 paesi con una vera e propria riunificazione del continente europeo che, fino a meno di 20 anni fa, conservava la cicatrice della cortina di ferro ereditata dalla seconda guerra mondiale. In questo grande spazio senza barriere è diventato prioritario garantire non solo la libertà dei cittadini ma anche la loro sicurezza e il loro accesso alla giustizia, con una progressiva cooperazione nella lotta esterna e interna al terrorismo e alla criminalità e nella giustizia civile e penale. Non ci siamo chiusi in noi stessi creando un fortino di privilegiati assediato dalle miserie del mondo. Abbiamo cercato di coinvolgere con le politiche di allargamento, di vicinato e le relazioni esterne gli altri paesi del mondo proponendo un approccio alla globalizzazione fondato sullo sviluppo sostenibile, le libertà economiche e i diritti fondamentali, che si ricordi di quella parte dell’umanità afflitta da veri e propri problemi di sopravvivenza: spesso si dimentica che l’Europa è il primo donatore mondiale per la lotta alla povertà, malattie e analfabetismo e per gli aiuti umanitari. Malgrado il bilancio di questi 50 anni presenti luci e ombre e, tra le ombre, sicuramente la mancata entrata in vigore del Trattato Costituzionale, la politica estera, di sicurezza e difesa ancora ostaggio di una logica radicalmente intergovernativa e una competitività europea insufficiente per far fronte alle sfide della globalizzazione, la prova più evidente del nostro successo è che noi non respingiamo ma attiriamo. La grande maggioranza dei nostri vicini europei e dell’altra sponda del Mediterraneo vuole condividere i nostri standard ambientali e sociali, le libertà commerciali e molti coltivano il sogno di una futura adesione. Per quei popoli che vivono in regimi con un limitato rispetto dei diritti umani siamo un faro di speranza per una vita migliore. Questa speranza ci deve rendere consapevoli dei nostri privilegi ma, soprattutto, delle nostre responsabilità. Carlo Corazza Responsabile media e comunicazione Commissione europea, Rappresentanza in Italia .  
   
 

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