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Notiziario Marketpress di Mercoledì 10 Giugno 2015
 
   
  TUMORI: GLI STUDI DEL ‘PASCALE’ CAMBIANO LA LOTTA AL CANCRO “ABBIAMO TRATTATO PIÙ DI 200 PAZIENTI CON L’IMMUNO-ONCOLOGIA”

 
   
  Napoli, 10 giugno 2015 - L’istituto “Pascale” di Napoli al vertice della ricerca mondiale contro il cancro. Il centro partenopeo è infatti un punto di riferimento internazionale negli studi sull’immuno-oncologia, la nuova arma che stimola il sistema immunitario per sconfiggere il tumore. Finora a Napoli sono stati arruolati più di 200 pazienti nelle sperimentazioni che utilizzano questo approccio innovativo . Un dato che ha reso il “Pascale” protagonista al 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), il più importante appuntamento del settore che si è concluso recentemente a Chicago con la partecipazione di più di 25mila specialisti da tutto il mondo. “La strada è stata aperta dal melanoma, un tumore della pelle che in fase avanzata è particolarmente aggressivo – spiega il prof. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ e presidente della Fondazione Melanoma -. Nel 2014 in Italia sono stati stimati quasi 11.000 nuovi casi, 1.100 in Campania. Nello studio Checkmate 067 presentato a Chicago sono stati arruolati complessivamente 945 pazienti: 314 trattati con la combinazione nivolumab e ipilimumab, 316 solo con nivolumab e 315 solo con ipilimumab. Siamo partiti dagli ottimi risultati raggiunti in precedenti sperimentazioni eseguite con ciascuno dei due farmaci immuno-oncologici. Con la combinazione delle terapie abbiamo raggiunto risposte positive superiori al 70%. Un obiettivo importante, mai ottenuto in precedenza, che premia il grande impegno del ‘Pascale’. La ricerca è stata anche pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine”. Oggi si stanno aprendo prospettive importanti per utilizzare l’immuno-oncologia anche in altre malattie, in particolare nel tumore del polmone, del rene e del fegato. Per molte neoplasie in fase metastatica infatti i tassi di sopravvivenza a cinque anni continuano a rimanere inferiori al 20 per cento (ad esempio nel polmone oggi è pari al 4%). Queste basse percentuali evidenziano la necessità di migliorare gli attuali standard di cura e di estendere la sopravvivenza dei pazienti con la malattia in fase avanzata. “Nel carcinoma del polmone – sottolinea il prof. Gennaro Ciliberto, Direttore scientifico del ‘Pascale’ - l’approccio terapeutico standard è rappresentato dalla chemioterapia. Oggi però si stanno aprendo nuove strade. Infatti, nella forma a piccole cellule, lo studio Checkmate 032 che abbiamo presentato al Congresso Asco ha evidenziato nei pazienti trattati con la combinazione nivolumab e ipilimumab una sopravvivenza media globale doppia (8,2 mesi) rispetto a solo nivolumab (4,4 mesi). Un risultato che ha evidenziato il ruolo di primo piano del nostro Istituto. In futuro, compito dei ricercatori sarà capire in che modo combinare questo approccio terapeutico rivoluzionario con quello tradizionale e con la radioterapia e la chirurgia”. Nel 2014 in Italia si sono registrate 40.000 nuove diagnosi di tumore del polmone, 3.820 in Campania. A differenza di quello al polmone, il tumore del rene presenta basi immunologiche che lo avvicinano al melanoma. “Anche in questa patologia – continua il prof. Ascierto -, che nel 2014 ha fatto registrare in Italia 12.600 nuovi casi, la sfida per gli oncologi è rappresentata dall’identificazione della sequenza terapeutica migliore. I risultati presentati a Chicago sono promettenti, perché i pazienti con cancro del rene in fase avanzata trattati con nivolumab hanno raggiunto una sopravvivenza globale mediana compresa fra 18,2 e 25,5 mesi. Invece con le terapie attuali non supera 16,5 mesi”. E nel tumore del fegato, la seconda causa di morte al mondo correlata al cancro, il Pascale, insieme ad altri centri di riferimento internazionali, ha presentato una ricerca in cui la sopravvivenza globale a un anno è stata del 62% con nivolumab, mentre con l’attuale standard di cura non supera il 40%. “Sono risultati significativi – conclude il prof. Ascierto – che rafforzano le nostre convinzioni sull’enorme potenziale dell’immuno-oncologia”.  
   
 

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