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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Giugno 2015
 
   
  STIGLITZ: "RISCRIVIAMO ORA LE REGOLE DEL CAPITALISMO" IL NOBEL AMERICANO ENTUSIASMA IL POPOLO DELLO SCOIATTOLO

 
   
  Trento, 8 giugno 2015 - "La disuguaglianza è la conseguenza delle politiche che si mettono in campo e dunque possiamo contrastarla". Questo il messaggio di speranza che il Nobel per l´economia Joseph Stiglitz lancia al Festival dall´Auditorium S. Chiara. Il consigliere di Hillary Clinton ha raccontato al pubblico dello scoiattolo, accorso in massa per ascoltarlo, che fin da giovane si è dedicato allo studio delle disuguaglianze, rendendosi conto che proprio gli Stati Uniti erano il Paese industrializzato con i maggiori livelli di divario fra ricchi e poveri e che il cosiddetto sogno americano era solo un mito. "L’aspetto più spiacevole della disuguaglianza – ha detto – è la conseguente disparità di opportunità". "Per anni molti economisti – ha ricordato Stiglitz – hanno evitato di studiare il fenomeno della disuguaglianza, considerandolo una questione controversa. Risultato di questo atteggiamento, la disuguaglianza è cresciuta notevolmente negli ultimi decenni, anche in Europa". Stiglitz ha poi ricordato che il paese dove vi sono meno differenze sociali è la Danimarca mentre Stati Uniti, Gran Bretagna ed Italia sono ai vertici mondiali. "La prospettiva di un giovane americano – ha detto Il premio Nobel – dipende di più dal reddito dei genitori che dalle sue capacità o dal suo livello di istruzione". “Decisiva – ha aggiunto - per correggere le disuguaglianze e favorire la crescita, è la politica dei governi in materia di imposte: “Vanno aumentate quelle sulle proprietà immobiliari e sulle rendite fondiarie e le tasse di successione”. "Possiamo intervenire per cambiare le politiche che generano la disuguaglianza – ha detto Stiglitz – ma dobbiamo intervenire rapidamente, non bastano piccoli aggiustamenti, servono cambiamenti fondamentali ed urgenti. Serve capirne molto meglio le cause e riscrivere le regole dell´economia capitalistica, altrimenti fra 30 anni avremo una società ancora più diseguale". "Il problema – ha concluso – non è il capitalismo del 21esimo secolo, ma le politiche che si mettono in campo".  
   
 

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