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Notiziario Marketpress di Mercoledì 10 Giugno 2015
 
   
  UNA CULTURA IN MOVIMENTO: L´ESEMPIO DEL MUSE

 
   
  Trento, 10 giugno 2015 - La location dell’incontro dedicato a ‘Una cultura in movimento: libri, sviluppo economico e mobilità sociale’ non poteva essere più azzeccata: è negli spazi del Muse che si è svolta la discussione sul genere di indotto economico che oggi la cultura può portare su un territorio, in particolare quale strumento per rimettere in moto la mobilità sociale. Il Muse, che tra qualche settimana compirà due anni di attività, ha detto il presidente Marco Andreatta, ha già superato il milione di visitatori, ponendosi all’ottavo posto tra i musei italiani per numero di visitatori. La sua attività è quindi coerente con il tema scelto per l’incontro di oggi che parla di ‘cultura in movimento’. Nel 2014 l’ indotto portato del Muse sul territorio è stato superiore ai 50 milioni di euro, che superano il contributo provinciale, dando lavoro a 130 persone con un età media di 36 anni, impegnando nella sperimentazione di formazione nella comunicazione scientifica 90 giovani che vengono da tutta Italia. L’ indotto creato dal Muse, ha concluso Andreatta, influisce sulla dinamica dell’economia della città e della provincia. Il Muse ha vinto la sfida: è riuscito a creare il rapporto tra cultura e sviluppo economico, inducendo una mobilità sociale oltre a quella già presente grazie all’Università di Trento. Diversa la panoramica nazionale illustrata dalla ricerca condotta dal docente Giulio Guarini all’Università della Tuscia, al cui titolo si è ispirato l’incontro . La popolazione dei laureati in Italia è in crescita, ha osservato Guarini, tuttavia siamo il fanalino di coda dell’Europa. Esiste poi ‘una questione meridionale’ perché c’è un gap tra nord e sud sul livello di istruzione con un alto indice di disuguaglianza che si riflette su tutte le variabili culturali tra cui la lettura di libri, di giornali e di siti internet di informazione, visite ai musei e alle mostre. Il divario è strutturale, e influisce sul tasso di occupazione. Poi l’Italia spende meno della media Ue per l’istruzione .L’istruzione è anche strumento per acquisire competenze e quindi una leva per lo sviluppo ma è anche una dimensione importante del benessere dài vita perché offre maggiore opportunità di inclusione sociale. Sul gap italiano è intervenuto Innocenzo Cipolletta, presidente dell´Università di Trento, sottolineando che è fondamentale accorciare i tempi per passare dalla scuola al lavoro. Il nostro Paese resta il Paese delle raccomandazioni. Nei Paesi anglosassoni c’è la referenza, se chi fa da referente sbaglia per tre volte su garantire una persona, non viene più preso in considerazione, da noi invece vige la raccomandazione quasi paternalista. “Dai è giovane è bravo dagli una mano”. Dobbiamo trasformare le raccomandazioni in referenze, ha osservato Cipolletta, per conferire il valore giusto e importante alla formazione. Anche le nostre imprese pagano poco le professionalità competenti, quando viene assunto un laureato si pensa sia un lavoratore alle prime armi che va formato. “Cerchiamo di restituire valore e dignità a chi ha studiato nel mondo del lavoro”. “Siamo in una cultura in movimento perché i dati stanno cambiando, ma poco abbiamo fatto per recuperare il gap e ce lo dimostra in maniera impietosa ´Il peso dell’ignoranza’ libro scritto da Solimine, ha affermato Flavia Piccoli Nardelli, membro della commissione cultura della Camera dei deputati, abbiamo investito troppo poco in conoscenza. Ma ricordiamoci che siamo partiti da condizioni drammatiche, all’inizio dell’Unità italiana, il 68% degli italiani erano analfabeti mentre in Francia erano il 38%. "Al Trentino - ha sottolineato, Piccoli Nardelli - sotto l’Austria venne imposta la scuola elementare dell’obbligo e di recente gli investimenti in conoscenza e in ricerca sono stati di notevole entità. Da due anni sto lavorando con il Ministero all’Art Bonus che sta portando delle defiscalizzazioni nei Beni culturali di grande importanza, così come al disegno di legge sulla scuola, fondamentale per ridurre il gap di cui si è parlato". Nel Sud ci sono livelli di crescita totalmente diversi dal quelli del Nord. Al Sud si rischia il blocco della mobilità sociale e il Governo sta lavorando proprio per colmare questo gap. Ci sono anche dati confortanti sui primi 4 mesi del 2015 secondo l’Istat c’è un lieve recupero sull´ istruzione scolastica ed esiste una mappa del nostro Paese in cui le attività culturali riescono a disegnare dei distretti della bellezza.  
   
 

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