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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Maggio 2007
 
   
  UNA NUOVA RELAZIONE AFFERMA CHE È NECESSARIO CONDIVIDERE LA CONOSCENZA PER SOPRAVVIVERE

 
   
  Bruxelles, 15 maggio 2007 - Secondo una recente relazione elaborata dai centri studi Demos e The Centre, l´Ue dovrebbe essere considerata come un sostenitore ed un esempio di collaborazione internazionale in materia di ricerca e sviluppo. La relazione, dal titolo «The Atlas of Ideas» (L´atlante delle idee), è il risultato di uno studio durato 18 mesi e descrive l´avvento dell´innovazione in Cina, India e Corea del Sud. Essa formula quattro raccomandazioni fondamentali su come l´Ue potrebbe rispondere al meglio alle sfide poste da questi paesi. «Siamo convinti che l´atteggiamento migliore sia la condivisione della conoscenza e non la sua protezione», ha dichiarato James Wilsdon, uno degli autori della relazione, nel corso della manifestazione tenutasi a Bruxelles per il lancio dell´atlante. Secondo Simon O´connor di The Centre, tuttavia, l´Europa deve agire adesso che la capacità di innovazione dell´Asia è ancora in via di sviluppo. «Fra 10 anni sarà troppo tardi», ha avvertito. La prima raccomandazione della relazione è che l´Ue dovrebbe «favorire la collaborazione di massa». Il documento rileva che, grazie all´aumento dei finanziamenti e alla maggiore attenzione dedicata alla collaborazione internazionale, il Settimo programma quadro (7Pq) dell´Ue rappresenta un passo nella direzione giusta. Adesso, la sfida è garantire che nei piani di bilancio a lungo termine dell´Ue sia accordata alla R&s una priorità ancora più elevata. «L´obiettivo dovrebbe essere raddoppiare la quota di bilancio destinata alla "competitività per la crescita e l´occupazione" e, in quest´ambito, garantire che i finanziamenti per l´8Pq, che coprirà il periodo dal 2014 al 2020, superino i 100 Mrd Eur», scrivono gli autori. Inoltre, nell´ambito dell´Ottavo programma quadro, alla cooperazione internazionale dovrebbe essere attribuita una maggiore priorità, e l´efficacia dei nuovi meccanismi di cooperazione internazionale introdotti attraverso il 7Pq andrebbe rivista entro il 2010. Questo processo offrirà il tempo necessario per incorporare nel prossimo programma quadro quanto si è appreso fino a quel momento. La seconda raccomandazione è che l´Ue diventi una «calamita del talento». «La mobilità di scienziati e imprenditori costituisce la linfa vitale delle reti di innovazione globale», si legge nella relazione. Il primo passo dell´Ue è portare avanti la ricerca sulla circolazione dei talenti internazionali negli Stati membri dell´Ue e sul rapporto fra migrazione e innovazione. Migliorare la partecipazione dei ricercatori asiatici ai programmi comunitari di mobilità Marie Curie è un modo grazie al quale l´Ue potrebbe attirare i talenti al suo interno. Oggi, purtroppo, la partecipazione asiatica ai programmi è molto modesta. Al contempo, l´Ue deve inviare un numero maggiore di propri scienziati in Asia; attualmente, quasi tutti i borsisti Marie Curie che si recano in paesi terzi hanno scelto come destinazione gli Usa, il Canada o l´Australia. La terza raccomandazione è «costruire le banche della conoscenza». «In ogni momento potrebbero verificarsi nuovi sviluppi e l´Ue deve essere pronta», ha osservato Simon O´connor. Ciò comporta la creazione e il rafforzamento dei legami con le comunità scientifica e di ricerca dei paesi terzi. Attualmente, le rappresentanze della Commissione in Cina e in India hanno solo un consigliere scientifico ciascuna, mentre molti Stati membri hanno équipe considerevoli di consiglieri scientifici e consulenti in questi paesi. «Questa situazione serve l´interesse a lungo termine dell´Europa?», si chiede la relazione. «O piuttosto incoraggia i paesi terzi a mettere i singoli Stati dell´Ue uno contro l´altro e contro partner più grandi come gli Usa?» La raccomandazione finale è «guidare la scienza globale verso obiettivi globali». Il progetto di fusione nucleare Iter e il sistema di navigazione satellitare Galileo sono validi esempi di progetti che riuniscono la conoscenza globale al fine di risolvere sfide globali. Altri settori individuati dalla relazione che potrebbero beneficiare di questo approccio sono l´energia a bassa emissione di carbonio, i trasporti sostenibili e la prevenzione delle malattie pandemiche. Mary Minch, direttore della Cooperazione internazionale presso la Direzione generale «Ricerca» della Commissione europea, ha accolto positivamente la relazione sottolineando che la questione di come promuovere la cooperazione a livello mondiale è una parte importante del Libro verde sullo Spazio europeo della ricerca, pubblicato di recente. «La cooperazione internazionale occuperà una parte importante del dibattito», ha fatto presente. Per ulteriori informazioni consultare: http://www. Atlasofideas. Org .  
   
 

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