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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Maggio 2007
 
   
  BANCA FIDEURAM: MARKET OUTLOOK APRILE 2007

 
   
  Milano, 15 maggio 2007 - Scenario Globale L’ulteriore rallentamento dell’economia americana nel primo trimestre dell’anno (in linea con le nostre aspettative) si è associato ad una prosecuzione delle sorprese positive riguardo alla crescita nel resto del mondo e, in particolare, nell’area euro. Abbiamo pertanto rivisto ulteriormente al rialzo il nostro scenario di crescita per l’area euro per la prima parte dell’anno, portando la nostra stima di crescita per il 2007 al 2. 5%. Il nostro scenario includeva già, con una probabilità del 40%, un rialzo dei tassi da parte della Bce oltre il 4%, che sarà probabilmente raggiunto nella riunione di inizio giugno; in seguito alla revisione apportata alle stime di crescita nel corso delle ultime settimane, abbiamo inserito nel nostro scenario centrale un altro rialzo dei tassi di 25 pb nella seconda metà dell’anno. E’ importante notare che per l’area euro prevediamo un rallentamento della crescita verso potenziale nella seconda parte dell’anno: se questo invece non si verificasse ed in assenza di notevoli sorprese dall’economia Usa (e dal tasso di cambio), vi sarebbero rischi al rialzo anche sulla previsione di tassi Bce al 4. 25% per fine anno. Si noti, peraltro, che il “decoupling”(ovvero la capacità del resto del mondo di continuare a crescere nonostante il rallentamento dell’economia Usa) della crescita fra gli Usa ed il resto del mondo è comunque almeno in parte determinato dal fatto che il rallentamento dell’economia americana è riconducibile a problemi settoriali (nell’edilizia residenziale e in parte del comparto manifatturiero) che non hanno per il momento influenzato in modo significativo l’andamento del mercato del lavoro e, di conseguenza, la dinamica dei consumi. Bisogna sottolineare che il nostro scenario, secondo il quale la Fed taglierà i tassi entro la fine dell’anno, dipende in modo cruciale da una moderazione della crescita dei consumi e soprattutto da un rallentamento dell’inflazione core nei prossimi trimestri. In assenza di questi sviluppi la probabile graduale riduzione del contributo negativo sulla crescita proveniente dalla crisi del settore immobiliare riporterebbe l’economia su ritmi di crescita tali da rinfocolare aspettative di una ripresa dei rialzi dei tassi da parte della Fed. America - In linea con le nostre previsioni, la crescita del Pil negli Usa nel primo trimestre dell’anno ha decelerato significativamente rispetto al trimestre precedente, passando dal 2. 5% all’1. 3% annualizzato. Come nella seconda parte dello scorso anno, la crisi del settore immobiliare ha pesato notevolmente sull’andamento dell’economia: gli investimenti residenziali, in flessione del 17% annualizzato, hanno infatti sottratto circa l’1% alla crescita nel trimestre. A rallentare ulteriormente i ritmi di crescita hanno inoltre contribuito la debolezza, probabilmente temporanea, sia delle esportazioni (in contrazione per la prima volta dal secondo trimestre del 2003) sia delle spese per la difesa. La dinamica dei consumi è rimasta invece piuttosto vivace e solo in lieve rallentamento rispetto al trimestre precedente. Una sorpresa positiva è venuta dall’andamento degli investimenti in macchinari e attrezzature che hanno registrato un modesto recupero, dopo la flessione subita nel trimestre finale del 2006 (con un andamento particolarmente brillante degli investimenti in high tech). Il nostro scenario prevede che la crescita si mantenga sotto potenziale anche nel trimestre corrente, ma con un’accelerazione intorno al 2. 5% annualizzato, nonostante il rallentamento dei consumi, che in parte è riconducibile all’impatto sul potere d’acquisto delle famiglie del forte aumento del prezzo della benzina registrato in marzo ed aprile. Inoltre, secondo le nostre attese, anche nella seconda parte dell’anno i ritmi di crescita si manterranno sotto il potenziale e si registrerà una graduale riduzione dell’inflazione core che proseguirà poi nel corso del 2008. I dati sui prezzi al consumo (e sul deflattore dei consumi) del mese di marzo si sono mossi in questa direzione, dopo che nei primi due mesi dell’anno si era al contrario registrata un’inattesa riaccelerazione della dinamica dell’inflazione core. Manteniamo pertanto la nostra aspettativa che la prossima mossa della Fed sarà un taglio dei tassi, per il quale però si dovrà attendere la parte finale dell’anno. Alla luce dell’elevato grado di utilizzo delle risorse nell’economia (ben evidenziato dal fatto che dopo un anno intero di crescita sotto il potenziale il tasso di disoccupazione è risultato a marzo circa tre decimali sotto il livello registrato un anno prima) e dei conseguenti rischi al rialzo sull’inflazione, la Fed potrebbe rimanere ferma più a lungo rispetto al nostro scenario centrale. Area Euro - I dati relativi al primo trimestre si sono rivelati più forti delle nostre attese. Sebbene le vendite al dettaglio in Germania abbiano registrato un autentico tracollo a causa dell’impatto dell’Iva (-26% t/t annualizzato), in Francia i consumi si sono rivelati robusti, così come i dati sulla produzione industriale e sugli ordini per il complesso dell’area euro (con una crescita intorno al 4% annualizzato). Infine, le indagini sulla fiducia delle imprese nel mese di aprile hanno sorpreso al rialzo, tornando su livelli molto elevati in prospettiva storica (se non addirittura toccando nuovi massimi ciclici) ed interrompendo così una fase di correzione al ribasso che aveva caratterizzato la parte finale del 2006 e l’inizio di quest’anno. Considerando anche la rapida discesa del tasso di disoccupazione dell’area euro (al 7. 2% a marzo, il minimo dall’inizio degli anni Novanta), la dinamica della domanda interna si sta dunque rivelando più vivace di quanto avevamo ipotizzato, più che compensando, almeno per il momento, il nuovo apprezzamento del tasso di cambio (in termini nominali effettivi un aumento del 2% negli ultimi due mesi, mentre contro il dollaro è stato superato il precedente massimo assoluto di dicembre 2004 a 1. 364). Pertanto, la previsione di crescita del Pil dell’area euro è stata rivista al rialzo, sia per il primo trimestre (ora all’1. 8% dal precedente 1. 6%) che per il secondo (ora al 2. 4% dal precedente 2%), mentre quella complessiva per l’intero 2007 è ora al 2. 5% dal precedente 2. 3%. Attendiamo ancora una stabilizzazione della crescita a potenziale nella seconda metà del 2007 (al 2%), quando l’effetto combinato dell’apprezzamento del cambio e, soprattutto, dei precedenti rialzi dei tassi di interesse, dovrebbe pesare maggiormente. L’inflazione ha mostrato una dinamica in linea con le attese anche all’inizio della primavera, stabilizzandosi poco sotto il 2%, ma dovrebbe riportarsi sopra il target dalla fine dell’estate. Alla luce delle revisioni apportate, appare ora più probabile che il ciclo restrittivo, dopo il prossimo rialzo atteso per giugno, prosegua ulteriormente nella seconda metà del 2007: i tassi dovrebbero arrivare al 4. 25% entro fine anno, più probabilmente con un intervento nella riunione di settembre. Giappone e Cina - In Giappone la crescita del Pil del primo trimestre dovrebbe confermarsi superiore al tasso potenziale grazie alla tenuta dei consumi privati e degli investimenti. I dati a frequenza mensile pubblicati fino a questo momento evidenziano, in particolare, che la crescita dei consumi privati dovrebbe confermarsi sui ritmi registrati nell’ultimo trimestre del 2006 (superiore al 4% annualizzato). Se le nostre attese, che incorporano un’espansione del Pil al 3. 1% dovessero concretizzarsi, l’anno fiscale 2006 si concluderebbe con una crescita del 2. 2% superando leggermente le proiezioni elaborate dalla Boj in occasione della pubblicazione del proprio rapporto semestrale (+2. 1%). Per la Boj sarà tuttavia difficile giustificare nuovi interventi al rialzo sui tassi d’interesse nel breve periodo, nonostante le attese della Banca Centrale incorporino una crescita leggermente superiore al potenziale anche negli anni fiscali 2007 e 2008. I membri della Boj si sono infatti visti costretti a rivedere pesantemente al ribasso le precedenti proiezioni d’inflazione core per l’anno fiscale 2007 (al +0. 1% dal +0. 5%), dopo il deludente andamento dell’indice core nel mese di marzo. A nostro avviso, sarà necessario attendere il quarto trimestre prima di poter assistere ad un ritorno dell’inflazione core in territorio positivo. Nel rapporto semestrale pubblicato a fine aprile è comunque emersa la volontà della Boj di proseguire la fase di normalizzazione dei tassi d’interesse, tuttavia confermiamo le nostre attese che non incorporano nuovi interventi sui tassi prima del mese di settembre. In Cina la banca centrale ha deciso un nuovo rialzo del coefficiente di riserva obbligatoria a fine aprile dopo che la crescita del Pil nel primo trimestre (11. 1% a/a contro il 10. 4% del trimestre precedente) si è rivelata particolarmente vivace e l’inflazione ha registrato una nuova ed inattesa accelerazione sopra il 3%. Anche gli altri principali indicatori macroeconomici relativi al mese di marzo hanno confermato che il mix di politiche adottate fino a questo momento non è tale da rallentare il modo significativo la crescita. Il 2007 potrebbe pertanto far registrare una crescita del Pil superiore al 10%. Mercati Obbligazionari- Scenario Globale - I mercati obbligazionari internazionali, nel corso del mese di aprile, hanno continuato a manifestare segnali di debolezza, specialmente nell’area euro. Le motivazioni di tale andamento sono da ricercare in generale nel ritorno d’interesse per gli investimenti a più elevato rendimento e per quanto concerne l’area euro nel proseguimento di un trend macroeconomico favorevole associato ad una politica monetaria restrittiva. America - Negli Stati Uniti i dati macroeconomici hanno evidenziato sostanziale continuità con i mes precedenti: debolezza sia del mercato immobiliare sia degli investimenti e Pil relativo al primo trimestre 2007 inferiore alle attese, a fronte di un tasso d disoccupazione in calo al 4,4% che favorisce la tenuta dei consumi privati. L’inflazione core continua a mantenersi su livelli decisamente più elevati rispetto agli obiettivi indicati dalle autorità monetarie, anche se i dati pubblicati sul finire del mese sembrano indicare un certo allentamento delle pressioni. Come accennato nell’introduzione, vi è stato un ritorno d’interesse verso le asset class a maggio rischio/rendimento che solitamente non è premiante per i bond governativi. In questo mese non si sono registrate novità significative in riferimento all’impostazione d politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Americana. La Fed continua a ribadire le preoccupazioni per un indesiderato aumento della pressione inflazionistica e, sebbene si vada verso la neutralità in materia di tassi d’interesse, non viene assolutamente fornita alcuna indicazione a supporto dell’ipotesi di una possibile inversione del ciclo d politica monetaria. Non giova, inoltre, la debolezza de dollaro specialmente verso euro e sterlina. In questo quadro di riferimento il mercato de treasury ha evidenziato una marginale riduzione dell’inclinazione della curva dei rendimenti. Poco variato il segmento a lungo termine che tuttavia rischia di essere prospetticamente penalizzato rispetto ai titoli a breve termine, dall’effetto combinato da mutamenti nell’indirizzo di politica monetaria e dalla permanenza dell’inflazione core ai livelli attuali. Area Euro - L’area euro non ha presentato nel mese di aprile sostanziali novità rispetto ai mesi precedenti. I dati macroeconomici si sono confermati positivi: sia gli ordini sia la produzione industriale in Germania sono risultati sopra le attese e l’indagine sulla fiducia delle imprese si è sempre attestata in prossimità dei massimi storici. Il contesto rimane caratterizzato da una moneta unica molto forte verso il dollaro e da una politica monetaria che continua ad evidenziare un tono restrittivo. Non accenna infatti ad arrestarsi il ciclo di restringimento delle condizioni monetarie, essendo ormai scontato per il mese di giugno un rialzo al 4% del tasso di riferimento. Sono inoltre aumentate le aspettative, in parte supportate dai commenti di alcuni esponenti del consiglio della Bce, che nel prossimo autunno si assisterà ad un ennesimo rialzo al 4,25% del tasso medesimo. Come nel mese scorso, gli effetti di questo scenario sui bond governativi non sono mancati e si sono tradotti in un diffuso aumento dei rendimenti di 10-12 pb senza particolare selettività tra i segmenti di curva. Se la parte breve è penalizzata dalla incertezza intorno al possibile livello giudicato come neutrale da parte della Bce, le scadenze lunghe risentono anche di minori acquisti da parte di investitori istituzionali (è di questo mese la notizia di fondi pensione olandesi che hanno raggiunto elevati livelli di copertura delle loro passività a lungo termine ) e da parte di investitori giapponesi, frenati negli acquisti di obbligazioni europee dagli alti livelli raggiunti dall’euro nei confronti dello yen. In generale si può affermare che il mercato obbligazionario dell’area euro in questo mese sia stato, anche sulla parte a lungo termine, meno influenzato dalle dinamiche americane, e maggiormente determinato da variabili endogene all’area euro. Il differenziale di rendimento tra i titoli decennali europei e americani ha continuato pertanto a comprimersi, confermando la tendenza in atto da luglio dell’anno scorso, e rispecchiando il ridursi del differenziale di crescita economica tra le due aree. Nella probabile invarianza del quadro di riferimento, appare arduo ipotizzare inversioni strutturali di tendenza. Giappone - In Giappone il mercato ha continuato a evidenziare un andamento sostanzialmente laterale. A inizio del mese i dati relativi al Tankan, nel complesso in linea con le attese del mercato ad eccezione della componente relativa alle spese in beni capitali superiore alle aspettative, hanno penalizzato il mercato generando l’attesa di una ripresa degli investimenti da parte delle aziende. In seguito il mercato ha ritracciato gran parte del movimento facendo registrare modesti incrementi dei rendimenti. I dati relativi all’inflazione hanno ancora una volta evidenziato l’assenza di spinte decise al rialzo dei prezzi, confermando pertanto che l’azione di politica monetaria da parte della Banca del Giappone potrà essere graduale. Permane un fattore d’incertezza legato alle elezioni della Camera alta che si terranno nel mese di luglio e questo elemento dovrebbe contribuire a mantenere il mercato in prossimità degli attuali livelli. Previsioni a breve - Negli Stati Uniti il quadro appare al momento incerto, alcuni dati di inflazione sembrano in miglioramento e continuano a sussistere rischi di ulteriore debolezza sul mercato immobiliare, fattori entrambi che dovrebbero sostenere il mercato obbligazinario. Allo stesso tempo i dati relativi agli investimenti, deboli ad inizio anno, appaiono in miglioramento facendo presagire la possibilità di un possibile contributo positivo di questa voce ai prossimi dati sul Pil americano. Agli attuali livelli il mercato appare pertanto abbastanza ben prezzato in termini di aspettative a breve, mentre permangono rischi di un ulteriore rialzo dei rendimenti sulle scadenze a lunga della curva. In Europa la recente forza degli indicatori economici, avvenuta a dispetto della debolezza americana e del rafforzamento dell’euro, è andata oltre le nostre aspettative e richiede di mantenere un atteggiamento cauto. L’ipotesi di un possibile rialzo al 4. 25% da parte della Bce nel corso di quest’anno non è infatti ancora completamente prezzata dal mercato. Inflation Linked Nel mese di aprile i titoli inflation linked hanno avuto andamenti divergenti in America ed in Europa. Negli Stati Uniti si è assistito ad un restringimento delle break even inflation (si definisce break even inflation -Bei- il tasso di inflazione implicita nelle quotazioni del titolo che rende il rendimento a scadenza dello stesso identico ad un titolo a cedola fissa di analoga vita residua) con conseguente sottoperformance dei titoli indicizzati all’inflazione rispetto ai titoli a cedola fissa di analoga vita residua. Tale movimento è stato causato dagli ultimi dati d’inflazione, in particolare l’inflazione core ovvero l’inflazione depurata dagli elementi più volatili come cibo ed energia ha evidenziato una dinamica dei prezzi in miglioramento. La riduzione delle Bei è stato di circa 4 pb in media su tutte le scadenze, con la break even a dieci anni a quota 243 pb alla fine del mese. In Europa si è assistito invece ad un andamento opposto con le break even inflation in aumento per motivi per lo più tecnici legati al marcato aumento dei rendimenti in Europa. In termini prospettici, le break even inflation sembrano attualmente prezzate generosamente negli Stati Uniti, dove nei prossimi mesi ci si attende una marginale sovraperformance dei Treasury Inflation Protected Securities (Tips). Discorso inverso, invece, in Europa: il ciclo di restrizione monetaria in atto e il recente apprezzamento dell’Euro determineranno una riduzione del premio al rischio maggiore di quanto non sia attualmente prezzato nei livelli di mercato. Emerging Market Durante il mese di aprile il mercato obbligazionario dei Paesi Emergenti si è attestato su livelli di spread che rappresentano i minimi storici per l’asset class. Lo scenario globale ha confermato infatti segnali molto favorevoli per le economie dei Paesi Emergenti: la crescita mondiale, nonostante il rallentamento in America, ha confermato un andamento sostenuto grazie alla spinta di Europa ed Asia, i rischi inflattivi si sono mantenuti bassi, i prezzi delle materie prime elevati e l’avversione al rischio è tornata sui livelli minimi raggiunti prima della correzione dei listini di fine febbraio. Anche relativamente a fattori tecnici, il mercato ha registrato dinamiche molto favorevoli, con continui flussi in entrata nell’asset class. Lo scenario di riferimento rimane positivo dal punto di vista dei fondamentali mentre può presentare delle incertezze dal punto di vista del rischio politico a causa dell’approssimarsi di un periodo elettorale molto intenso in alcuni Paesi come, ad esempio, la Turchia. Corporate - Il mese d’aprile ha evidenziato un andamento complessivamente stabile per il mercato delle obbligazioni investment grade. Gli spreads continuano, pertanto, a mantenersi su livelli storicamente compressi e prossimi ai loro minimi assoluti. In un contesto di minore volatilità rispetto al mese di marzo, si è così assistito al recupero dei settori sotto maggiore pressione a causa del precedente allargamento degli spreads. A tale rcupero hanno contribuito sia i mercati azionari, ancora ben impostati, sia le evidenze rassicuranti offerte dalle trimestrali di bilancio. Complessivamente contenuta e selettiva anche la reazione alle nuove preoccupazioni sulla tenuta del mercato immobiliare giunte dalla Spagna, a cui sono circoscritti gli unici segnali di debolezza. Sebbene un simile scenario possa ulteriormente protrarsi, la crescente reattività dei mercati al news flow macroeconomico, lo stazionare degli spreads intorno ai loro minimi, nonchè la tendenza ad una minore disciplina finanziaria da parte degli emittenti suggeriscono un approccio prudente al mercato dei corporate bond investment grade. High Yield - Nel mese di aprile gli spread delle obbligazioni speculative grade hanno registrato restringimenti ormai in prossimità dei minimi fissati prima della flessione dei listini a fine febbraio. Si riafferma quindi il tema della progressiva erosione del premio al rischio anche su questa asset class, in modo analogo a quanto osservato anche per i mercati emergenti. Il quadro di riferimento è ancora caratterizzato da un forte supporto di aspetti sia fondamentali sia tecnici. Sul primo versante, infatti, i bassi (se non nulli) tassi di insolvenza registrati negli ultimi mesi suggeriscono ancora che gli spunti di deterioramento della qualità del credito, pur presenti su questo mercato, siano ancora lontani dal trasferirsi sui prezzi in modo significativo; sul fronte tecnico invece rimane un certo squilibrio tra domanda e offerta che vede le nuove emissioni molto ben richieste anche da investitori non dedicati alla ricerca di elevati rendimenti. Il rischio del rallentamento negli Stati Uniti, inoltre, viene allontanato considerando come motori della crescita globale Asia, Europa e Mercati Emergenti. Anche le prime evidenze dalla stagione degli utili aziendali confermano un quadro di moderata sorpresa positiva rispetto alle attese iniziali piuttosto conservative. Come già segnalato però, il quadro incorporato nei prezzi implica il permanere di uno scenario particolarmente benigno per questa asset class. Mercati Azionari - Scenario Globale - I principali indici azionari internazionali hanno registrato, nel corso del mese di aprile, performance in euro ampiamente positive ad eccezione del mercato nipponico. L’indice azionario globale Morgan Stanley All Country ha evidenziato, in euro, una variazione pari a 1. 66%. Nel corso del mese di aprile i mercati azionari hanno conseguito i maggiori rendimenti mensili da inizio anno, proseguendo il recupero iniziato a metà marzo. Per la prima volta da settembre 2006 i mercati americani hanno superato quelli europei in valuta locale, sulla scorta dei risultati societari del primo trimestre 2007 decisamente superiori alle attese, in uno scenario che presenta minori rischi per la crescita rispetto ad alcune settimane fa. Basti pensare come la crisi del comparto subprime ed il rallentamento del mercato immobiliare non abbiano finora avuto i temuti effetti diffusivi su altri segmenti dell’economia. Il contesto macroeconomico rimane supportivo a livello globale per i mercati azionari, grazie al fatto che la crescita nel secondo trimestre dovrebbe stabilizzarsi nelle diverse aree geografiche e soprattutto che la Fed non dovrebbe intervenire sui tassi d’interesse. Permangono tuttavia alcuni rischi derivanti da uno scenario globale che si allontana da quello delineato in precedenza: se i tassi di crescita degli utili dovessero rallentare più delle attese, soprattutto negli Stati Uniti (rallentamento che non trova conferma nei dati della stagione degli utili in corso), oppure nel lungo termine la Fed dovesse comunque rivedere i tassi in chiave restrittiva, preoccupata per le pressioni inflazionistiche che a livello tendenziale non accennano a diminuire, i listini globali potrebbero trovare l’innesco per una decisa correzione. Gli ultimi dati sul comparto manifatturiero Us confermano la forza dell’economia americana e dei suoi aggregati: la produzione e l’occupazione, gli ordinativi e il saldo import / export. Difficile quindi che l’inflazione core possa scendere a livelli tali da spingere la politica monetaria della Fed in direzione espansiva nell’arco di pochi mesi: accanto alla crescita robusta della domanda finale interna privata, anche gli investimenti in macchinari e attrezzature e gli ordinativi di beni durevoli hanno fornito indicazioni confortanti. Relativamente alla stagione degli utili del primo trimestre (ad oggi hanno pubblicato i risultati circa il 70% delle società dell’S&p 500 e il 25% delle società europee dello Stoxx 600), il quadro che si va delineando è quello di un contesto economico globale ancora sostenuto, nel quale gli Stati uniti e l’Europa giocano un ruolo centrale. La revisione ed il tasso di crescita degli utili è in progressivo miglioramento per le società americane, che hanno sorpreso i mercati con fatturato e utili superiori alle attese; in Europa, invece, le sorprese sono state inferiori, anche a causa del fatto che le attese sui dati erano piuttosto elevate; ma i tassi di crescita degli utili non hanno deluso e rimangono a livelli interessanti e vicini a quelli americani. L’unica macro area per la quale gli analisti stanno rivedendo al ribasso le stime di crescita degli utili corporate è il Giappone, dove la stagione degli utili in corso sull’anno fiscale 2006 non sta mostrando la solidità che tutti attendevano, soprattutto sul fronte della domanda interna, rimandando a data futura la ripresa dei consumi e dell’inflazione. Usa - Durante il mese di aprile il mercato azionario americano ha messo a segno una delle sue migliori performance mensili dal 2003, superando i mercati europei come già anticipato nella parte introduttiva. Tra i settori che hanno maggiormente contribuito a tale performance vi è quello petrolifero, che ha registrato nello stesso mese una decisa inversione di tendenza sulle revisioni e sul tasso di crescita degli utili, e il farmaceutico, reduce da mesi di marcata sottoperformance. Si segnala inoltre il comparto High Tech, supportato ancora da un buon tasso di crescita degli utili per l’anno in corso. Hanno invece ottenuto minori rendimenti i settori che avevano già ottenuto discrete performance in valuta locale da inizio anno, come le utilites, le materie prime ed i telefonici. La dinamica del dollaro contro le principali valute è una delle variabili che ha complessivamente favorito le corporate americane in termini di domanda estera, a fronte di un andamento meno brillante della domanda interna. Il listino infatti conferma la debolezza dei settori potenzialmente più penalizzati da un rallentamento dell’economia domestica (i consumi), anche se i maggiori protagonisti del settore hanno dimostrato in occasione della pubblicazione dei risultati trimestrali di poter ancora incrementare gli utili. Il potere del prezzo è infatti una delle variabili chiave per la tenuta dei profitti nei settori legati ai consumi, sostenuto da una domanda finale ancora robusta. La stagione degli utili nel complesso non ha deluso le attese del mercato ed ha premiato i settori difensivi ed industriali, quest’ultimo soprattutto se saprà vincolare i propri utili sui mercati esteri più promettenti. Lo scenario per i listini statunitensi rimane dunque costruttivo dal punto di vista dei fondamentali, con una volatilità che è tornata a stabilizzarsi, anche se su valori superiori a quelli d’equilibrio di lungo termine. Area Euro - Anche i mercati europei ad aprile, come quelli americani, hanno conseguito rendimenti ampiamente positivi, principalmente supportati ancora una volta dal settore industriale e, novità, da quello High Tech, sulla scorta di una sensibile revisione al rialzo dei tassi di crescita degli utili per l’anno in corso. Tutta l’area euro continua a godere di tassi di crescita molto positivi, e neppure il rafforzamento dell’euro contro le principali valute sembra minacciare la crescita dei profitti per le corporate europee. La ripresa dei consumi domestici dovrebbe favorire i settori che fino ad ora hanno meno beneficiato della ripresa economica dell’area, guidata soprattutto dalle esportazioni del settore manifatturiero verso le aree geografiche a crescita più accelerata. Ciò spiega il fatto che, nonostante i prezzi delle commodities e le performance conseguite dal settore, la domanda di materie prime e di beni intermedi non abbia subito rallentamenti significativi. I mercati sono inoltre sostenuti dall’attività di fusione e acquisizione, che nel mese di aprile ha visto coinvolti i principali protagonisti per capitalizzazione del settore bancario (Abn Amro) e telefonico (Telecom Italia). Non mancano ovviamente operazioni in corso su società di minore entità, segno che la liquidità disponibile è ancora molto abbondante per il private equity e per le società quotate, mentre il settore creditizio mette a segno ulteriori profitti. Diverso il contesto per le banche del Regno Unito, molto più esposte di quelle continentali verso il settore del credito al consumo sia domestico sia d’oltreoceano, dove i margini di profitto sono compressi rispetto al segmento dei prestiti corporate e relativamente ad altre fasi del ciclo di credito. Permane il divario tra titoli petroliferi europei ed americani: in Europa le grosse capitalizzazioni del settore non hanno ancora visto quel recupero che in molti si attendevano dopo la correzione, anche in considerazione delle perfomance modeste del settore da inizio anno. I multipli di valutazione continuano ad essere particolarmente incoraggianti per il comparto, ma la chiave di volta per il settore verrà dall’intraprendere un processo di ristrutturazione ed efficienza del business, percorso dalle omologhe compagnie americane. Nonostante il tasso dei profitti societari sia ai massimi in un ottica di trend, le attese sono ancora positive sia a livello di margini operativi sia di utili netti ed i listini europei si confermano tra i più interessanti per il 2007, per la crescita degli utili che sono in grado di generare insieme a multipli di valutazione contenuti. Giappone - Gli indici giapponesi si sono mossi lateralmente anche nel corso del mese di aprile, ritornando quindi sui livelli di fine gennaio. Attuale il mercato nipponico è l’area geografica che ha generato minore rendimento in valuta locale da inizio anno, e il fenomeno trova difficile interpretazione a livello di analisi dei fondamentali. L’area infatti gode ancora del favore degli analisti in termini di tasso di crescita annuale degli utili, ma ciò non ha trovato finora riscontro nelle performance di mercato. La stagione degli utili, in corso durante queste settimane, ha di fatto confermato le stime senza deludere ma neanche sorprendere gli analisti. Le società giapponesi hanno realizzato quanto promesso in termini di crescita, ma lo scenario per il nuovo anno fiscale rischia di essere ancora un poco chiaro. Prova ne è il fatto che, per la prima volta da inizio anno, le revisioni degli utili hanno invertito il trend, pur muovendosi ancora in territorio positivo, al contrario di quanto si sta verificando sulle altre principali aree geografiche. Elementi costruttivi per il mercato azionario non mancherebbero, a partire da multipli di valutazione interessanti, ma il ricorso alla leva finanziaria è ancora troppo esiguo per garantire ritorni sul capitale di rischio adeguati. Sicuramente il mercato locale non ha visto quell’intensa attività di fusioni e acquisizioni che ha caratterizzato il mercato europeo ed americano degli ultimi anni, mentre il processo di ristrutturazione delle corporate giapponesi procede con una lentezza forse superiore alle attese di mercato. Nonostante la vivacità degli investimenti e delle esportazioni, il fattore cruciale che occorrerebbe per far decollare il listino sarebbe un segnale forte sul fronte della domanda interna e dell’inflazione. La spesa delle famiglie continua infatti a crescere molto lentamente e le vendite al dettaglio non decollano, ponendo nuovi interrogativi sul futuro dei consumi privati in Giappone. Previsioni a breve - Lo scenario macroeconomico continua a favorire l’investimento azionario, anche se i rischi a livello globale non sono scomparsi del tutto. Pur essendo ormai alle spalle la stagione degli elevati tassi di crescita degli utili, la crescita a livello globale si va stabilizzando su un percorso sostenibile e ancora lontano dalla recessione. I mercati azionari trovano quindi buoni supporti per conseguire performance positive, seppur più volatili che in passato. Centrale ancora una volta per l’equilibrio complessivo sarà l’azione della Fed, in una fase di attesa tra restrizione ed espansione del ciclo monetario. Indice .  
   
 

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