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Notiziario Marketpress di Giovedì 04 Dicembre 2014
 
   
  LA VACCINAZIONE COME STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE SANITARIA A FAVORE DELL’HEALTHY AGEING: IL CASO DEL FUOCO DI SANT’ANTONIO ALIAS HERPES ZOSTER

 
   
  Roma, 4 dicembre 2014 - Intervista al Prof. Roberto Bernabei Direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma; Presidente Italia Longeva. 1. Il tema vaccinale è una delle priorità del semestre italiano di Presidenza Europea. L’italia è stata inoltre recentemente indicata dalla Global Health Security Agenda come capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. È un segnale per supportare, anche verso l’opinione pubblica, l’importanza delle vaccinazioni quale strumento primario di prevenzione e di lotta alle malattie infettive? La vaccinazione è attualmente un tema poco trattato a livello europeo e quando se ne parla lo si fa riferendosi alla vaccinazione per i bambini. Eccezionalmente il tema è esteso anche alla popolazione anziana (sopra i 65 anni), per alcuni casi specifici come la vaccinazione antinfluenzale (anche se a livello europeo c’è una notevole disomogeneità tra i vari Paesi) e per gruppi ad alto rischio (ad esempio il personale sanitario che è ad alto rischio di contrarre patologie infettive). In generale la vaccinazione nell’adulto-anziano rimane una strategia sanitaria sottoutilizzata che però sarebbe prioritaria nella promozione dell’healthy ageing. Al contrario dei programmi di immunizzazione nei confronti dei bambini, la vaccinazione nell’adulto non è considerato un intervento sanitario di routine. Questo aspetto fa sì che l’utilizzo dei vaccini negli adulti-anziani rimanga basso, ci sia una completa assenza di programmi coordinati relativi alla vaccinazione negli adulti e gli anziani di conseguenza non siano ben protetti. Paradossalmente anche per la vaccinazione stagionale antiinfluenzale, raccomandata in tutti i Paesi Europei, la percentuale di vaccinazione rimane comunque bassa e presente soprattutto in alcuni particolari gruppi a rischio. 2. In occasione della Conferenza internazionale “The State oh Health of Vaccination in the Eu” del 3 novembre scorso, Aifa ha posto l’attenzione anche sul valore economico, oltre che di salute, della vaccinazione, sottolineando come lo sviluppo sostenibile passi per il sistema vaccinale. Possiamo dire che vaccinare fa risparmiare? Esistono numerosi studi nei diversi Paesi europei che evidenziano il rapporto costo-efficacia della vaccinazione dell’adulto-anziano relativamente a influenza, polmonite pneumococcica e Herpes Zoster. Cito, ad esempio, uno studio italiano (Ndr: Garattini, 2011) che ha evidenziato come l’estensione della vaccinazione antiinfluenzale a tutti gli adulti con capacità lavorativa porti ad un vantaggio economico importante in termini di costi indiretti associati alla perdita di produttività. Uno studio olandese ha quantizzato l’entità del risparmio, rilevando un rapporto di 1 a 4 tra investimento e guadagno, ossia l’investimento di 1 euro nella vaccinazione di un adulto genererebbe un guadagno di 4 euro. Lo studio indica che il costo di una vaccinazione per le principali patologie infettive nella popolazione adulta sia quantizzabile in 136 milioni di euro, compresa la vaccinazione antiinfluenzale. Con questo investimento si produrrebbero importanti benefici in termini di prevenzione di circa 35mila nuove infezioni e circa 6mila morti, nonché la perdita di oltre 125mila giorni lavorativi in meno. Il risparmio generato ammonterebbe ad almeno 6.6 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 4.2 milioni di euro legati a risparmi di tipo assicurativo. I contributi fiscali che verrebbero versati (per la rimanente attività lavorativa) da adulti vaccinati (50 +) ed in buona salute sarebbero quantizzabili in almeno 537 milioni di euro (secondo il regime fiscale olandese). 3. Che incidenza hanno le malattie infettive (prevenibili da vaccino) sulla popolazione ultra 70enne? Le principali patologie prevenibili nell’anziano tramite vaccinazione sono tre: influenza, polmonite pneumococcica e Herpes Zoster o Fuoco di Sant’antonio. Relativamente all’influenza, ogni anno vengono colpiti circa 4 milioni di soggetti (8 milioni negli anni di picco), con un’incidenza di 3,5 casi per 1.000 a settimana (da 5 a 14 nei periodi di picco). In Italia circa 8.000 decessi possono essere direttamente correlati con l’infezione influenzale e di questi 80% è rappresentato da anziani. A livello mondiale sono calcolati ogni anno fino a 500.000 decessi da correlare all’influenza. In riferimento alla polmonite pneumococcica, si stima che globalmente 1.6 milioni di persone muoiano per una infezione respiratoria di origine pneumococcica, con gruppi a maggior rischio quali bambini, persone immuno-compromesse (ad es. Pazienti cono insufficienza renale cronica) e anziani (>65 anni). In Europa, l’infezione è responsabile del 2% delle ospedalizzazioni, con una degenza media di 10 giorni. La polmonite pneumococcica è inoltre associata ad alti tassi di mortalità. Nel 2011 oltre 25mila persone sono morte a causa di una polmonite (5.3% di tutte le cause di morte), rispetto alle 109 legate all’influenza. In tutti i Paesi Europei gli anziani sono il gruppo a maggior rischio di sviluppare una polmonite e nello stesso tempo una multiresistenza agli antibiotici. L’herpes zoster, infine, rappresenta una patologia molto seria nella popolazione anziana ed in quella immunocompromessa. In assenza di una terapia antivirale, fino al 45% dei pazienti con più di 60 anni presenta un’esperienza di dolore severo per 6-12 mesi. Il Fuoco di Sant’antonio è molto comune nella popolazione anziana, nella quale si verifica il 70% dei nuovi casi stimati, con un’incidenza nelle persone di età superiore ai 60 anni che è di 10 casi per 1.000/anno. Sappiamo che nel corso della vita, una persona anziana su quattro ha una probabilità su tre di sviluppare l’Herpes Zoster che, tra l’altro, può ripresentarsi più volte nella stessa persona. 4. Cosa si intende per invecchiamento attivo e in buona salute? Perché è importante vaccinare? La Sanità non può più essere basata solo sul concetto di malattia e di guarigione. Accanto all’aspettativa di vita e, quindi, alla mortalità si sviluppa sempre di più il pensiero su come e quanto questa vita venga vissuta in buona salute. La Commissione Europea ha identificato nell’invecchiamento attivo e in salute una delle principali sfide comuni a tutti i Paesi Europei. L’obiettivo è di far condurre ai cittadini una vita in salute, attiva e indipendente mentre invecchiano, migliorando la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sanitari e sociali. Promuovere un incremento dell’aspettativa di vita in buona salute significa da un lato prevenire e gestire le malattie croniche, ma anche mantenere la continuità nella cura del paziente con multi-morbidità e nella compliance ai farmaci. Alla base di tutto ciò sta non soltanto il garantire un’assistenza alla popolazione anziana ma soprattutto assicurare che le persone raggiungano in buona salute l’età anziana. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), due terzi dei cittadini europei che hanno raggiunto l’età della pensione soffrono di almeno due patologie croniche, con una forte pressione sui sistemi sanitari. Vaccinare significa prevenire o ridurre ad un minimo costo la presenza di condizioni croniche, potenzialmente invalidanti e comunque di alto impatto sulla qualità di vita dell’anziano. 5. In riferimento alla vaccinazione contro l’Herpes Zoster, la disponibilità del vaccino può rappresentare un passo ulteriore verso una Sanità proattiva a favore degli anziani? Un aspetto fondamentale nella valutazione odierna di una persona è la sua qualità di vita. La Sanità e il concetto di salute non devono e non possono più essere focalizzati sull’idea di guarigione dalle malattie. Il Fuoco di Sant’antonio rappresenta una patologia molto seria nella popolazione anziana che influenza in maniera importante la qualità di vita di chi ne è affetto. Immaginiamo soltanto per un istante quanto la presenza di un dolore continuo possa influenzare la nostra vita, costantemente e nei momenti più disparati - dalla difficoltà ad indossare un abito ad una qualunque altra azione quotidiana. Pensiamo poi al fatto che, superati gli 85 anni, almeno il 50% delle persone presenterà un’infezione da Fuoco di Sant’antonio e che questa patologia può ripresentarsi più volte nella stessa persona nel corso della sua vita. Dopo aver provato ad immaginare quanto percepito da una persona colpita da Herpes Zoster, si può comprendere il significato ed il potenziale di un vaccino che può evitare tutto ciò. Da un punto di vista prettamente scientifico è dimostrato come la vaccinazione per l’Herpes Zoster sia valida sia in termini di costo-efficacia che di risparmio economico. Ci sono evidenze, inoltre, di come la vaccinazione nell’adulto sia una opzione preventiva da valutare già nella popolazione di 50-55 anni.  
   
 

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