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Notiziario Marketpress di Giovedì 26 Marzo 2015
 
   
  ASSESSORE VALLE D’AOSTA RIFERISCE SUGLI SCAVI E SUL RITROVAMENTO DEL GUERRIERO DELL’ETÀ DEL FERRO NEL CANTIERE DELL’OSPEDALE

 
   
  Aosta, 26 marzo 2015 - L’assessore all’Istruzione e Cultura Emily Rini è intervenuta, mercoledì 25 marzo, in Consiglio regionale sugli scavi archeologici propedeutici ai lavori di ampliamento dell’ospedale Umberto Parini di Aosta. In apertura del suo intervento l’Assessore ha confermato «il ritrovamento di un tumulo funerario con una camera tombale e la presenza di un soggetto inumato con corredo funerario, spada in ferro e fibula in ferro e bronzo, risalente al Vii secolo a.C.». In merito al ritrovamento, l’archeologa Patrizia Framarin del Dipartimento Soprintendenza ai Beni Culturali spiega: «Il protrarsi di operazioni di spietramento e di bonifica dei terreni nel corso del tempo ha dato luogo ad una struttura muraria con andamento est-ovest che insisteva nella porzione occidentale del cantiere. L’andamento curvilineo di tale massiccia formazione strutturata ai fini agricoli è stato condizionato in realtà dalla presenza di un monumento precedente, risalente alla I parte dell’Età del Ferro (Vii sec. A. C.) . Una serie di 32 elementi lapidei sbozzati sono stati infissi nel terreno a distanza piuttosto regolare: costituiscono la porzione di un circolo (stone circle) dal considerevole diametro di 140 metri, a delimitazione di un’area a carattere sacro, come attestato dalla presenza di focolari per offerte nel piano d’uso raggiunto dallo scavo. Si sottolinea che un esempio di tali strutture a cerchio è costituito, sebbene con un diametro di dimensioni nettamente inferiori, dal cerchio lapideo presente sullo spartiacque tra Italia e Francia al colle del Piccolo San Bernardo, di incerta datazione. In relazione stratigrafica e a una distanza di circa 3 metri, a est del cerchio sacro, è stato riconosciuto un ulteriore significativo monumento della stessa epoca. Si tratta dei resti della base, realizzata con grandi elementi lapidei sovrapposti a secco e con varie fasi di sistemazione, di un tumulo funerario, del diametro di 18 metri. Il tumulo, la cui struttura sommitale è stata asportata nelle epoche seguenti, racchiudeva al centro una camera sepolcrale contenente un inumato, deposto su un piano di lastre di pietra. Alcuni oggetti metallici accompagnavano questo personaggio nell’ultimo viaggio, in particolare una spada in ferro e parte della terminazione del fodero realizzata in bronzo, reperto utile a chiarire la posizione sociale del defunto all’interno della comunità, oltre ad altri elementi del corredo, tra cui una fibula. Questa tipologia di monumento funerario e di reperti metallici associati, è attribuibile alla cultura di Hallstatt di origine celtica e quindi centro-europea». I resti monumentali rinvenuti nell’area del costruendo ospedale sembrano documentare movimenti migratori di matrice celtica, precedenti rispetto alle note invasioni del Iv secolo avanti Cristo, culminate con il sacco di Roma. Di quale entità e di quale durata saranno gli studi a chiarirlo nell’ambito di un periodo poco noto finora, a causa della scarsità di documentazione archeologica e connotato dal silenzio delle fonti. La storia dell’occupazione umana dell’area in realtà conosce i primi sviluppi già negli ultimi secoli del Iii millennio. Alcuni allineamenti di piedi di stele, abbattute e asportate in antico, sono stati individuati a nord-est del cantiere, direttamente impiantati sui depositi geologici accumulati dal torrente Buthier. Anche in relazione a questa fase ed alla successiva,- età del Bronzo- , ancora in corso di approfondimento, sono emersi riscontri di attività agricole condotte con l’uso di attrezzi per l’aratura e di canalizzazioni per il drenaggio e la distribuzione delle acque. I lavori di scavo “archeologicamente assistito” intrapresi nel mese di aprile 2014 dopo la rimozione del parcheggio pluripiano, ai fini dell’ampliamento dell’Ospedale regionale, hanno permesso di ripercorrere a ritroso nel tempo eventi salienti legati alla storia della città, a partire dai più “recenti” resti del Cimitero della Cité, sorto dopo l’Ottocento nella periferia urbana per motivi igienici e dismesso intorno agli Anni Trenta del Novecento. L’area prescelta per il suo impianto ospitava già la cappella di Saint-jean-de-rumeyran che le fonti riportano al Xii secolo, ma che potrebbe essere già stata sede di culto nell’alto medioevo, con relative fasi cimiteriali. Altri edifici di epoca medievale e di presumibile carattere funzionale si allineano alla cappella lungo l’asse dell’ attuale viale Ginevra, via che ricalca il percorso in uscita dalla città romana, in direzione nord, verso il colle del Gran San Bernardo (Alpis Poenina). Che si trattasse dell’antico tracciato stradale romano è confermato dal ritrovamento sul margine est di alcune sepolture, comprese tra il I e il V sec. D.c. Che testimoniano l’estensione della necropoli settentrionale di Augusta Praetoria e la sua lunga durata. Una spessa coltre franosa, fenomeno ricorrente in questa zona, come la stratigrafia dei terreni incontrati nello scavo dimostra, separa questi eventi dai considerevoli resti lasciati dall’età del Ferro. Nel corso della seconda parte di questo lungo periodo (tra V e I sec. A.c.) che precede la romanizzazione del territorio, si riscontrano numerose tracce lasciate dalle attività agricole, comprendenti probabili arature e un elaborato sistema di irrigazione dei suoli, oltre a vere e proprie impronte umane e animali rimaste impresse nel terreno in particolari condizioni di conservazione. L’intrattenimento dell’area, che si configura come piana coltivata, è confermato anche dalla presenza di caratteristici depositi interrati per la conservazione delle granaglie. «Le determinazioni e le valutazioni in merito alle testimonianze archeologiche presenti in sito – ha spiegato l’Assessore Emily Rini oggi in Consiglio - potranno essere effettuate dalla Soprintendenza solo al termine dell’indagine archeologica ancora in corso e delle approfondite analisi di laboratorio sui reperti rinvenuti durante lo scavo archeologico, ancora da effettuare». Sulla base delle risultanze dell’indagine archeologica sarà infatti redatta una relazione scientifica che consentirà di attivare un opportuno confronto con specialisti italiani ed europei, già in atto a livello informale, anche sull’importanza delle testimonianze messe in luce nel sito di cui si tratta. Tali risultanze saranno la base per un corretta valutazione sull’effettiva importanza dei ritrovamenti di cui si tratta e nel contempo costituiranno un significativo valore aggiunto, in termini di conoscenza, per l’elaborazione di uno studio di fattibilità per la messa in rete e per la valorizzazione anche del patrimonio preromano presente sul territorio della Regione. Nello studio di fattibilità potranno essere analizzati anche importanti aspetti quali le sostenibilità degli investimenti, le ricadute in termini economici sul tessuto sociale e economico della Regione e gli indotti che tale iniziativa di politica culturale potrebbe ottenere».  
   
 

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