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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Aprile 2014
 
   
  VOLUME: ‘FANFANIANI A ROMA’. L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE MIRKO CORATTI

 
   
  Roma, 1 aprile 2014 - “I fanfaniani di Roma hanno scritto una rilevante pagina nella storia politica della nostra città. Al prof. La Cute va il merito di averla descritta con grande passione e accortezza. L’analisi degli sviluppi politici del passato è sempre di grande utilità per chi ha l’onere e l’onore di amministrare i cittadini della capitale. Il protagonismo dei fanfaniani romani tra gli anni 60 e 70 fu anticipatore di processi politici che avrebbero trovato la sintesi a Roma nella metà degli anni 90, con la stagione riformista avviata dal sindaco Rutelli. I grandi partiti di massa furono i protagonisti della rinascita dell’Italia del dopoguerra. La Democrazia Cristiana, il Partito Comunista e il Partito Socialista contribuirono attraverso il confronto politico, a volte anche aspro, alla costruzione della Repubblica e all’evoluzione democratica dell’Italia. I partiti al tempo erano veri laboratori di progettualità ideale che si esprimevano attraverso correnti, aree e sensibilità politiche in questo contesto nasce l’originalità dei ‘fanfaniani’ di Roma ben interpretata dall’allora Sindaco Clelio Darida . La prima svolta politica del dopoguerra fu intrapresa proprio da Amintore Fanfani che nel 1962 forma il primo governo di centrosinistra in Italia. Quell’esecutivo si avvaleva dell’astensione del Partito socialista di Nenni che da poco aveva abbandonato per sempre la stagione della contrapposizione e del fronte popolare. Erano gli albori del riformismo italiano. Però, come ci spiega bene il prof. La Cute nel suo libro, la svolta a Roma non c’è, anzi le gerarchie ecclesiastiche erano inclini ad avversare il nuovo corso nella capitale. Sembra un paradosso, ma Roma spesso laboratorio di politiche nazionali, in quegli anni è esclusa dalla svolta. Si rifarà in seguito. Quelli erano gli anni del monocolore Dc guidato da maggioranze di centro-destra. Sono gli anni in cui emergeva con prepotenza la figura del compianto Giulio Andreotti. Se Fanfani era un cavallo di razza Andreotti era un purosangue che guidò la democrazia cristiana di Roma fino agli anni ’90. E’ palese che se l’antagonista politico dei fanfaniani di Roma era Giulio Andreotti, molti meriti li doveva avere chi, come Clelio Darida, in quel tempo era sensibile al nuovo corso di Fanfani. Allora vinse Darida. Un po’ come accade per i grandi campioni di boxe. Sfida, rivincita e bella. Quella storia democristiana premiò la caparbietà e la lungimiranza di Clelio che riuscì a spostare sulla linea del centro- sinistra una parte della componente Andreottiana. Giulio Andreotti come si dice a Roma ‘dovette abbozzare’ ma da grande politico quale era fu anch’egli della partita. A Darida va il merito di esser stato il precursore in Campidoglio del nuovo centro-sinistra che a Roma si affaccia nel 1974. Il coinvolgimento del Pci nelle commissioni consiliari fu l’anticipazione del coinvolgimento dei comunisti nel governo di unità nazionale che sarebbe scaturito dalle elezioni del 1976. Il riformismo italiano che oggi si concretizza nella spinta propulsiva al cambiamento che ha impresso il Pd di Matteo Renzi ha radici anche in quella storia. Grazie a Clelio Darida, all’on. Gerardo Bianco e al prof. La Cute e grazie a tutti voi che ancora oggi ci date suggerimenti e indicazioni per migliorare la nostra azione amministrativa e politica.”  
   
 

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