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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Maggio 2007
 
   
  I BOSCHI PIEMONTESI IN SINTESI QUANTI, DOVE, COME SONO, COME GESTIRLI?

 
   
  I boschi sono in aumento E’ in atto nella regione un fenomeno che vede espandersi le foreste. Un dato su cui riflettere è, infatti, rappresentato dai boschi di invasione, che hanno “ricolonizzato” spontaneamente pascoli, prati ed aree un tempo coltivate: una realtà diffusa, che riguarda circa il 15% dell’intera superficie forestale, la quale – tra il 1980 e il 2000 – è avanzata con una media annua di incremento vicina ai 10. 000 ettari/anno. Oggi il territorio del Piemonte è coperto per il 34% da boschi (circa 875. 000 ettari), che rappresentano la gran parte della superficie forestale (nella quale sono considerati anche circa 50. 000 ettari di impianti di arboricoltura da legno). Il 60% dei boschi è costituito da: Castagneti (23%), Faggete (16%), Robinieti (12%) e Larici-cembrete (9%); sono dunque le latifoglie a prevalere, soprattutto in termini di numero di alberi e di estensione. Strutturalmente i boschi piemontesi sono costituiti per il 42% da cedui, mentre l’alto fusto copre il 29% della superficie. *I boschi sono concentrati in montagna e in collina In montagna, dove prevalgono castagno, faggio, larice e altre conifere, le foreste coprono circa 627. 000 ettari, con un indice di boscosità (rapporto tra superficie forestale e superficie territoriale) del 54%. In collina si estendono per circa 157. 000 ettari, con un indice di boscosità del 41%, e interessano soprattutto i terreni marginali, dove la viticoltura e le altre coltivazioni agricole sono state abbandonate. In questa fascia, pur continuando a essere ampiamente rappresentato il castagno, prevalgono le querce e la robinia. In pianura, con circa 90. 000 ettari, l’indice di boscosità scende al 13% e i boschi sono sostanzialmente localizzati nelle zone che attorniano i corsi d’acqua; la robinia è assolutamente predominante, accanto a pioppi, salici, carpino e farnia. *I boschi sono in buona parte di proprietà privata Nel complesso i boschi piemontesi appartengono per il 70% a privati, spesso con appezzamenti frammentati e polverizzati. La quota di boschi pubblici (essenzialmente comunali) in montagna sale al 40%, scende al 16% in pianura (essenzialmente boschi demaniali) e fino al 3% nelle zone collinari. *I boschi del Piemonte sono multifunzionali La società di oggi chiede ai boschi l’assolvimento di più funzioni: oltre alle due tradizionali, cioè produzione (di legname, biomassa e prodotti non legnosi come i funghi. ) e protezione (da erosione e dissesti), negli ultimi decenni hanno assunto crescente importanza la funzione paesaggistica, quella ricreativa e quella di tutela della biodiversità. Fermi restando gli obiettivi della multifunzionalità e della gestione forestale sostenibile, i Piani Forestali Territoriali (Pft) hanno individuato quale funzione prevalente e quindi quale destinazione assegnare concretamente a ciascun bosco tra le seguenti: - Il 15% dei boschi in Piemonte svolge una funzione di protezione generale o diretta del territorio, in particolare rispetto ai fenomeni di dissesto e alle calamità naturali. Proprio per fornire un utile e innovativo strumento nella gestione di questi boschi, ai tecnici e ai proprietari forestali, pubblici e privati, la Regione Piemonte, di concerto con la Regione Autonoma Valle d’Aosta, ha realizzato il manuale tecnico di “Selvicoltura nelle foreste di protezione. Esperienze e indirizzi gestionali in Piemonte e Valle d’Aosta”. - Il 16% dei boschi svolge come funzione prevalente la produzione di legname, da opera o da ardere. - Per il 15% prevale la funzione di tutela naturalistica. - Per l’1% dei boschi la destinazione è turistico-ricreativa. - Per il 7% si tratta di boschi ad evoluzione libera. - La restante quota, pari al 46% del totale, comprende i boschi a destinazione protezione-produzione dove, pur con le necessarie attenzioni dal punto di vista idrogeologico, accessibilità e fertilità consentono una gestione attiva. *Il 60% dei boschi piemontesi possono essere oggetto di una gestione attiva e sostenibile Per i prossimi 10-15 anni si prevede la possibilità di intervenire sul 60% della superficie forestale, potenzialmente circa 36. 000 ha/anno. Il volume di legno utilizzabile ammonterebbe a circa 2,6 milioni di m3/anno, equivalente a un prelievo di 4,8 m3/ha/anno riferito alla superficie forestale accessibile. Si stima che il prelievo sarebbe costituito in piccola, ma importante parte da legname da lavoro (13%), da paleria (10%) e da un grande quantitativo (77%) di massa disponibile per scopi energetici o per usi industriali (legna da ardere in tronchetti e da triturazione). Tale prelievo dai boschi non andrebbe a intaccare “il capitale”, ma preleverebbe “l’interesse” che matura annualmente. Le principali criticità per raggiungere gli obiettivi della gestione attiva e sostenibile sono attualmente rappresentate da frammentazione delle proprietà, carenza di infrastrutture e insufficiente remunerazione economica degli assortimenti legnosi. Al fine di acquisire una maggiore competitività nel settore, la Regione Piemonte, attraverso nuovi strumenti legislativi attualmente in discussione, mira a promuovere forme di gestione associata della superficie forestale. Anche per favorire la professionalità e la cultura della sicurezza sul lavoro nel comparto forestale, nella logica non solo di una gestione selvicolturale moderna e razionale, ma anche dell’integrazione di lavoratori stranieri sempre più presenti in questo settore, l’Assessorato allo Sviluppo della montagna della Regione Piemonte ha promosso la pubblicazione del “Manuale del boscaiolo” in quattro lingue (albanese, arabo, italiano, rumeno) realizzato dalla Regione e a cura dell’Ipla. *L’arboricoltura: una risorsa importante per l’industria del legno e per l’ambiente. L’arboricoltura da legno copre in Piemonte 50. 000 ettari: - la maggior parte, circa 35. 000 ettari, sono pioppeti specializzati (che forniscono circa il 40% della produzione regionale di legname da lavoro); - circa 10. 000 ettari sono impianti di arboricoltura con latifoglie di pregio (ciliegio, noce, querce, ecc. ), in gran parte realizzati dal 1995 in poi grazie ai finanziamenti comunitari. I problemi emersi nei primi anni di attività, a causa della scarsa esperienza nella progettazione, realizzazione e gestione degli impianti con latifoglie di pregio, hanno spinto la Regione a promuovere numerose iniziative di ricerca e divulgazione, tra cui la produzione del video “Potare per produrre legname di pregio”, in collaborazione con la Regione Lombardia. .  
   
 

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