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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Settembre 2014
 
   
  FUTURO PORTO DI TARANTO. VENDOLA SCRIVE A RENZI: "OCCORRE CONVOCAZIONE A ROMA"

 
   
  Bari, 25 settembre 2014 - Sul futuro del porto e della città di Taranto, alla luce dei ritardi nella realizzazione delle opere infrastrutturali strategiche e delle criticità relative alla situazione occupazionale dei lavoratori, il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha scritto ieri pomeriggio al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e per conoscenza ai ministri delle Infrastrutture e Trasporti, del Lavoro e dello Sviluppo economico, affinchè possa valutare “l’opportunità di una urgente convocazione a Roma di tutte le parti coinvolte per esercitare una quanto mai incisiva azione di mediazione a recupero della normalità in un quadro di rispetto dei reciproci obblighi assunti dagli attori della vicenda”. “Le agitazioni dei lavoratori ormai in Cassa Integrazione da più di due anni – si legge nella lettera di Vendola - la decisione del terminalista di spostare anche l’ultima rotta transoceanica dal Porto di Taranto al Porto del Pireo, interrompendo di fatto qualsiasi attività operativa sul Terminal, le “comprensibili” istanze dell’Autorità Portuale di porre al Terminalista “condizioni” e “garanzie” di operatività, stanno determinando delle frizioni che potrebbero facilmente degenerare in una irreversibile rottura. Sul punto, la scelta di Tct di dirottare ieri, verso il Porto di Trieste, l’ultima nave transoceanica attesa a Taranto, ha contribuito ad esasperare ancora di più i rapporti già compromessi”. Per Vendola “obiettivo inderogabile dell’incontro sarà quello di confermare la volontà comune a proseguire nel percorso intrapreso, attraverso la rassicurazione che le legittime aspettative di tutti verranno soddisfatte attraverso l’impiego delle ingenti risorse disponibili, fondamentali per il rilancio della crescita e dello sviluppo di una realtà già pesantemente colpita”. Segue testo integrale della lettera - Caro Presidente, come Le è noto, le vicende legate al rilancio dell’attività del porto di Taranto, per le quali nel febbraio del 2012 è stato nominato un Commissario straordinario per l’attuazione di opere infrastrutturali di importanza strategica, hanno maturato nel tempo un preoccupante ritardo. Non è questa la sede in cui ripercorrere i motivi e le ragioni per le quali le iniziali previsioni di esecuzione delle opere hanno subito una dilatazione dei tempi che nella migliore delle ipotesi verrà consuntivata in almeno 24 mesi, quanto evidenziare come le ultime interlocuzioni tra l’Autorità Portuale di Taranto, le Organizzazioni Sindacali ed il Concessionario terminalista Tct, stiano assumendo toni preoccupanti per il futuro del porto e della città di Taranto. Le agitazioni dei lavoratori ormai in Cassa Integrazione da più di due anni, la decisione del terminalista di spostare anche l’ultima rotta transoceanica dal Porto di Taranto al Porto del Pireo, interrompendo di fatto qualsiasi attività operativa sul Terminal, le “comprensibili” istanze dell’Autorità Portuale di porre al Terminalista “condizioni” e “garanzie” di operatività, stanno determinando delle frizioni che potrebbero facilmente degenerare in una irreversibile rottura. Sul punto, la scelta di Tct di dirottare ieri, verso il Porto di Trieste, l’ultima nave transoceanica attesa a Taranto, ha contribuito ad esasperare ancora di più i rapporti già compromessi. Per questa ragione pur a conoscenza dell’iniziativa che il Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto Prof. Avv. Sergio Prete ha intrapreso per convocare in Prefettura a Taranto, la Presidenza del Consiglio, le Oo.ss e la Tct Spa, per un incontro finalizzato alla sottoscrizione di un ulteriore accordo tra le parti, Le chiedo di valutare l’opportunità di una urgente convocazione a Roma, delle parti coinvolte (Apta, Tct Spa, le Oo.ss e la Regione Puglia) ed esercitare una quanto mai incisiva azione di mediazione a recupero della normalità in un quadro di rispetto dei reciproci obblighi assunti dagli attori della vicenda. Obiettivo inderogabile sarà quello di confermare la volontà comune a proseguire nel percorso intrapreso, attraverso la rassicurazione che le legittime aspettative di tutti verranno soddisfatte attraverso l’impiego delle ingenti risorse disponibili, fondamentali per il rilancio della crescita e dello sviluppo di una realtà già pesantemente colpita.  
   
 

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