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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Luglio 2014
 
   
  PROFUGHI IN VENETO. PRESIDENTE ZAIA: È LA CONSEGUENZA DEL SILENZIO ASSORDANTE DI ROMA CON BRUXELLES

 
   
  Venezia, 7 luglio 2014 - “Alla fine i disagi e i problemi provocati dai continui sbarchi sulle nostre coste vengono messi in conto, come sempre, ai nostri territori. Dopo le dichiarazioni da copione di Bruxelles che ci rassicurano, l’emergenza dovrà essere risolta dai sindaci, dalle strutture di volontariato presenti sul territorio o da altre associazioni. È una situazione ormai insostenibile e che rischia di creare dei pericolosi risvolti sociali”. Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta la notizia del possibile arrivo di oltre 700 profughi in Veneto. “Questa notizia non ci sorprende – spiega il Governatore – la situazione è critica e i numeri lo confermano: sono circa 65 mila gli arrivi nei primi sei mesi dell’anno, una cifra record e in Veneto sono approdati quasi 800 profughi. Una situazione al collasso che mette in difficoltà i livelli di governo più vicini al territorio che già devono far fronte al taglio di risorse e alla crisi che sta mettendo in difficoltà le nostre comunità”. “Da mesi ormai i predatori del mare la fanno da padroni – spiega Zaia – continuando a non rispettare le regole e mettendo a repentaglio la vita di migliaia di mamme, bambini e anziani e causando delle vere e proprie tragedie. Di fronte a tutto questo l’Europa usa parole rassicuranti, ma poi gira la testa dall’altra parte nel silenzio assordante del nostro Governo, che non batte mai i pugni sul tavolo. E i trafficanti di carne umana e schiavi usano l´operazione Mare Nostrum come un taxi”. “L’arrivo dei profughi in Veneto – conclude il Presidente – è la conseguenza della gestione sbagliata delle politiche di immigrazione a livello europeo e a livello nazionale. Chi dovrebbe trovare delle soluzioni lungimiranti è forte con i deboli e debole con i forti. Per sradicare questo problema alle radici è fondamentale aiutare queste popolazioni a casa loro, per riconsegnar loro la possibilità di avere un futuro nei luoghi di residenza e non essere costretti a fuggire a bordo di barconi in balia a dei trafficanti di vite umane”.  
   
 

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