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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Maggio 2007
 
   
  A TUTTOFOOD UNA PARENTESI TUTTACALABRESE DI SAPORI E TRADIZIONI

 
   
  A Tuttofood, il salone professionale dell’alimentazione, in programma dal 5 all’8 maggio nel quartiere fieristico a Rho, protagonista d’eccezione la regione Calabria con i suoi sapori decisi e ricchi di tradizione. Uno spazio dedicato sarà allestito all’interno del padiglione 13, per ospitare le molteplici tradizioni alimentari di una regione famosa nel mondo per i suoi sapori e per i suoi prodotti di grande pregio e di alta qualità. La gastronomia calabrese riflette i condizionamenti ambientali della regione fatta di squarci montuosi ma anche di ampie spiagge affacciate a un mare pescoso. Dalla bellezza e dalla semplicità del territorio nascono piatti altrettanto semplici e genuini, pietanze povere e aromatizzate con sapori forti provenienti da una lunga tradizione contadina e marinara. Il sole della Calabria regala profumatissimi agrumi, ortaggi, vini e olive. La terra e il mare con la tradizione contadina e marinara hanno tramandato nel corso dei decenni i segreti della lavorazione di ortaggi, carni e pesce. Non poteva mancare a Tuttofood, una vetrina di degustazioni assolutamente uniche al mondo, dove poter scoprire e riscoprire i sapori di una terra ricca di storia. Il vero ed indiscusso monumento alimentare di questa regione è la carne di maiale, intorno alla quale si è sviluppata una lunga tradizione popolare di riti, leggende ed usanze (addirittura si pensava di poter trarre dalle frattaglie numerosi auspici). Da questo alimento lavorato nei modi più disparati, deriva tutta una gamma di salumi tipici della regione, conosciuti ed esportati in tutto il mondo. Dalla soppressata (carne magra selezionata tra pezzi di coscia e filetto), a salsicce piccanti e dolci, alle pancette affumicate, fino al famosissimo capicollo (realizzato utilizzando la carne che si trova tra la testa e il filetto del maiale, insaporito con sale di cava e peperoncino). Tra le specialità troviamo poi la ‘nduja, una sorta di salame spalmabile ottenuto dagli scarti della lavorazione del maiale e insaporito con peperoncino piccante. La ‘nduja è tipica di Spilinga in particolare e di tutto il Monte Poro in generale, il nome deriva dal francese “andouille” che significa “salsiccia”. Tutte queste specialità acquistano buona parte del loro sapore unico ed inconfondibile da quello che può senza dubbio essere considerato il vero ed assoluto protagonista della cucina calabrese: il peperoncino piccante (Capsicum frutescens), a cui è dedicato il Festival di Diamante. La manifestazione, che nella passata edizione ha registrato ben centomila presenze, è organizzata dall’Accademia Italiana del Peperoncino, che ha sede a Diamante, e si svolge con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, della Regione Calabria, della Provincia di Cosenza e del Comune di Diamante. A chi non è capitato, almeno una volta, di trovarsi letteralmente a bocca aperta davanti ad un piatto della tradizione calabrese? Artefice di questo è proprio il peperoncino che, nell’alimentazione calabrese, non è solo un ingrediente tra i tanti, ma tradizione, storia e cultura. Saranno 36 le aziende che rappresenteranno la Calabria a Tuttofood, attraverso la presentazione e la degustazione dei diversi prodotti della regione. Dall’olio al vino, dai salumi alle conserve, dai prodotti lattiero-caseari ai dolci. Rivestono molta importanza i cibi conservati, come le acciughe (sotto olio e peperoncino), gli insaccati di maiale, i formaggi e le verdure sott’olio, in particolare melanzane, peperoni, cipolle e fave. Saranno presenti anche le paste e le farine, presenti in svariate qualità nella cucina calabrese. Focus: La Storia del Peperoncino Questa famosa e stuzzicante piantina arrivò in Europa nelle caravelle di Colombo intorno al 1514 e il nome con il quale era chiamato in tutto il mondo era “chili” e così è rimasto. Il primo occidentale che conobbe sulla lingua il forte sapore del peperoncino fu il medico della seconda spedizione di Colombo, Diego Alvaro Chanca, che lo usò per la prima volta come condimento. Il peperoncino, con il suo sapore piccante e acuto, apparve subito adatto per insaporire e conservare le vivande. Ma la sua storia è molto più antica. Infatti attraverso scavi archeologici effettuati in Messico si è riusciti a dimostrare che il peperoncino selvatico piccante veniva consumato già 9mila anni fa, e la sua coltivazione, sempre in Messico, sembra risalire a oltre 5mila anni prima di Cristo. Nel meridione tra i vari e pittoreschi nomi di questa pianticina colorata (diavolicchiu, cerasella, peparussi, pipazzu), ce n’è uno in particolare che ci suggerisce qualche curiosa speculazione logica. Si tratta dell’arcaica espressione abruzzese “pepedigne” che racconta tutta la storia di questa simpatica pianticella; essa non è altro che la contrazione assonante e fonetica di “pepe d’India”: nome con il quale veniva chiamato il peperoncino nel Cinquecento quando arrivava in Europa via mare riscuotendo un enorme successo in particolare nei piatti più poveri, dato il suo basso costo e la sua facile coltivazione. Oggi il peperoncino, dopo il sale marino, è il condimento più diffuso nel mondo. Il nostro peperoncino oltre ad essere saporito e di gusto decisamente unico, contiene diversi principi attivi utilissimi alla salute. Primo principio attivo è la capsaicina, considerato tonico per il sistema nervoso centrale, è l’alcalide responsabile del piccante, ma anche vasodilatatore efficace e stimolante per l’apparato digerente. Il peperoncino contiene anche molta vitamina C e forse non tutti sanno che questa vitamina importantissima per l’uomo è stata scoperta proprio nei peperoncini dallo studioso ungherese Szent Gyorgyi a cui è stato attribuito il premio Nobel. Moltissime altre ancora sono le virtù di questa pianta che rafforza i capelli, cura la cellulite, il torcicollo e accresce la capacità di ossigenazione del sangue grazie alla presenza della vitamina Pp e K (fondamentale per la coagulazione del sangue). Una curiosità: nonostante la sua “origine” meridionale il peperoncino ha raggiunto i gusti di tutti, anche nel nord del paese al punto che ad Albese (Como), dal 1988 viene organizzato un torneo dei mangiatori di peperoncino, con l’elezione di Mr e Mrs Peperoncino. Il record ad oggi imbattuto è di Francesco Vecchio che ha ingurgitato ben 800 g di peperoncino in soli 30 minuti, vincendo così il Peperoncino d’Oro. .  
   
 

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