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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Luglio 2014
 
   
  IMMIGRAZIONE: REGIONE UMBRIA SEMPRE PIÙ ATTIVA NEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE, FIRMATO PROTOCOLLO PER RETE ANTIDISCRIMINAZIONE

 
   
  Perugia, 1 luglio 2014 – Affermare i principi di parità di trattamento e non discriminazione tra le persone, attraverso il lavoro sinergico delle amministrazioni pubbliche e dei rappresentanti del terzo settore: è quanto stabilisce il Protocollo d´intesa firmato stamani a Perugia in occasione del convegno conclusivo dei progetti "Fei Ap 2012", Fondo Europeo per l´Integrazione di cittadini dei Paesi Terzi. "Con il Protocollo, che conclude il progetto ‘No.di- No Discrimination´ – ha spiegato la vicepresidente della Regione Umbria con delega al Welfare, Carla Casciari - si vuole supportare efficacemente le politiche locali in materia di prevenzione e contrasto del razzismo e dell´intolleranza con l´obiettivo di valorizzare la nuova società multietnica e multiculturale, andando quindi verso una nuova comunità regionale più aperta, culturalmente ricca e democratica. A tal fine – ha evidenziato la vicepresidente – oggi il documento sarà firmato dai Comuni e dagli enti pubblici e privati presenti all´incontro, ma l´adesione al protocollo rimarrà aperta alla successiva sottoscrizione di istituzioni e altri organismi interessati, proprio con la finalità di allargare sempre di più le maglie della rete antidiscriminazioni". "Si tratta di un punto di inizio – ha aggiunto - non il termine di un percorso. Oggi finisce il tempo ‘burocratico´ di questo progetto europeo, ma per tutti noi il lavoro prosegue e cominciano già, da oggi, a concretizzarsi gli impegni contenuti nel protocollo d´intesa. Da subito inizia il lavoro per rendere ancor più fattibili questi impegni provando a reperire le risorse per far crescere la rete regionale antidiscriminazione: nella fondamentale e impegnativa partita sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020 vorremo infatti riservare alcune risorse alla prevenzione e al contrasto alle discriminazioni e, inoltre, cercheremo, con l´aiuto dell´Unar e del Ministero dell´Interno, di reperire a tal fine risorse anche nel nuovo fondo europeo che andrà a sostituire il Fei". Il convegno è servito anche per rendere conto degli obiettivi raggiunti con il progetto "No.di. No Discrimination": si tratta di un progetto realizzato dalla Regione Umbria in partenariato con Regione Marche, A.c.s.i.m., Cidis Onlus, Fondazione Caritas Senigallia Onlus, Free Woman Onlus, Gruppo Umana Solidarietà G. Puletti, On the road Onlus, Università degli studi di Urbino Carlo Bò e supportato da una rete territoriale composta da Province e Comuni, Associazioni e Cooperative. Sono state anche coinvolte numerose associazioni umbre tra cui Arci, Centro Studi Città di Foligno, Anci, Asgi, Il Pettirosso, nonchè l´Università degli Studi di Perugia, l´Ordine degli Avvocati, le Prefetture. Gli interventi di formazione sono stati rivolti agli operatori pubblici e del terzo settore che operano sui temi dell´immigrazione, integrazione, antidiscriminazione, mentre i destinatari finali degli interventi sono stati i cittadini dei paesi terzi regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale. In pratica "No.di" ha puntato a promuovere l´inserimento di politiche di prevenzione e contrasto alle discriminazioni etnico – razziali nelle azioni di governo delle amministrazioni delle regioni coinvolte e negli interventi di enti del Terzo Settore come i sindacati, le organizzazioni datoriali, le forze dell´ordine, funzionali anche alla costituzione di sistemi di rete regionali antidiscriminazioni. Il progetto ha consentito la realizzazione di numerose attività di formazione aperte a funzionari pubblici e operatori del terzo settore, seminari di approfondimento tematici, una campagna di sensibilizzazione interregionale e un´indagine, in cui risultati sono stati illustrati oggi, dal titolo "Ciò che non si dice", sulla percezione della discriminazione etnica tra le donne immigrate umbre e marchigiane. Al convegno sono intervenuti, oltre alla vicepresidente Casciari, il viceprefetto-Capo ufficio Politiche dell´immigrazione e dell´asilo sul territorio, Ministero dell´Interno-dipartimento per le Libertà Civili e l´Immigrazione, Maria Assunta Rosa, per la Regione Marche, Giovanni Santarelli, il viceprefetto di Terni, Andrea Gambassi, il viceprefetto di Perugia, Tiziana Tombesi, per l´Università di Perugia Gabriella Klein, Marina Cioncoloni dell´Unar, la consigliera di parità della Regione Umbria, Elena Tiracorrendo, Patrizia Manili dell´Università per Stranieri. Sintesi ricerca su percezione discriminazione L´indagine esplorativa sulla percezione della discriminazione da parte delle donne emigrate in Umbria e nelle Marche, dal titolo "Ciò che non si dice", ha coinvolto 248 donne immigrate nelle Marche e 250 in Umbria, provenienti dall´Africa settentrionale e subsahariana, dall´America centro meridionale, dall´Asia centro occidentale e orientale, dall´Europa centro orientale. Lo studio ha evidenziato che, tanto in Umbria quanto nelle Marche, l´intolleranza nei confronti dei migranti sembra essere in aumento in quanto il numero di donne che percepiscono o hanno percepito atteggiamenti discriminatori nei propri confronti è decisamente elevato. Esistono tuttavia delle differenze in base all´origine etnica: le donne africane, soprattutto subsahariane, avvertono maggiormente questo problema e lo imputano soprattutto a forme di razzismo. Le donne dell´Europa dell´Est appaiono invece più inserite. Per loro la discriminazione avviene quasi esclusivamente in particolari momenti come il lavoro o la ricerca di una casa. Secondo quanto riferisce la ricerca, indagare la discriminazione significa affrontare un argomento particolarmente complesso: nella percezione individuale, infatti, non esiste una definizione condivisa di cosa sia la discriminazione. In diverse testimonianze, discriminazione e razzismo si sovrappongono. Alla domanda "crede di aver mai subito un atto di discriminazione" il 53per cento del campione intervistato nelle Marche ed il 43per cento nell´Umbria risponde in maniera negativa, mentre il 46per cento nelle Marche ed il 54per cento nell´Umbria dichiara di avere subito direttamente almeno un atto di discriminazione durante la permanenza nel territorio italiano. Soltanto l´1 per cento nelle Marche ed il 3 per cento nell´Umbria non risponde. Riguardo alla differenza di trattamento tra uomini e donne, le immigrate in Umbria si contraddistinguono perché il 22% ritiene che nella comunità di appartenenza siano più discriminati dalla società italiana gli uomini rispetto alle donne. Il 25% delle intervistate nelle Marche, invece, ritiene che siano le donne più discriminate, mentre per il 23% crede che esista una sostanziale parità di trattamento. Solo per il 14% sarebbero gli uomini a subire maggiori atti di discriminazione. Un 14% pensa poi che gli atti discriminatori si manifestino in ambiti diversi, sia per gli uomini sia per le donne. Le straniere residenti nella Regione Umbria sostengono che i membri della propria comunità, a causa dell´appartenenza etnica, ricevono un trattamento discriminante nei servizi preposti alla ricerca della casa, nel luogo di lavoro, negli spazi pubblici (parchi, strade, mezzi pubblici), negli uffici comunali dedicati al pubblico (anagrafe, Urp e servizi sociali) e, infine, negli uffici dipendenti preposti al rilascio o al rinnovo dei documenti obbligatori per gli immigrati non comunitari. Le intervistate della regione Marche, in particolare, ritengono più critici ambiti quali i servizi privati preposti alla ricerca della casa, i luoghi di lavoro, le agenzie private per la ricerca del lavoro, i servizi sanitari, gli spazi pubblici, gli esercizi commerciali. Tra le persone vittima di discriminazione intervistate soltanto il 22% in Umbria e il 15% nelle Marche si è rivolto a qualcuno per chiedere aiuto, mentre il 31% nelle Marche ed il 74% in Umbria hanno preferito non condividere l´episodio con nessuno. Tra le intervistate delle Marche, numerose sono coloro che hanno preferito non rispondere a tale domanda, rivelando un sensibile imbarazzo. Mentre in Umbria la risposta nulla a tale domanda è solo del 4%. A fronte della discriminazione percepita, la speranza di poter modificare qualcosa è assai modesta e sembra fondare su iniziative avviate soprattutto da singoli. La ricerca è stata realizzata nell´ambito del progetto No.di – No Discrimination - Fondo Fei Azione 7 – Capacity Building – Rete Nazionale Antidiscriminazioni - Annualità 2012 da un partenariato composto da Regione Umbria (capofila), Regione Marche, A.c.s.i.m., Cidis Onlus, Fondazione Caritas Senigallia Onlus, Free Woman Onlus, Gruppo Umana Solidarietà G. Puletti, On the road Onlus, Università degli Studi di Urbino Carlo Bò. Si ringraziano inoltre per il contributo fornito l´Anci Umbria, l´Associazione il Pettirosso, il Centro Studi Foligno e l´Arci Perugia.  
   
 

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