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Notiziario Marketpress di Mercoledì 01 Ottobre 2014
 
   
  L´ 84 FIERA DEL TARTUFO BIANCO DI ALBA AVRA´ COME PROTAGONISTA WERNER HERZOG

 
   
   Per celebrare il riconoscimento Unesco a Langhe, Roero e Monferrato, in occasione dell’84° Fiera del Tartufo Bianco di Alba, presentata questa mattina in conferenza stampa, alla presenza dell´assessore alla Cultura e Turismo, Antonella Parigi, Collisioni, in collaborazione con la Regione Piemonte, l’Ente Fiera e Film Commission Torino Piemonte, propone un momento di riflessione su paesaggio e cinema, che avrà come protagonista Werner Herzog . Fra i maggiori registi contemporanei, Herzog sarà inoltre ospite del territorio per alcuni giorni e avrà l’opportunità di conoscere i paesaggi delle Langhe, del Roero e del Monferrato e giovedì 13 novembre alle ore 21,00 , al termine di una serie di proiezioni commentate, incontrerà il pubblico al Teatro Sociale di Alba , dialogando con Marco Müller. Werner Herzog è nato a Monaco di Baviera nel 1942. Cresciuto in un villaggio delle montagne bavaresi senza mai vedere cinema e televisione, né usare il telefono, inizia a viaggiare a piedi a quattordici anni. L’esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1961 e già nel 1963 egli fonda la sua casa di produzione, la Werner Herzog Filmproduktion. Dopo il 1965 viaggia a lungo tra Stati Uniti e Messico e partecipa al progetto di fondare uno stato utopico nel Guatemala. Torna in Germania nel 1968 e realizza il suo primo lungometraggio, Segni di vita , che riceve al Festival di Berlino il premio della migliore opera prima. Il cinema di Herzog, ricco di opere ormai riconosciute come caposaldi della modernità cinematografica in Europa - Aguirre, furore di Dio (1972), L´enigma di Kaspar Hauser (1974), Cuore di vetro (1976), La ballata di Stroszeck (1977), Nosferatu e Woyzeck (entrambi 1979) - è caratterizzato, da condizioni di riprese avventurose fino all´estremo limite fisico, spesso ambientate in esterni inospitali (montagne, deserti, grandi corsi d’acqua). Ogni film diventa così un oggetto inafferrabile, in bilico tra finzione e documentario, come in Fitzcarraldo (1982), che narra la scalata di un battello sui fianchi di una montagna (effettivamente realizzata). La ricerca visionaria di una sacralità del paesaggio e l´idea del cinema come testimonianza del perdurare di civiltà sull´orlo della scomparsa contraddistinguono anche la notevole attività documentaristica di Herzog, dove la componente narrativa serve spesso a giustificazione del viaggio, dell’esplorazione di un luogo: dalla rivisitazione del Popol Vuh in Fata morgana (1971), ambientato nel Sahara, in Kenia, Tanzania, nei Paesi del Golfo della Guinea e nelle Canarie, all´Australia degli aborigeni in (1984; Dove sognano le formiche verdi ), dalla Patagonia di Schrei aus Stein (1991; Grido di pietra ) al Kuwait martoriato dalla guerra del Golfo in Lektionen in Finsternis (1992; Apocalisse nel deserto ). Il paesaggio è una metafora che contiene una stratificazione quasi infinita di significati. La visione del paesaggio è stata concepita tradizionalmente come un´esperienza puramente contemplativa, dove non esiste un percorso predeterminato e non entrano in campo nella visione né ricordi né attese. Ma il paesaggio si è oggi trasformato da scenario immobile osservato “esteticamente” (idillicamente) in un sistema complesso e in continuo movimento, tale da non poter essere più osservato dall´esterno ma necessariamente vissuto ed interpretato nel suo continuo mutamento. Cosa accade dal momento in cui consideriamo questo paesaggio come in movimento-mutamento? Qual’è lo stato del fluttuante e mai risolto rapporto fra paesaggio-realtà e paesaggio-immagine? Il seminario con Werner Herzog, animato da Marco Müller (uno dei “complici” regolari del regista in Italia, studioso e produttore - vincitore in quella veste del Gran Premio Albacinema dell’Infinity Film Fest 2006) vuole proporre un´immersione in un paesaggio di immagini e visioni che risponda, almeno in parte, a questi interrogativi.  
   
 

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