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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Ottobre 2014
 
   
  PLENARIA DEL PARLAMENTO EUROPEO DEL 22 OTTOBRE: LA PRESIDENZA ITALIANA A NOME DELL´ALTO RAPPRESENTANTE/VICE-PRESIDENTE DELL´UNIONE EUROPEA SULLA PENA DI MORTE IN PAKISTAN E IL CASO DI ASIA BIBI

 
   
  Strasburgo, 27 Ottobre 2014 - Signor Presidente, Onorevoli parlamentari, da quando il Pakistan ha avviato la transizione verso la democrazia nel 2008, l’Unione europea ha rafforzato le sue relazioni con il Pakistan. L`adozione nel 2012 di un piano per 5 anni, ha ampliato e approfondito il nostro dialogo politico. In tale contesto, stiamo discutendo numerosi temi, inclusi la governance e i diritti umani. La concessione del Sistema Generale di Preferenze (Gsp+) al Pakistan a partire dal 1º gennaio di quest’anno, offre un’ulteriore opportunità per l`approfondimento del dialogo e la valutazione dei progressi in materia di diritti umani. Dal 2008, il Pakistan mantiene una moratoria sulla pena di morte. L`unione europea ribadisce regolarmente al Pakistan la sua ferma posizione contro la pena di morte, punizione crudele e inumana. La delegazione dell’Unione europea, vigila costantemente sulla situazione e invita il Pakistan a mantenere la moratoria sulla pena di morte. Nel corso del dialogo strategico del marzo 2014, il Pakistan ha confermato la propria intenzione di mantenere la moratoria. Le leggi sulla blasfemia sono il più importante strumento di oppressione delle minoranze religiose e stabiliscono che un insulto al Corano sia punibile con l’ergastolo e che l’uso di termini denigratori contro il profeta sia punibile con la pena di morte. Una serie di sentenze di condanna a morte per blasfemia sono state emesse da numerosi tribunali, ma finora nessuna è stata eseguita. Solitamente gli imputati sono assolti o messi in libertà provvisoria su cauzione dalle corti d`appello. Questo comporta che possano trascorrere vari anni in carcere in attesa di giudizio. La principale critica mossa nei confronti delle leggi è che la sanzione -pena di morte- è sproporzionata rispetto alla natura del reato. Tuttavia, un’altra grave preoccupazione riguarda il fatto che un numero considerevole dei casi di blasfemia si basi su false dichiarazioni. Si sporge denuncia, nella maggior parte dei casi contro i musulmani, ma anche contro i non musulmani, per risolvere diatribe personali o per alimentare le tensioni settarie e interconfessionali. Tale abuso sembra in drastico aumento negli ultimi decenni. Il Pakistan ha riconosciuto gli abusi e si è impegnato ad adoperarsi per prevenirli. Come indicato negli Orientamenti dell`Unione europea sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, adottati dal Consiglio «Affari esteri» il 23 giugno 2013, «le leggi che criminalizzano la blasfemia e limitano la libertà religiosa e di credo [...] possono avere un grave effetto inibitorio sulla libertà di espressione e sulla libertà di religione o credo; l’Unione europea raccomanda la depenalizzazione di tali reati». Inoltre, l’Ue «si opporrà con fermezza al ricorso alla pena di morte, a punizioni fisiche o alla privazione di libertà come sanzioni per la blasfemia». Nel caso di Asia Bibi, l’Unione europea sta seguendo con molta attenzione l’evolversi della situazione. Giovedì scorso la Corte suprema di Lahore ha confermato la sentenza emessa dal tribunale di primo grado, che l`ha condannata a morte per il reato di blasfemia nel 2010. Asia Bibi dispone ora di 30 giorni per presentare ricorso in appello alla Corte suprema del Pakistan. L`alto Rappresentante/vice-presidente ha espresso a più riprese il suo rammarico e la profonda preoccupazione per la decisione della Corte di Lahore di confermare la condanna a morte di Asia Bibi. Cathy Ashton si è augurata che il verdetto venga annullato rapidamente dalla Corte suprema. L`unione europea invita il Pakistan a garantire a tutti i cittadini il pieno rispetto dei diritti umani sanciti dalle convenzioni internazionali di cui è parte. Asia Bibi è la prima donna ad essere condannata a morte per il reato di blasfemia e il suo caso ha sollevato molto clamore in Europa. Nonostante ciò, il suo caso non è l`unico. Permettetemi di congratularmi con il Parlamento Europeo per il forte impegno a favore dei diritti umani in Pakistan, espresso attraverso numerose risoluzioni e mobilitazione politica. L’ue, attraverso la sua delegazione a Islamabad, continuerà a seguire da vicino il caso di Asia Bibi e a chiedere il suo rilascio. Sebbene l`Unione europea non ritenga di intervenire in un procedimento giudiziario in corso, prenderà in considerazione la possibilità di sollevare questo caso e la questione più ampia della pena di morte e della legge contro la blasfemia, con la controparte pakistana. Continueremo a sollecitare il governo di Islamabad affinché` prenda in considerazione la riduzione del numero di crimini puniti con la pena di morte e rispetti i suoi obblighi nei confronti della libertà di espressione e della libertà di religione e di credo. Tali questioni sono state affrontate in giugno nel dialogo sui diritti umani che si è tenuto a Islamabad. La prossima occasione sarà già la settimana prossima, quando il Rappresentante Speciale Stavros Lambrinidis effettuerà una visita in Pakistan. Infine, come ho già menzionato, il regime Gsp+ offre un quadro molto utile per valutare e promuovere i progressi in materia di diritti umani in Pakistan.  
   
 

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