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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Maggio 2007
 
   
  (ASCONAUTO) ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSORZI CONCESSIONARI AUTO; IL MERCATO DEI RICAMBI

 
   
  Verona, 17 maggio 2007 - Le dinamiche che contraddistinguono il mercato dei ricambi sono fortemente connesse all’intero mondo del post vendita, data la complementarietà tra l’attività di assistenza e la vendita di ricambi. L’aumento di competitività nella vendita di autovetture, infatti, non solo ha portato ad una conseguente riduzione dei margini di redditività per le case automobilistiche, ma ha sviluppato progressivamente un maggior grado di attenzione da parte loro verso l’area del post vendita. In particolare molti concessionari hanno cominciato a capire che la vendita di ricambi all’esterno poteva garantire ampi margini di profitto, anche se per diverse ragioni storiche i riparatori indipendenti continuano ad acquistare tradizionalmente la maggior parte dei ricambi da distributori locali (i cosiddetti ricambisti). Sin dalla sua progettazione, qualsiasi modello automobilistico è un perfetto insieme di migliaia di pezzi e componenti, ciascuno dei quali viene scrupolosamente disegnato per garantire il massimo in termini di efficienza e robustezza ed il minimo in termini di costi di realizzazione. I “pezzi” che compongono una vettura possono essere prodotti internamente, negli stessi stabilimenti del marchio, oppure appaltati esternamente; quest’ultima è una tendenza sempre più diffusa tra le case automobilistiche, che indicano di fatto alle aziende partner quali siano le specifiche per la realizzazione di ciascun componente. Una volta assemblato il tutto dalla Casa, poi, la distribuzione dei pezzi di ricambio si gioca su due canali diversi: canale istituzionale resta quello che transita per i concessionari ed il loro magazzino ricambi, il quale oltre a servire le officine generiche e quelle autorizzate rifornisce anche l’officina interna; canale alternativo risulta quello costituito dalla filiera, che parte dall’azienda partner che realizza il componente conto terzi e lo vende autonomamente ai grossisti, i quali a loro volta hanno come clienti-tipo i ricambisti al dettaglio, magazzino cui accedono, infine, (in base anche alle esigenze contingenti) sia le officine generiche sia quelle autorizzate. Ed è qui che si snoda la questione della vendita o meno dei ricambi originali. Solitamente il “ricambista” è un professionista che vive dell’attività ricambi, con la flessibilità e l’autonomia di un commerciante indipendente. Questa indipendenza, però, non è sempre garanzia di originalità, ecco perché si parla spesso di ricambi adattabili per le linee di prodotto più diffuse e commercializzate. Come dice il nome stesso, infatti, si tratta di pezzi che si adattano al modello originale; e come tali, quindi, hanno prezzi minori proprio perché non devono supportare i costi relativi allo studio, alla progettazione e alla sperimentazione propri di un ricambio “doc”. E’ pur vero, però, che i limiti di un ricambio adattabile sono legati non solo alla mancanza di un listino ufficiale imposto, ma anche a livelli di qualità più bassi e precari nel tempo. Nonostante tutto, l’automobilista sceglie di sacrificare spesso la qualità a fronte di un risparmio sul prezzo. Il mercato dei ricambi in Italia Prima della grande motorizzazione di massa, le reti dei concessionari di marche differenti erano totalmente prese dalla loro attività principale di vendita di auto, ragion per cui hanno quasi sempre dedicato scarso interesse nei confronti del post vendita ed in particolare del mondo dei ricambi. E’ così che intorno agli anni ’60 sono nati i primi ricambisti e che dagli anni ’70 in poi si sono talmente sviluppati sul territorio da occupare e monopolizzare totalmente il mercato nazionale. In un primo tempo il ricambista si riforniva quasi esclusivamente tramite i concessionari, che fungevano in qualche modo da grossisti. Progressivamente i ricambisti hanno raggiunto canali sempre più alternativi, riuscendo a scavalcare persino le reti delle case automobilistiche; diventando di fatto gli unici fornitori per le officine esterne, hanno conquistato un regime di controllo quasi completo del mercato. Oggi i concessionari delle differenti marche sono relegati, quindi, ad una funzione marginale e comunque subordinata al potere dei ricambisti locali. Considerando infatti il diagramma delle vendite, riportato qui di seguito, il mercato dei ricambisti opera quasi esclusivamente sulla fascia A dell’alta movimentazione: acquistando tutta la componentistica, ricambi originali e adattabili direttamente dai produttori o dagli stessi concessionari disposti a rinunciare in toto al proprio margine di profitto, guadagnano così il settore della grande vendita. Per le altre fasce di ricambi (primo impianto ed originali), invece, il ricambista si approvvigiona di volta in volta a livello locale presso il miglior concessionario offerente. Ciò significa che sul concessionario gravano tutti i costi relativi allo stoccaggio della bassa e media movimentazione, nonché la mancata vendita dell’alta, se non tramite la propria officina interna o le reti autorizzate. Per i concessionari si è reso necessario, quindi, attuare una svolta nel proprio business per potersi far spazio nel mercato dei ricambi, attualmente monopolizzato dai distributori locali. Di conseguenza, le case automobilistiche e i produttori di ricambi negli ultimi tempi stanno riponendo una sempre maggiore attenzione all’after market, al suo business ed alle sue problematiche, perseguendo i seguenti obiettivi: mantenere o incrementare le proprie quote di mercato nella vendita di ricambi; aumentare la fidelizzazione; migliorare quantitativamente la propria offerta Inoltre, il paese in cui dovrebbero verificarsi i maggiori cambiamenti è proprio l’Italia, in cui il numero di riparatori indipendenti si ridurrà a causa di diversi fattori contingenti come la rapida evoluzione tecnologica connessa alla necessità di porre mano ad investimenti sempre più significativi, o il considerevole aumento del periodo di garanzia offerto dalle case automobilistiche. Per questo nel prossimo quinquennio il numero complessivo degli autoriparatori in Italia subirà una flessione del 44% circa, anche se in ogni caso la quantità si manterrà comunque sensibilmente maggiore (+56% circa) rispetto ad importanti nazioni come Francia e Germania. In questo quadro generale s’innesta l’attuale evoluzione delle reti distributive di ricambi. Nello specifico ambito esistono due realtà ben delineate e cioè le reti autorizzate (per i ricambi originali) e la filiera indipendente (in genere per i ricambi non originali). Nel primo caso, in pratica, ci si riferisce ai concessionari e alle loro officine. Nel caso dei cosiddetti ricambisti, si sta verificando un certa rifondazione della rete distributiva, che si realizza soprattutto attraverso una aggregazione e crescita degli operatori attivi ed i cui più espliciti segnali hanno origine dal mercato internazionale piuttosto che da quello nazionale. Per questo, in Italia si stanno varando nuove soluzioni organizzative anche a titolo sperimentale proprio come i consorzi tra concessionari, promossi con l’intenzione di produrre maggiore efficienza ed efficacia nel commercio di ricambi originali verso officine, elettrauto e carrozzerie indipendenti. E qui si delinea Asconauto, un fenomeno in tutto e per tutto italiano, particolarmente localizzato nelle regioni del centro-nord, e che raccoglie alcune delle più importanti sfide che il settore propone, come lo snellimento complessivo della filiera distributiva, la maggiore competitività del mercato con la parallela contrazione dei margini (il tutto favorito anche dalle nuove regolamentazioni europee relative alla produzione e commercializzazione di ricambi), l’utilizzo di sofisticati sistemi informativi in grado di migliorare la visibilità complessiva all’interno della filiera distributiva ed infine le sempre più pressanti esigenze logistiche rappresentate dal rapporto tra entità dei costi, livello di servizio e capillarità dei trasporti. Inoltre, in questo mercato così caratterizzato, Asconauto è sino ad oggi omnicomprensiva di tutte le esperienze consortili al riguardo e di conseguenza rappresenta davvero un polo imprenditoriale con una vocazione all’innovazione straordinariamente elevato. .  
   
 

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