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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Maggio 2007
 
   
  COSÌ SI ADOTTA UNA FORMULA 1

 
   
   Rozzano, 7 maggio 2007 . La gestione del patrimonio storico di una casa automobilistica richiede budget da nababbi? La soluzione è semplice: affidare le vetture in adozione agli appassionati del marchio. Previo, naturalmente, il pagamento di un lauto compenso, a copertura delle spese vive per l´assistenza ai piloti e la manutenzione dei mezzi. La formula, presentata con un ampio servizio su Ruoteclassiche di maggio, è stata sperimentata con successo in Gran Bretagna, patria del collezionismo, per merito di Clive Chapman, figlio del geniale Colin (il "signor Lotus"), che ha ereditato la collezione di monoposto progettate e costruite dal padre. Molte di queste sono importanti vetture di Formula 1 guidate in passato da assi del volante. Tra i tesori di Chapman una splendida "32 B" con cui Jim Clark corse nel ´65 la Tasman Cup, la Lotus-ford "91" del suo grande amico Elio De Angelis, giunto al primo posto nel 1982 al Gp d´Austria. Per non parlare della Lotus-renault "97", la monoposto con cui nell´85 Ayrton Senna riporta la sua prima vittoria in assoluto al Gp del Portogallo e, nello stesso anno, sale sul gradino più alto del podio in Belgio. Come funziona l´adozione? Il cliente, spiega Chapman a Ruoteclassiche, si impegna a contribuire al mantenimento della vettura prescelta per tutta una stagione. Il contratto prevede un minimo di 1000 miglia l´anno, circa 1600 km, a una tariffa di 70 euro al miglio. Quindi, con una base annuale di 70. 000 euro, i "genitori adottivi" si assicurano la possibilità di guidare l´auto dei propri sogni in tre o quattro manifestazioni, accuditi da meccanici professionisti che si occuperanno del trasporto in circuito e dell´assistenza in pista. Una formula proponibile anche in Italia? Perché no, se qualche volenteroso figlio di papà ci volesse provare. .  
   
 

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