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Notiziario Marketpress di
Lunedì 14 Maggio 2007 |
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EURATOM: 50 ANNI DI SUCCESSI, MA OCCORRE UNA RIFORMA
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Bruxelles, 14 maggio 2007 - Nel rilevare l´importante ruolo del nucleare a favore dell´approvvigionamento energetico dell´Ue e il suo basso impatto ambientale, il Parlamento chiede una riforma generalizzata del Trattato Euratom. Se la scelta nucleare spetta agli Stati membri, è necessario porre la sicurezza al centro delle attività Euratom e implicare il Parlamento nel processo decisionale. Occorre poi sviluppare la ricerca e la formazione, e aumentare gli investimenti per affrontare la concorrenza internazionale. Adottata con 406 voti favorevoli, 175 contrari e 44 astensioni, la relazione di Eugenijus Maldeikis (Uen, Lt) sottolinea anzitutto che le attuali riflessioni sulla permanenza del trattato Euratom «sono indissociabili dagli obiettivi perseguiti dalla Commissione in favore di una politica europea dell´energia più sicura, più sostenibile, più competitiva» e contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico, come annunciato nella recente comunicazione della Commissione del 10 gennaio 2007. In proposito, il Parlamento ricorda che, grazie soprattutto al trattato Euratom, l´energia nucleare produce, a partire da 152 reattori diffusi nei 15 Stati membri fino al 2006, il 32% dell´elettricità europea. Si tratta, è sottolineato, della parte più importante dell´elettricità non proveniente dal carbone dell´Unione europea, «e una delle più competitive», in grado di «contribuire agli obiettivi di una politica energetica per l´Europa». Precisa inoltre che l´energia nucleare eviterebbe più di 300 milioni di tonnellate di emissioni di Co2 nel 2010, "ossia la produzione di un parco automobili di 100 milioni di unità". I deputati sottolineano poi che, a partire dal 1957 e dalla firma del trattato Euratom, l´Unione europea è divenuta il leader mondiale dell´industria nucleare e uno dei principali attori della ricerca nucleare nel settore della fissione e della fusione termonucleari controllate. Notano inoltre che l´industria europea ha saputo sviluppare tecnologie autoctone e che il dominio della quasi totalità del ciclo del combustibile offre all´Ue «garanzie di indipendenza dal punto di vista industriale e tecnologico», in particolare in materia di arricchimento del combustibile. D’altra parte, il Parlamento rileva che il consenso del 1957 sull´energia nucleare «non esiste più tra gli Stati membri» e che le aspettative riposte nell´energia nucleare espresse nel trattato Euratom cinquanta anni fa «sono cambiate». Queste, è sottolineato, vertono ormai maggiormente sulla necessità di disporre di un quadro giuridico solido per controllare lo sfruttamento dell´energia nucleare nell´Unione europea e per accompagnare l´integrazione nell´Ue di paesi che utilizzano il nucleare. I deputati, peraltro, riconoscono che Euratom ha consentito di tutelare le persone, i lavoratori e l´ambiente dalle radiazioni ionizzanti, di sviluppare la ricerca nei settori della gestione dei rifiuti e della sicurezza delle installazioni e di attuare un controllo di sicurezza sui materiali fissili in Europa. Ricordando infatti che Euratom è all´origine di un centro comune di ricerca, chiedono che un programma di ricerca e sviluppo nucleare venga inserito nel bilancio del programma quadro generale in materia di ricerca. Stimano inoltre che la legislazione sviluppata nel quadro di Euratom debba «rimanere sotto la responsabilità dell´Unione europea», per garantire che le norme fondamentali in materia di protezione dei lavoratori e della popolazione in generale «vengano applicate ed ampliate fino a comprendere l´ambiente». Il Parlamento sottolinea poi che la portata di tale legislazione ha egualmente integrato la protezione degli Stati membri confinanti e degli Stati terzi all´Unione europea, «grazie all´attuazione di controlli permanenti sullo smaltimento di residui radioattivi e all´adozione di norme sui trasferimenti di combustibili usati e dei rifiuti radioattivi, sulla protezione della catena alimentare e sulle situazioni di emergenza radiologica». D’altra parte, considera che i controlli di sicurezza rappresentano uno dei maggiori successi dell´applicazione del trattato Euratom e forniscono alla Commissione i mezzi per documentare in maniera precisa gli stock e i flussi di materiali nucleari nell´Unione europea. Nel rilevare che le disposizioni principali del trattato Euratom non sono mai state modificate sin dalla sua entrata in vigore il 1° gennaio 1958, il Parlamento conferma che, in virtù del principio di sussidiarietà, «spetta ad ogni singolo Stato membro decidere se ricorrere o meno all´energia nucleare». D’altra parte, osserva che, da lunghi anni, si riconosce che la promozione dell´energia nucleare attraverso il trattato Euratom «non impone alcun obbligo, ma fissa un quadro giuridico di utilità comune». I deputati constatano poi che offre ai paesi che hanno scelto l´opzione nucleare gli strumenti per il suo sviluppo (imprese comuni, sostegno alla ricerca e prestiti Euratom) ma, al contempo, li vincola ad un denso quadro normativo (protezione sanitaria, controllo di sicurezza, approvvigionamento), «in maniera da rassicurare gli Stati membri che non hanno scelto tale opzione». Sono inoltre del parere che, indipendentemente dalla diversità delle opinioni in materia di energia nucleare, le disposizioni del trattato Euratom «sono state estremamente utili e dovrebbero essere attentamente coordinate con le disposizioni in materia di salute e sicurezza del trattato Ce». Verso una riforma del trattato Il trattato Euratom, «malgrado le gravi imperfezioni, resta, per il momento, un quadro giuridico indispensabile», tanto per gli Stati membri che vogliono sviluppare la loro filiera di reattori quanto per gli Stati membri che desiderano soltanto beneficiare di un arsenale giuridico che protegge loro stessi, le loro popolazioni e il loro ambiente. L´ue deve quindi difendere la sua leadership dal punto di vista industriale e tecnologico anche per far fronte agli attori che stanno rilanciando con vigore le loro attività nucleari (Russia, Stati Uniti) e tenendo conto dell´emergere di nuovi attori mondiali del nucleare (Cile e India), «futuri concorrenti dell´Unione europea a medio termine». Inoltre, il Parlamento considera che l´assenza di tale quadro giuridico porterebbe ad una rinazionalizzazione della politica nucleare in Europa e, quindi, a una regressione dell´acquis comunitario, rischiando così un´insicurezza giuridica pericolosa per l´insieme dei 27 Stati membri. Ma, a prescindere dalla possibilità di effettuare adeguamenti a breve termine, ritiene tuttavia che sia necessaria una revisione generalizzata del trattato Euratom per colmare il deficit democratico e porre le questioni relative alla sicurezza comune al centro delle attività nucleari dell´Unione e dei suoi Stati membri. I deputati ritengono infatti inaccettabile il fatto che il Parlamento sia quasi completamente escluso dal processo legislativo Euratom e che venga unicamente consultato su uno solo dei dieci capitoli del trattato. Pertanto chiedono di rinnovare le procedure decisionali per permettere di associare strettamente il Parlamento europeo ai lavori legislativi nel settore nucleare, di renderli più trasparenti e di implicare i cittadini dell´Unione, estendendo la procedura di codecisione alla normativa di base del Trattato. Inoltre, facendo proprio un emendamento dei Verdi/ale, il Parlamento ribadisce la sua richiesta di convocare una conferenza intergovernativa per procedere alla revisione completa del trattato Euratom, abrogare le sue disposizioni obsolete e mantenere il regime regolamentare dell´industria nucleare a livello dell´Ue. Sarà poi necessario rivedere le restanti disposizioni «alla luce di una politica energetica moderna e sostenibile» e incorporare quelle pertinenti in un capitolo separato dedicato all´energia. Il Parlamento rileva poi l´urgenza di sviluppare, a livello comunitario, una robusta normativa nei settori della sicurezza nucleare, della gestione delle scorie radioattive e dello smantellamento delle installazioni nucleari. Chiede quindi di prendere le misure necessarie a garantire che ricerca e sviluppo che promuovono un uso sicuro del nucleare ricevano tutta l´attenzione e il sostegno possibili. La Commissione dovrebbe quindi presentare nuove proposte di direttive sulla sicurezza delle installazioni nucleari, sulla gestione delle scorie e sulla chiusura e la disattivazione delle installazioni nucleari tenendo conto del principio "chi inquina paga". Più sforzi nella formazione e maggiori investimenti I deputati, inoltre, sollecitano lo sviluppo di programmi di insegnamento e di formazione del settore nucleare a livello europeo, anche al fine di garantire il necessario mantenimento delle competenze e delle appropriate risorse umane per «preservare l´opzione nucleare aperta in base a un´industria europea sostenibile e competitiva». Andrebbe poi elaborato un meccanismo di coordinamento a livello europeo delle migliori prassi nazionali per la protezione radiologica dei lavoratori e della popolazione. Il Consiglio, tenendo conto dell´obiettivo della sicurezza dell´approvvigionamento e della riduzione delle emissioni di Co2, dovrebbe definire una politica coordinata che possa promuovere gli investimenti volti ad allungare il ciclo di vita e a migliorare le prestazioni dei reattori esistenti, nonché gli investimenti in nuove capacità. Cooperazione internazionale I deputati esprimono rammarico per l´assenza di un corpus legislativo riguardante regole armonizzate che presenti un autentico valore aggiunto, in particolare rispetto al quadro internazionale esistente, nel settore della sicurezza nucleare, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello smantellamento delle installazioni nucleari. Il Parlamento sollecita quindi una cooperazione internazionale intensa ed esorta a rafforzare continuamente i legami avviati con l´Aiea. Si potranno così evitare sovrapposizioni nelle rispettive azioni e garantire il più alto livello di protezione nei settori della protezione radiologica, della sicurezza e della non proliferazione nucleare. Occorre infine proseguire ad alto livello la collaborazione internazionale in materia di ricerca e di sviluppo, come nel caso del progetto Iter o nel quadro del Forum internazionale sui reattori di quarta generazione. . |
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