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Notiziario Marketpress di
Lunedì 14 Maggio 2007 |
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JACQUES LASSALLE AL PICCOLO TEATRO STREHLER DAL 24 AL 27 MAGGIO CON UNO TESTI PIÙ POPOLARI DELL’AUTORE VENEZIANO UN “CAMPIELLO” FIRMATO COMÉDIE FRANçAISE PER I 300 ANNI DALLA NASCITA DI GOLDONI
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Milano, 14 maggio 2007 - Per i trecento anni dalla nascita di Carlo Goldoni, la Comédie-française e Jacques Lassalle scelgono Il Campiello, massimo esempio del Goldoni “popolare” e corale, che va in scena nell’edizione francese al Piccolo Teatro Strehler dal 24 al 27 maggio nell’ambito del Festival del teatro d’Europa. Il Campiello della Comédie-française, storica istituzione teatrale che dal 1680 è portavoce ufficiale della cultura scenica, viene ad arricchire il programma del Trecentesimo di Goldoni al Piccolo, per il quale, tra l’altro, il direttore artistico Luca Ronconi ha messo in scena Il ventaglio, in questi giorni ospitato a Parigi dall’Odéon. La commedia goldoniana in scena allo Strehler nella memoria collettiva non solo italiana, è inscindibilmente legata alla indimenticabile versione firmata da Giorgio Strehler. Jacques Lassalle, già direttore della “maison” parigina e attento studioso di Goldoni e del teatro classico, ha recentemente firmato un Marivaux in lingua cinese per il teatro Chao-yang di Pechino. Lassalle:il mio “Campiello”. Il campiello riunisce, nell’arco di una giornata, gli abitanti di una piazzetta veneziana in terraferma, lontano dal Carnevale e dai fasti della città. Il suo popolino, escluso, sradicato, perfino ghettizzato in una terra di nessuno, agli antipodi della Venezia turistica, potrebbe, per certi aspetti, evocare l’universo di emarginati pericolosi, relegati nelle periferie delle grandi città, un universo dal quale Büchner ha tratto Woyzeck, Gorkij Bassifondi, Ettore Scola il film Brutti, sporchi e cattivi e Fassbinder l’adattamento di La bottega del caffè proprio da Goldoni. Il mondo del Campiello è duro, aspro, analfabeta, assillato dalla miseria, dalla difficoltà quotidiana di trovare qualcosa da mangiare. Un mondo ripiegato sulle proprie regole e sulle proprie leggi; un mondo dove si rinchiudono le ragazze per tenerle al sicuro da viaggiatori cinici o dai ruffiani; un mondo che conosce la xenofobia, il razzismo, il senso di appartenenza ad una comunità e dal quale l’estraneo, in questo caso il napoletano Fabrizio, il Cavaliere, e la “rinnegata” Gasparina sono impietosamente rifiutati. Come comprendere, allora, lo sguardo velato di nostalgia che il Cavaliere e Gasparina, gettano sul campiello nel momento in cui lo abbandonano? È il miracolo goldoniano. L’autore non ci permette di ignorare nulla della sordidezza e della miseria quotidiana, della durezza dei conflitti, ma le sue osservazioni sono sempre temperate da un fondo di ottimismo. Il suo sguardo è clemente, pieno di infinita comprensione. Se la vita è crudele, spesso incomprensibile e ingiusta, non smette comunque mai di essere bella. Il teatro goldoniano è un’ambigua ma costante dichiarazione d’amore per il teatro. Jacques Vassalle www. Piccoloteatro. Org . |
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