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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Luglio 2014
 
   
  PUGLIA, CENTRI IMPIEGO: RESPONSABILITÀ PRECISE, MA NON GENERALIZZARE

 
   
  Bari, 10 luglio 2014 – Di seguito una nota dell’Assessore al Lavoro, della puglia Leo Caroli. Bisogna ringraziare la cronaca di Bari della Gazzetta del Mezzogiorno per aver raccontato l’odissea dei disoccupati pugliesi alle prese con uno dei Centri per l’Impiego della Provincia di Bari. Bisogna ringraziarla perché ha dato voce, dal lato degli utenti, al grido di dolore che da anni lanciamo – totalmente inascoltati, anche dalla stampa locale e nazionale - dal versante delle istituzioni. Quella realtà assurda descritta dal quotidiano è il frutto delle scelte sbagliate degli ultimi vent’anni nella gestione del mercato del lavoro e delle politiche attive, ma anche della incapacità di alcuni territori e di pezzi della politica e dell’amministrazione (ben individuati dall’articolo citato), di reagire attraverso l’impegno ed il lavoro a questi errori. La scelta, che risale al 1997, di delegare integralmente alle Province la gestione dei Servizi per il lavoro si è rivelata un errore. L’aver abbandonato il sistema, averlo ignorato, per i successivi venti anni è una responsabilità dei governi nazionali che hanno saputo solo tagliare e tagliare, mentre in tutta Europa si investiva, si costruiva, si sperimentava. Il risultato è che in Italia investiamo per sostenere i nostri cittadini in cerca di occupazione lo 0,03% del nostro Pil nei centri per l’impiego, la Germania lo 0,30% (10 volte di più con molti meno disoccupati) e la media europea è dello 0,25%. La forbice è talmente ampia che, inevitabilmente, ha prodotto questa conseguenza: in Italia i Servizi Pubblici per il Lavoro sono in sofferenza. Strutture fatiscenti, personale anziano, blocco delle assunzioni: questa è la realtà a cui poi si chiedono servizi efficienti e risultati “europei”. Il sistema dei Centri per l’Impiego è oggi di fronte ad un’ondata di utenti: dai lavoratori espulsi a causa della crisi, ai percettori di ammortizzatori in deroga, ai percettori del Sostegno al reddito regionale e oggi anche alle migliaia di giovani iscritti al Programma Garanzia Giovani. Come si può pretendere che poche decine di persone che lavorano nei Centri possano reggere questa piena, senza fare alcuno sforzo per metterli in condizione di fare il proprio lavoro in condizioni decenti? Si è provato a puntare sui servizi privati per l’impiego, ma anche qui un fallimento: solo il 4% dei rapporti di lavoro in Italia è mediato da soggetti pubblici e privati, tutto il resto è conseguenza della rete di relazioni che la singola azienda ha con il collega imprenditore, con il familiare, l’amico. Tutto questo nel totale disinteresse dello Stato per le politiche attive, rimesse quasi integralmente alle Regioni ed all’uso da parte di queste ultime del Fondo Sociale Europeo. Quelle Regioni che oggi muovono passi avanti per la definizione di Livelli di prestazioni essenziali condivisi, di standard di servizio nazionali, di una rete moderna ed efficiente. Ma in questa situazione non va dimenticato chi è riuscito a costruire, anche in Puglia, esperienze straordinarie. In questi mesi da Assessore al Lavoro ho visitato, ad esempio, i Centri per l’impiego di San Severo, di Brindisi e di Grottaglie. Ho visto Centri puliti ed ordinati, con personale insufficiente ma motivato e gentile, capacità straordinarie anche nel gestire esperienze complesse come la gestione delle informazioni sull’autoimpiego o dei Centri per l’occupabilità femminile o dei tirocini formativi. Anche queste realtà, sostenute dalla passione di chi lavora nei centri e negli uffici di alcune Province, sono parte dei Servizi pubblici per l’Impiego, esattamente come la realtà descritta dalla Gazzetta di Bari. La nostra ambizione è di provare a fare di queste esperienze la norma; di ricostruire, nonostante tutto, la fiducia dei cittadini nel loro Servizio pubblico e, contestualmente, di continuare a batterci per convincere chi opera le scelte a Roma che occorre invertire la tendenza e tornare a puntare sul servizio pubblico, investendo risorse per adeguare il personale e le strutture.  
   
 

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