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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Aprile 2007
 
   
  UMBRIA: PRESENTATO RAPPORTO MET 2006

 
   
   Perugia, 10 aprile 2007 - L’umbria presenta valori sensibilmente superiori a quelli nazionali (pari ad 1) per accesso al credito (3,7), rafforzamento della struttura delle imprese (2,2) ed innovazione e ricerca (1,4); l’intensità di aiuti alle imprese (tra il 3 e il 6 per cento rispetto agli investimenti fissi lordi nel periodo dal 1999 al 2005) è inoltre di poco superiore ai valori di regioni come Lombardia ed Emilia Romagna e sostanzialmente in linea con quelli di Toscana e Marche. Sono alcuni dei dati contenuti nell’approfondimento dedicato all’Umbria del quinto “Rapporto Met” 2006 su “Le politiche per le imprese” (Centro studi Monitoraggio economia territorio). Il Rapporto, giunto alla quinta edizione, è stato illustrato il 5 aprile a Perugia dal Presidente Met, Raffaele Brancati, alla presenza della Presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti, del Presidente “Aur” (Agenzia Umbria Ricerche) Claudio Carnieri e dell’assessore regionale allo sviluppo economico Mario Giovannetti. Nel documento si evidenzia che nel 2005 le erogazioni sono state pari a 35 mil. Di euro, con una sensibile riduzione rispetto agli anni precedenti derivante dal calo delle risorse di strumenti nazionali. Tuttavia le erogazioni per ricerca e innovazione hanno subìto un sensibile aumento (pari al 28% del totale erogato), superiore alla media nazionale, dovuto in particolare a trasferimenti da strumenti nazionali. Dall’indagine campionaria (che riguarda sopratutto le Pmi) risulta che il 76% delle imprese umbre hanno realizzato investimenti nel periodo 2003-2005 (il corrispondente dato nazionale è del 72%). Importante il fatto che le imprese umbre, con un importo medio dell’investimento pari a circa 357mila euro, presentino il valore più alto tra tutte le regioni italiane. Una sorta di indicatore di integrazione della singola impresa con il sistema locale (e quindi della presenza di una struttura economica regionale integrata) in cui opera, viene dato dalla presenza o meno di rapporti commerciali nella propria area di localizzazione che vadano oltre quelli di mero acquisto-vendita. In questo ambito l’Umbria si colloca ultima tra le regioni italiane, con una percentuale di solo il 4,3% di imprese che hanno dichiarato di avere rapporti di tal genere, mentre i valori più alti si hanno per le regioni del Nord-est (13% Veneto e 18% Friuli). Per quanto riguarda l’analisi della domanda delle imprese, dal Rapporto emergono i seguenti aspetti: viene fortemente avvertita l’esigenza di politiche pubbliche con difficoltà ad individuare specifiche tipologie di intervento; le politiche di sviluppo locale vengono viste come opportunità, con qualche diffidenza verso le esperienze passate; l’area della internazionalizzazione segnala forti debolezze nella dimensione quantitativa e in una concezione prevalentemente riferita alla riduzione dei costi e non anche ad alleanze strategiche e a processi innovativi; la domanda di politiche di sostegno per innovazione e sviluppo è in linea con quella nazionale; la domanda di infrastrutture è relativamente modesta in assoluto; rilievo è dato alle carenze della rete elettrica; i problemi di accesso al credito sembrano ancora molto consistenti. Per il presidente Aur, Claudio Carnieri, “il Rapporto Net si rivela anche quest’anno uno studio prezioso dopo quello importante dell’anno scorso sui processi di internazionalizzazione, per individuare le linee di politica industriale da seguire in Umbria in rapporto alle nuove grandi scelte che il governo nazionale ha proposto alla discussione con il documento di Luigi Bersani, Industria 2015. L’attenzione del rapporto ai finanziamenti sia nel 2005, sia nel periodo 2002-2005 - ha proseguito Carnieri -, la loro scomposizione, lo studio dei diversi filoni della domanda imprenditoriale sono le parti essenziali e più interessanti del rapporto, anche - sostiene il presidente - per i consigli di Policy che ne vengono, per una maggiore finalizzazione degli aiuti alle imprese e per una loro specializzazione. Nello studio - ha aggiunto - c’è una interessantissima riflessione sui caratteri della domanda imprenditoriale. Ne riceve una nuova valutazione ed un nuovo slancio quel Patto per lo sviluppo che è stato messo al centro dalla presidente Lorenzetti della vita dell’Umbria finalizzato anche - ha concluso Carnieri - a far maturare più avanzati comportamenti sia delle istituzioni che delle forze sociali”. “Il Rapporto - ha detto l’assessore regionale allo sviluppo economico, Mario Giovanetti - fornisce spunti di riflessione per le politiche regionali, che in parte confermano alcune nostre valutazioni, soprattutto per quanto riguarda gli elementi di debolezza del sistema nella internazionalizzazione. Su questo fronte - ha proseguito l’assessore - sarebbe interessante approfondire il dato secondo il quale le imprese, sia umbre che nazionali, chiedono di internazionalizzarsi per risparmiare e ridurre i costi, piuttosto che per qualificare l’impresa e renderla competitiva sul mercato. E questo anche se in Umbria emerge una percentuale superiore alla media nazionale per investimenti in ricerca ed innovazione. Altra questione interessante - è per Giovannetti - quella del rapporto tra politiche pubbliche ed effettiva permeabilità di queste sul tessuto imprenditoriale. Le imprese - ha detto l’assessore - danno un giudizio positivo sulle politiche per lo sviluppo locale. A livello nazionale lo esprimono solo imprese con un livello competitivo basso, e non quelle più innovative; in Umbria invece, dove si riscontra una alta percentuale, le politiche di sviluppo locali sono ritenuti utili e necessarie, ma non c’è capacità di definire le esigenze e di fornire precise indicazioni. Per la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, i dati del Rapporto “riconfermano le scelte operate dalla Regione anche nella nuova stagione dei fondi comunitari 2007-2013 e nella seconda fase del Patto per lo sviluppo dell’Umbria. Scelte - ha ricordato - orientate a realizzare quelle “riforme per l’innovazione che attengono in primo luogo ad una migliore organizzazione ed efficienza dell’offerta pubblica di servizi ed a politiche industriali che supportino i processi di sviluppo e competitività delle imprese umbre, rafforzando il sistema di relazione nell’ambito delle filiere produttive regionali”. Uso selettivo degli incentivi a disposizione, riduzione della frammentazione, aiuti mirati e non generalisti e riordino del sistema delle garanzie offerte alle Pmi verso Basilea 2 sono - per Lorenzetti - le leve su cui agire per agganciare lo sviluppo ed accogliere la sfida dei mercati. “E’ inoltre necessario - ha aggiunto la presidente - consolidare sul piano nazionale le sinergie tra Regioni e governo, mentre sul fronte umbro “occorre ragionare dal basso, sui tavoli regionali e locali, per cogliere appieno senza dirigismi ogni opportunità che ci viene offerta. Finora - ha proseguito - l’Umbria ha dimostrato di essere una Regione con i conti in ordine, capace di spendere rapidamente e bene le risorse a disposizione e di conquistarne anche di nuove. Su questo fronte il 2003 ha costituito un anno di svolta nell’ambito delle politiche regionali a favore delle imprese. A metà del precedente periodo di programmazione dei fondi comunitari - ha ricordato la presidente - abbiamo infatti cominciato a ragionare sul modo migliore per mettere a frutto risorse e strumenti a nostra disposizione, mettendo a punto una serie di azioni e strumenti, tra i quali i bandi multimisura, finalizzati ad accrescere la competitività dell’intero sistema umbro. Un cambiamento di rotta rispetto al passato che ha avuto proprio nel 2005 l’anno di caduta come evidenziato nel rapporto, anche a causa della assenza di una politica industriale nazionale e della riduzione di risorse statali. Sono sicura - ha concluso Lorenzetti - che il diverso quadro nazionale e regionale realizzato in questi anni evidenzierà nel 2006 un positivo cambio di rotta”. . .  
   
 

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