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Notiziario Marketpress di Martedì 25 Marzo 2014
 
   
  TRASPORTO FERROVIARIO BELLUNESE: LE BUONE INTENZIONI E LA REALTÀ NON SEMPRE VANNO A BRACCETTO

 
   
  Venezia, 25 marzo 2014 - “Ho votato contro l’emendamento che prevedeva una gara a se stante per il servizio ferroviario nel bellunese e voglio spiegare il perché”. L’assessore Renato Chisso è va dritto sul tema, senza giri di parole, sulla questione della cosiddetta “proposta Reolon”: “Capisco, condivido e sostengo le esigenze di autonomia dei bellunesi – afferma – e chi fa seriamente politica deve, pur pensando in grande e in prospettiva, anche tenere i piedi ben saldi in terra, evitando che le buone intenzioni diventino cattive soluzioni”. “Tutti sanno che sono un sostenitore della liberalizzazione del sistema del trasporto pubblico, non solo regionale, e ricordo che il Veneto è stata l’unica regione ad assegnare con gara europea parte del proprio servizio ferroviario, una decina di anni fa. Vinse Trenitalia, e ottenemmo interessanti vantaggi economici, salvo poi il dover ritornare al contratto di servizio ordinario per avere dallo Stato qualche soldo in più per il trasporto pubblico, proprietario delle ferrovie”. “Ed è questo il punto: al di là delle sigle, l’intero sistema ferroviario italiano fa capo a Ferrovie dello Stato, che è di proprietà del Ministero delle Finanze e gestisce con società diverse il trasporto passeggeri e merci (non credo di dover fare particolari commenti), le infrastrutture (binari, manutenzione, controllo) e qualche decina di altre spa, qualcuna in compartecipazione come Grandi Stazioni. Quando la proprietà del servizio è di fatto la stessa dei binari, l’effetto immediato, più volte ribadito, alla notizia di voler andare in gara è: in attesa di vedere come va a finire io, Ferrovie dello Stato, non investo più. E magari poi mi tengo i treni che oggi corrono su quei binari. Nel bellunese, che di investimenti ne ha bisogno sempre, vedi il caso della Calalzo – Ponte nelle Alpi, è un rischio che non voglio far correre ai cittadini”. “Ma c’è un’altra questione oggettiva da sapere – aggiunge Chisso – e riguarda i costi. Lo si voglia o no, le linee bellunesi non sono tecnicamente produttive e per far funzionare i treni: o si hanno risorse pubbliche a iosa, che non ci sono perché non ci vengono trasferite, o si devono aumentare le tariffe. Alla faccia della tariffazione unica è un peso che non voglio far gravare sui bellunesi, mentre oggi riusciamo a diluirlo dentro il contratto di servizio regionale. I sogni di sbocchi a nord, dei quali sono sostenitore, non ho la possibilità di finanziarli, nemmeno con arditi project financing”.  
   
 

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