Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 25 Marzo 2014
 
   
  CULTURA, STORIA E “NIZIOETI”. LUCA ZAIA

 
   
   Venezia, 25 marzo 2014 - “Venezia ha una struttura urbana speciale, un suo “stradario” e una propria toponomastica, sviluppatisi nel tempo e sicuramente singolari, ma per ciò ancor più meritevoli di tutela e semmai di valorizzazione, piuttosto che di annichilimento in una “normalità” che non le appartiene neanche un po’”. Luca Zaia saluta con queste parole l’iniziativa del quotidiano veneziano “Il Gazzettino”, che ha indetto un sondaggio (che da oggi riprende anche in web) sui cosiddetti “Nizioeti”, ovvero i riquadri in nero su bianco, dipinti sulle pareti degli edifici”, che riportano i nomi delle calli, dei campi, delle parrocchie, dei sestieri e così via. “Venezia non ha i cartelli toponomastici delle altre città, che hanno una loro forma standardizzata e sono collocati agli angoli delle strade su pali metallici – ricorda Zaia – sostituiti appunto dai “Nizioeti”. I quali si deteriorano con il tempo e devono essere rifatti”. Da un po’ di tempo, i rifacimenti non hanno però riprodotto le parole e i termini preesistenti, ma li hanno modificati “italianizzandoli”; un’ italianizzazione che non è avvenuta a casaccio, per soggettiva iniziativa di qualche imbianchino, ma approvata da una apposita Commissione preposta al loro rifacimento. E’ così accaduto che un “rio terà”, ovvero una calle realizzata su un rio interrato, sia diventata “rio terrà”, laddove il veneziano usa le doppie con grande parsimonia e per precisi motivi; raddoppio che ha colpito anche altri nomi. Ad esempio “parucheta” è diventato “parrucchetta” e così via, cosa che pochi auspicano per un S. Crose che diventi “Santa Croce” e San Zan Degolà “San Giovanni Battista Decollato”, e via dicendo. Fatto sta che mani ignote hanno spesso corretti queste novità, che non sono errori di stampa, riportandole alla modalità originaria. “E’ una vicenda solo apparentemente “piccola”, perché ha il sapore di un autentico esproprio culturale – afferma Zaia – operato in nome di non si sa bene quale dotto principio più o meno linguistico, che avvilisce l’identità di una città che non ha solo secoli di storia ma è stata fulcro di civiltà nel mondo, governata dalla Repubblica più longeva dell’umanità. E’ una vicenda che sembra riproporre l’imposizione dell’uso dell’italiano a quei cittadini della nostra repubblica che hanno una cultura tedesca, slovena, ladina o di altro retaggio storico. Ben venga dunque questo referendum, e speriamo che abbia anche un seguito”.  
   
 

<<BACK