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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Luglio 2014
 
   
  PAC 2014-2020. VENETO: DAL MINISTERO E’ MANCATA UNA VISIONE STRATEGICA. IL PROF. FRASCARELLI CI DA’ RAGIONE

 
   
  Venezia - “Cinque mesi di grandi discussioni per scrivere “l’aiuto accoppiato” in Italia. Risultato? Il solito spezzatino all’italiana. Non serve all’agricoltura”. Questo è il commento in apertura dell’articolo scritto dal professor Angelo Frascarelli, dell’Università di Perugia, pubblicato dalla rivista l’Informatore Agrario. Il prof. Frascarelli è riconosciuto nel settore come massimo esperto in materia di Pac e, a tal proposito, in un recente commento ha dichiarato che gli aiuti al riso, alla soia e al grano duro, servono solo a complicare la vita agli agricoltori, senza benefici per l’economia agroalimentare del Paese. Parafrasando: manca una strategia. La nuova Politica Agricola Comune è stata costruita dal Ministero delle Politiche Agricole cercando di “accontentare” i molti, senza strutturare un piano di azione che getti le basi di un sistema competitivo e forte”. Questa in sintesi la posizione del Veneto, ribadita dall’assessore all’agricoltura Franco Manzato che sottolinea:“coincide esattamente con l’opinione del prof. Frascarelli”. “La Politica agricola comune della Unione Europea - aggiunge Manzato - sta mettendo a dura prova il Veneto, dove da oltre tre anni si sta costruendo una strategia che consenta al comparto rurale di crescere con l’appoggio della Regione e che nel tempo possa assorbire senza grossi traumi la riduzione degli aiuti. Il margine di intervento della Regione nella definizione del Programma di Sviluppo Rurale – approvato ieri in Consiglio Regionale - che prevede contributi alle aziende agricole, è stato adeguatamente sfruttato e ritengo abbia portato ad un eccellente risultato. Mentre la partita degli aiuti diretti, gestita da Roma, si è rivelata inadeguata e non alla pari con la visione strategica che noi invece abbiamo applicato nel Psr Veneto”. “È paradossale per noi – continua – che stiamo cercando di costruire un sistema veneto che abbia una strategia condivisa, che guardi a lungo termine nell’ottica di rendere la aziende competitive e capaci di stare sul mercato senza gli aiuti europei, ma ci confrontiamo con una sovra-strategia asettica e inesistente. Una buona programmazione che mira a far crescere l’ agricoltura italiana sicuramente non avrebbe inserito alcun meccanismo di “preferenza” per le aree del sud, che storicamente rendono poco perché fanno poco, gestiscono i contributi in modo per nulla trasparente e non riescono nemmeno a utilizzare tutte le risorse che gli vengono messe a disposizione. Soprattutto, una buona strategia non avrebbe permesso che settori fortemente penalizzati (zootecnia) non venissero adeguatamente considerati al momento della definizione dei premi “accoppiati”, aiuti creati appositamente per sostenere le aree di intervento più marginali e in difficoltà. Questi sostegni “accoppiati” sono il nocciolo di una polemica che da mesi schiera il Veneto contro il Ministero, arrivando di recente alla resa dei conti attraverso la mancata intesa in sede di Conferenza Stato-regioni sul documento definitivo”. “E pensiamo anche – dice Manzato - alla distinzione tra pianura “normale” e “svantaggiata”, che consente il premio Pac agli agricoltori che hanno ottenuto (nell’anno precedente) 1.250 euro nel primo caso e 5.000 euro nel secondo caso (come le aree di montagna). Ma chiediamocelo, cosa è la pianura “svantaggiata”? Uno svantaggio lo vediamo nella montagna, ma in pianura è difficile da immaginare e soprattutto ci sembra un tentativo, mal celato, per privilegiare tutto il sud Italia, insomma una politica di comodo”. “Ma il nocciolo del problema – conclude - rimane “l’accoppiato”. In effetti è avvenuto uno “spacchettamento” delle misure, arrivando addirittura a 7: bovini da latte e bovini da latte in zona montana (una differenza minima), vacche nutrici, capi bovini macellati (somma insufficiente), bovini, ovini, agnello Igp, bufalo, ma anche piano per le colture proteiche del nord (importo irrisorio), proteiche e grano duro del centro e del sud (nonostante non si capisca come mai il grano sia considerato “ambito di difficoltà”), ed infine riso, bietola, pomodoro da industria, olivo – anch’essa coltura in difficoltà ingiustificata. Insomma un mosaico, fatto male e inadeguato alle esigenze di crescita del Paese. Lo specchio della solita Italietta che sa far male anche quello che con facilità e spontaneità potrebbe fare in modo eccellente: distribuire le risorse in modo strutturato e ottimale, con la concentrazione degli investimenti e degli aiuti laddove è necessario, senza così sprecare risorse”.  
   
 

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